“Songs of a Lifetime”: Greg Lake al Teatro Ambra alla Garbatella di Roma

di / 3 dicembre 2012

«I’ve been completing my autobiography, so I guess we should start “From the Beginning”». È questo l’inizio del racconto, l’inizio del viaggio. Proprio come viaggio è stato infatti concepito questo nuovo Songs of a Lifetime che, come racconta lo stesso Lake in uno dei tanti momenti discorsivi della serata, è nato mentre l’ex front-man crimsoniano scriveva le sue memorie. Nel momento in cui canzoni e musiche venivano alla mente e si legavano a ricordi e a esperienze maturava la scelta di raccontare questo percorso attraverso la musica stessa, costruendo una sorta di autobiografia musicata dove pezzi di esistenza corrispondevano a pezzi musicali. L’idea è decisamente affascinante e suggestiva: scoprire il percorso di uno dei protagonisti del progressive rock anni ’70 attraverso una miscellanea di brani da lui scelti e interpretati è infatti il modo più diretto, semplice ed efficace di entrare in sintonia con un’intera fetta di mondo artistico.

Nell’analisi dell’esibizione, andata in scena al Teatro Ambra alla Garbatella di Roma in un piovoso sabato sera di dicembre, sono due i livelli attraverso i quali costruire un discorso critico: un primo livello, che è narrativo e dialogico, è composto di racconti, di aneddoti e di storie; un secondo livello, che è invece più strettamente musicale e artistico, è fatto di musica, di canzoni e di note.

Narrativamente parlando la serata esaudisce solo parzialmente le aspettative. Greg Lake si presenta da solo sul palco con l’intento di mettersi a nudo, ma le storie narrate sono scarse rispetto alla globalità del tutto e incidono relativamente poco sull’ascoltatore, perdendosi troppo spesso in dettagli di dubbio interesse: la prima chitarra, regalata a Natale da una madre in difficoltà economiche, con la quale Lake comporrà il suo primo pezzo reso famoso poi con gli Elp, “Lucky Man”; la prima volta che vide Elvis dal vivo, durante il primo tour degli Elp, del quale reinterpreta “Heartbreak Hotel”; l’amicizia fraterna con Robert Fripp, con il quale condivise il primo maestro di chitarra. L’atmosfera si fa più profonda solamente quando Lake racconta di come nacque l’intramontabile copertina del primo disco dei King Crimson, il deformato e iconico uomo schizoide del ventunesimo secolo, e della triste sorte toccata al suo creatore Barry Godber, stroncato da un infarto pochi giorni dopo aver terminato l’opera.

Il viaggio che Lake vuol condividere con il suo pubblico continua con richiami all’influenza di quello che lui giudica il più grande gruppo della storia del rock, i Beatles, dei quali interpreta “You’ve Got to Hide Your Love Away”, invitando al coro un pubblico timido. Si prosegue poi con il racconto della genesi di “C’Est la Vie”, uno dei pochi brani degli Elp da lui scritti, ispirato dalla voce di Edith Piaf ascoltata, pare, all’entrata di un café di Parigi, e reinterpretando infine un pezzo del primo gruppo rock che il nostro abbia mai ascoltato in vita sua dal vivo, “Shakin All Over” di Johnny Kidd and the Pirates. La narrazione risulta però in generale abbastanza piatta e superficiale, mancando totalmente di quel pathos e quell’intensità che ci si aspetterebbe da chi è stato al centro del vortice progressivo che ha sconvolto la musica all’inizio degli anni ’70 e che di storie da raccontare, si suppone, ne abbia veramente tante. Greg Lake si trova però decisamente più a suo agio col canto – la voce infatti, sebbene un po’ più bassa, è sempre molto intensa e profonda – mentre appare chiaro che quello del narratore non è decisamente il suo mestiere. Lake assomiglia più allo zio dall’aria sempliciotta e bonaria che i nipotini rimangono ad ascoltare in silenzio più per un astratto senso del dovere familiare che per vero piacere.

Due piani interpretativi diversi e distinti, si diceva prima, ed è proprio sul piano musicale e artistico che Lake delude drasticamente le attese. Il concerto era stato presentato come un’intima retrospettiva in cui l’autore riproponeva un viaggio lungo quarant’anni, nel quale venivano riproposti e reinterpretati vecchi cavalli di battaglia e influenze musicali. La reinterpretazione è invece assolutamente assente. Lake è solo sul palco, suona all’occasione la chitarra, il basso o la tastiera, ma tutto il resto dei brani presentati proviene da una base registrata sulla quale Lake esegue la sua particina senza sbavature e senza invenzioni. I brani sono splendidi, è chiaro: scorrono le crimsoniane “Moonchild”, “21th Century Schizoid Man”, “Epitath”, che si alternano con la produzione degli Emerson, Lake & Palmer, come le già citate “From the Beginning” e “C’est La Vie”. Musicalmente parlando però l’operazione risulta assolutamente nulla. Non c’è, infatti, nessuno sforzo da parte di Lake di riarrangiare o di proporre versioni diverse, più intime appunto, dei grandi capolavori di un tempo. Tutto suona come uno sterile piano bar auto-celebrativo, selezione musicale nichilista di un protagonista casuale di una perduta stagione gloriosa.

Ci si attendeva decisamente qualcosa di più soprattutto da un punto di vista artistico: senza nessuno spunto musicale degno di nota, senza nessuna novità interpretativa, il tutto prende l’inevitabile forma di nostalgica riesumazione dei bei vecchi tempi andati, dove uno stanco e appesantito Greg Lake si circonda di pochi fedelissimi fan strappando ovvi e facili applausi. Usando questo concerto come chiave interpretativa di un’intera carriera, forse la canzone che meglio la descrive è proprio la profetica “Lucky Man”. Ottimo cantante, bravo chitarrista e compositore mediocre, l’immagine dell’uomo fortunato descrive alla perfezione Greg Lake, che si ritrova a crescere insieme a una delle menti più geniali della musica contemporanea, Robert Fripp, e a suonare al fianco di un tastierista eccelso, il virtuoso e barocco Keith Emerson. L’impressione che questa retrospettiva autobiografica ci consegna è che Lake, forse, sia rimasto per molto tempo al centro di qualcosa che era molto più grande di lui e che ora gli sfugge totalmente dalle mani.
 

Songs of a Lifetime– Greg Lake
Evento del 1 dicembre 2012 , Teatro Ambra alla Garbatella di Roma.

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