:duepunti edizioni: a tu per tu con Giuseppe Schifani

di / 21 novembre 2012

La presente intervista nasce da una chiacchierata avuta con Giuseppe Schifani, durante la settimana che ho trascorso come responsabile di Flanerí presso la redazione di :duepunti edizioni nell’ambito del “Visiting editor”, una formula che prevede la visita in casa editrice, della durata massima di una settimana, con la possibilità dipoter osservare e lavorare fianco a fianco con i redattori, in modo da avere continue occasioni di confronto e di collaborazione. Qualcosa che assomiglia al coworking, nello scambio di conoscenze ed esperienze reciproche.

Ecco, dunque, quello che è venuto fuori dallincontro.

 

Giuseppe Schifani, Roberto Speziale e Andrea Libero Carbone, ovvero :duepunti edizioni. Ricopercorriamo un po’ la storia del progetto poi diventato casa editrice.

Il progetto ha inizio nel febbraio 1996 come rivista letteraria in ambito universitario underground. Era fotocopiata e punto di partenza erano maquette formate da collage fra immagine e testo. Una rivista vagamente semestrale con due anni di vita. La testata era duepunti e apriva una tematica monografica (“K.”, “Blu”, “Sogni”, “Supermarket”). L’evoluzione successiva corrisponde alle prime sperimentazioni sul web con un sito www.duepunti.org. Dal 2004 abbiamo creato la società e quindi la casa editrice che apre le pubblicazioni nel giugno dello stesso anno con un’anteprima intitolata Scorci e squarci, un gioco composto dalle immagini di Gianni Allegra con la complicità di dieci autori palermitani tra i quali Emma Dante, Fulvio Abbate, Santo Piazzese. Poi, dopo qualche mese, esce il primo titolo della collana Terrain Vague (collana che unisce saggi e narrazioni, documenti storici, classici, per lo scopo di rintracciare le coordinate di quella che può essere considerata l’identità europea) con Visioni della fine, di Michele Cometa, nel dicembre del 2004.

 

Poi arriva il momento di Il verbale di Jaen-Marie Gustave Le Clézio, che nel 2008 vince il Premio Nobel per la letteratura.

Pubblicammo Il verbale nel maggio 2005, terzo titolo della collana Terrain Vague. A distanza di quattro anni si sarebbe rivelata una grande scelta. Per noi questo è il libro più importante. Il verbale esce per la prima volta in Italia nella collana La ricerca letteraria di Einaudi, che poi, però, decide di non ripubblicarlo, lasciando scadere i diritti. Esordio letterario di Le Clézio, questo libro è fuori dai clichè della letteratura di viaggio che caratterizzerà le opere successive dell’autore. Una storia che dipingeva i primi contrasti del mondo consumistico in una Nizza dai contorni foschi. Però il libro in cui ci riconosciamo maggiormente è Europeana di Patrik Ourednik: siamo felici di averlo portato noi in Italia, si tratta di un testo molto apprezzato dalla critica ma che purtroppo ancora oggi non ha incontrato il grande pubblico. Il 9 novembre scorso l’autore è stato in Italia, presso Umbria Libri, intervistato da Filippo La Porta.

 

Fin qui una rapida storia della casa editrice. Cerchiamo di chiarire ulteriormente il progetto editoriale di :duepunti edizioni, aggiungendo qualcosa a quanto già accennato.

I duepunti nascono come apertura di discorso, non hanno valore in sé ma necessitano di una evoluzione del discorso e della riflessione. Il nostro intento è quello di rintracciare in maniera problematica elementi di crisi, mettendo in dubbio anche ciò che sembra evidente. Esempi di libri che incarnano questa nostra propensione sono, per esempio, Logica del terrorismo di Michel Bounan e L’invenzione della cultura eterosessuale di Louis-Georges Tin, che tra l’altro è l’inventore della Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia. Ottiche diverse attraverso cui dare una visione diversa della nostra realtà.

 

Nell’ottica del progetto editoriale :duepunti le scelte grafiche dei libri rappresentano sicuramente uno degli aspetti più originali.

