“Michelangelo e la cappella Sistina” alla Biblioteca della Camera

di / 17 novembre 2012

Dal 31 ottobre del 1512 sono passati cinque secoli; cinquecento anni in cui uomini e donne hanno potuto fruire di uno dei capolavori più celebrati del genio umano: gli affreschi che coprono la volta della Cappella Sistina in Vaticano. È in onore di questa ricorrenza che a Roma, presso la Biblioteca della Camera, è stata allestita l’esposizione di alcuni dei disegni preparatori autografi di Michelangelo, provenienti tutti dal fondo della Casa Buonarroti a Firenze.
La mostra si propone di narrare allo spettatore la genesi, o meglio una piccola ma significativa parte del processo di studio e di ideazione, delle monumentali pitture; con questa finalità, la curatrice nonché direttrice della Casa Buonarroti, Pina Ragionieri, affianca ai disegni, realizzati a inchiostro e matita, le riproduzioni fotografiche dei brani di affreschi sistini che da essi derivano. Dunque al centro sono poste le pitture e la loro storia, a partire dalla decorazione della volta precedente all’intervento michelangiolesco, realizzata da Piermatteo D’Amelia che dipinge un cielo stellato, qui testimoniata dall’incisione che apre il breve percorso espositivo.
Dalla penombra della sala, richiesta dalla fragilità dei preziosissimi fogli, emergono volti, piedi, braccia e busti percorsi nella muscolatura da potenti torsioni, da quel «massimo di movimento e di tensione», che, scriveva Gombrich, i pittori del primo e del maturo Rinascimento perseguivano «avendo in orrore tutto ciò che aveva un aspetto rigido e senza vita, come appariva loro l’arte concettuale del Medioevo».
Ma, al di là delle ben note peculiarità artistiche di un’epoca, Micheangelo, da anatomopatologo, come lo definisce la Acidini, principalmente osserva e studia, seziona il corpo, lo sottopone a sforzo, a posture articolate e complesse.
È poi un dato non trascurabile la familiarità del pittore e scultore con la statuaria antica, nel contesto culturale romano, al quale approda alla metà degli anni Novanta del Quattrocento, giungendovi a seguito dell’invio di un Cupido al Cardinale Riario, spacciato per opera antica. Ed è ulteriore dato di rilievo la collocazione del suo Bacco nel giardino del facoltoso banchiere Jacopo Galli, accanto a frammenti di sculture ellenistiche e di sarcofagi, esemplari di spicco di una delle più note e ricche collezioni antiquarie della Roma Cinquecentesca.
 


 

Certo è che il vigore delle torsioni di alcuni dei personaggi affrescati sulle superfici sistine richiama con evidenza la drammatica postura del Laocoonte, figura centrale del gruppo statuario al cui ritrovamento assiste lo stesso Michelangelo, o ancora, l’energica e terribile muscolatura del torso del Belvedere; e come i corpi dipinti, anche alcuni quelli disegnati nei bozzetti esposti denunciano tali vicinanze tematiche, in modo particolarmente netto, nel caso dei due nudi virili raffigurati con un ginocchio sollevato o nel caso del busto che fornisce il modello maschile per la Cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden.
A raccontare le fatiche di un’impresa tanto straordinaria e tanto sofferta, e a umanizzare uno dei creatori più celebrati dell’arte moderna, è un sonetto di sua mano, accostato ai disegni, in cui narra i danni fisici subiti durante la realizzazione delle pitture, a margine del quale un goffo scarabocchio lo ritrae intento a dipingere «col pennel sopra ‘l viso».
 


 

Accompagnano i fogli michelangioleschi alcune incisioni, tra cui un interessante gruppo di Giorgio Ghisi, che riproduce il Giudizio universale, di cui è anche presentato uno bozzetto dello stesso Buonarroti.
La gratuità della mostra, pregio da non sottovalutare, e il suo carattere fortemente didattico, faciliteranno, probabilmente, l’accostamento di un pubblico giovanile, di scolaresche, al momento ideativo del capolavoro; certamente l’esposizione ha il merito di mostrare l’altro volto della grande opera, quello che lo stesso Michelangelo aveva cercato di celare distruggendo buona parte dei suoi disegni preparatori, di renderla forse più accessibile, più autentica, di permettere, durante il breve percorso, una più consapevole percezione di quel che fu: frutto di lungo studio, ma anche grande pena, e non solo miracoloso evento d’arte.

Michelangelo e la Cappella Sistina nei disegni autografi della Casa Buonarroti
Dal 31 ottobre al 7 dicembre 2012 presso la Biblioteca della Camera dei Deputati, Roma.

Per ulteriori informazioni:
http://biblioteca.camera.it/

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