“Cosimo e Nicole” di Francesco Amato

di / 30 novembre 2012

Durante il G8 di Genova Cosimo (Riccardo Scamarcio) soccorre Nicole (Clara Ponsot), giovane francese ferita alla testa. I due si innamorano in fretta, rimangono insieme, iniziano a lavorare per Paolo (Sassanelli) che organizza concerti in città. Quando però tutto sembra perfetto qualcosa arrivare a turbare la quiete: mentre allestiscono un palco, un operaio guineano precipita schiantandosi al suolo. Per sfuggire alla polizia e all’inevitabile sequestro della struttura, Paolo convince i ragazzi ad aiutarlo a nascondere il corpo. Sarà l’inizio di una crisi per Cosimo e Nicole, con lo spettro dell’africano a incrinare il loro rapporto.

Ha più pregi che difetti, Cosimo e Nicole, opera seconda di Francesco Amato, fresco vincitore nella sezione Prospettive Italia dell’ultimo Festival del Film di Roma. Partendo dai difetti: pecca di giovanilismo, di esaltazione retorica delle situazioni dei vent’anni, ostenta ciò che è stato già visto più e più volte, esalta per l’ennesima volta un’Africa lontana come terra di spontaneità e purezza di rapporti. I due protagonisti fanno l’amore con passione, sono giovani e belli, bevono, fumano, si aggirano semi vestiti in ambienti alternativi, vivono in una baracca abbandonata in riva al mare che più bohemienne non si può, sono liberi di una libertà stucchevole. Affidano le loro considerazioni all’inutile voce fuori campo, urlano lo spirto guerrier che entro gli rugge a caso, così, tanto per passare il tempo.

Però, il film di Amato non è banale. Ha dei meriti che consentono di soprassedere sulle ingenuità della gioventù celebrata. Pur narrando una storia privata e chiusa, come già il titolo indica, dice molto sull’attualità, partendo da Genova e arrivando all’Europa Unita, passando per le morti bianche, l’immigrazione clandestina, il lavoro nero e i recentissimi incidenti di palco in Italia e in Europa (Radiohead, Jovanotti, Pausini), e lo fa bene.

Pur scivolando in alcune debolezze, soprattutto sul piano della sceneggiatura (dialoghi superficiali, coincidenze inverosimili, improbabili occasioni di lavoro), il film si mantiene per tutta la durata. Sembra chiaro che la fascia di pubblico cui si vuole rivolgere è quella dei più giovani. Il contesto da centro sociale in cui tutta la vicenda è calata, la musica alternativa (presenti sullo schermo Marlene Kuntz, Bud Spencer Blues Explosion, Verdena e Afterhours) nelle scene dei concerti molto ben girate, il sesso tra i due giovani protagonisti torbido ed esplicito a sufficienza, la presenza di Scamarcio, il fascino della giovanissima e convincente Ponsot, conferiscono a Cosimo e Nicole quegli attributi per poter diventare, se distribuzione e pubblico saranno complici, un piccolo cult generazionale dotato quantomeno di un minimo di spessore.


(Cosimo e Nicole, regia di Francesco Amato, 2012, drammatico, 101’)

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