È un discorso che parte da lontano: guardiamo al testo con gli occhi di legge. Abbiamo iniziato a lavorare alla grafica dei nostri libri partendo da un nostro universo condiviso. Buoni esempi possono essere le copertina di Alla deriva Joris-Karl Huysmans, con la barchetta che naviga in una vasca, e della prima edizione di Europeana in cui c’era un’immagine del cestino della spazzatura, o ancora la macchia di vino della copertina del Trattato sul buon uso del vino di François Rabelais. Cerchiamo, insomma, un gioco di analogie tra testo e immagini: partiamo dal testo prima di formulare una copertina, più precisamente da un confronto che abbiamo tra di noi dopo il primo giro di bozze. Analogie che stilisticamente ripercorrono la collana. In Terrain Vague, per esempio, ci siamo divertiti a creare parallelismi tra storie e temi dei libri con gli oggetti che troviamo per casa, come i pedoni che accerchiano il re nella copertina di La strategia dell’accerchiamento di Michel Foucault o la ruota di bicicletta con le lancette per gli Scritti ’patafisici di Alfred Jarry e così via. Dal momento che non siamo “grafici puri” non mancano a volte dei ripensamenti sulle nostre copertine.In ogni caso, arriviamo sempre alla conclusione che per certi versi occuparsi sia di redazione che di grafica sia comunque un valore aggiunto, o comunque la nostra cifra distintiva.

 

Veniamo ai fatti più recenti: nel maggio del 2012 decidete di non partecipare più al Salone Internazione del Libro di Torino. Che cosa vi ha spinto a tale scelta?

Decidiamo di non andare a Torino perché abbiamo riflettuto che non è uno spazio a nostra dimensione, non parla la nostra stessa lingua. L’attenzione viene carpita dai grossi eventi e non dalla loro sostanza, in contrasto con l’approccio della fiera romana che è tagliata per gli eventi e il pubblico della piccola e media editoria. E se qualcuno pensa che non esistiamo solo perché non siamo stati a Torino, pazienza. Ci sono altre forme di incontro, come internet per esempio. Questa riflessione trova il suo culmine in Fare libri oggi, un manifesto accessibile in rete e che accompagna “Hypercorpus, il nostro progetto di editoria digitale.

 

Parliamo in maniera più dettagliata del progetto “Hypercorpus”.

“Hypercorpus” è un progetto ampio: non è soltanto il catalogo digitale di :duepunti edizioni. Nasce dalla volontà di mettere open access diversi testi classici e non, di dare ai lettori la possibilità di scaricare gli ebook e consultarli liberamente. Ma “Hypercorpus” non è solo questo: diventa anche un luogo di riflessione per le trasformazioni in campo editoriale. Il libro digitale, secondo noi, non si è ancora espresso al meglio e fino a ora non si è raggiunto un livello di grande leggibilità. Manteniamo forma ibrida. A breve pubblicheremo Essere editori oggi – versione 2.0 di Fare libri oggi – che riassume la nostra visione del delicato momento vissuto dall’editoria italiana e le nuove prospettive verso cui indirizziamo il nostro lavoro.

 

Abbiamo parlato della storia di :duepunti edizioni, del presente, manca il futuro: quali progetti avete in mente per i prossimi mesi?

Ci muoviamo verso il digitale con grande interesse. Il ruolo dell’editore non deve essere solo quello di cercare autori e pubblicarli ma di avere voce nel panorama politico e culturale italiano per far valere determinate istanze. Come il discorso degli stage: lo stage in campo editoriale si trasforma – molto spesso – in puro sfruttamento di forza lavoro. Ci sono talmente tante richieste che c’è un’alternanza senza scrupoli di questo sistema: un mese c’è uno stagista, il mese dopo ce n’è un altro. Da qui l’adesione di :duepunti edizioni al movimento del Quinto stato che pone l’accento sulle problematiche del lavoro degli operatori culturali.

Per quanto riguarda gli appuntamenti in programma saremo a Roma per Più libri più liberi con un allestimento particolare, come ogni volta. E altre sorprese in serbo per il nuovo anno.

 

Grazie, dunque, e in bocca al lupo!

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