“Blue Valentine” di Derek Cianfrance

di / 15 febbraio 2013

Bisogna ringraziare la Movies Inspired di Torino per aver avuto il buonsenso di recuperare e portare finalmente in Italia Blue Valentine, opera prima del documentarista Derek Cianfrance presentata nel 2010 nella sezione Un Certaine Regarde del Festival di Cannes e in concorso al Sundance Film Festival lo stesso anno. Sfugge la logica che ha portato i distributori italiani a ignorare un film che si regge su due attori talentuosi, giovani e di successo come Ryan Gosling e Michelle Williams e che gode del marchio della Weinsten Enterprises.
Dean e Cindy si incontrano per caso in un giorno qualunque della loro vita. Si piacciono, lui fa di tutto per ritrovarla, ci riesce, si innamorano. Si mettono insieme, decidono di mettere su una famiglia con il figlio che Cindy aspetta da un altro uomo, il suo ex ragazzo.
Poi la vita prosegue, la bambina cresce, Dean fa l’imbianchino, fuma e beve troppo ma è un padre premuroso e presente, Cindy lavora come infermiera, non è riuscita a diventare medico come avrebbe voluto. Quell’incanto leggero che aveva fatto nascere il loro amore sembra non esserci più, andato via lontano da qualche parte. I due tentano un ultimo, prezioso, tentativo di felicità in un motel per coppie in quella che è chiamata Stanza del futuro (l’alternativa disponibile era la Stanza di Cupido). Doveva essere una notte di amore coniugale, finisce per essere una resa dei conti.
Montato alternando i momenti dell’innamoramento giovanile con quelli del logoramento dell’età adulta, Blue Valentine colpisce dritto dove serve per non risultare l’ennesima variazione sul tema “coppia in crisi”. Sembra quasi un documentario su un suicidio sentimentale, il film di Cianfrance. Il segreto è nell’incredibile naturalezza dei due interpreti, una coppia che risulta vera sullo schermo, con tutti gli elementi della curiosità nel conoscersi, dell’intimità asessuata propria del logoramento di chi ha passato troppo tempo insieme.

Cianfrance ha iniziato a lavorare alla sceneggiatura nel 1998, ormai quindici anni fa, quando aveva ventiquattro anni. Non ha trovato nessuno interessato a sviluppare il film e forse questa è stata la sua fortuna. Perché nel 2003 ha incontrato la Williams che è entrata subito a far parte del progetto a cui si è aggiunto poi Gosling nel 2005. I due attori hanno apportato un contributo essenziale alla riuscita del film. Tra i tre si è sviluppata un’intesa che li ha portati a lavorare di concerto su tutti gli aspetti delle riprese, lasciando libero spazio alle improvvisazioni e ai contributi personali (la scena del primo appuntamento, ad esempio, quando Gosling canta e suona e Michelle Williams balla il tip tap) arrivando addirittura a convivere per realizzare con la maggiore autenticità possibile la realtà della vita di coppia.
Il regista avrebbe voluto sospendere la lavorazione del film per sei anni tra le due parti per lasciare sul corpo degli attori gli stessi segni previsti dal passare del tempo del copione. Le esigenze di riprese gli hanno concesso un solo mese, ma la trasformazione dei due interpreti è sorprendente: ingrassati, appesantiti, stanchi. Un’autentica metamorfosi, in Gosling più evidente (meno capelli, sguardo coperto da occhiali scuri, eclissi completa del sorriso), nella Williams più sottile, che rende l’idea dell’entusiasmo, della voglia che stanno finendo di esaurirsi.

Cianfrance ci ha messo del suo con scelte registiche efficaci: il passato girato con un’unica cinepresa analogica, il presente con due diverse telecamere digitali che seguono ognuna un attore, come a rimarcare la distanza tra i due, incrociandosi solo nei momenti di tensione e di scontro.
Un film eccezionale proprio perché è un’eccezione nella sua semplicità che lo rende irripetibile, forte di un’alchimia unica che garantisce una rappresentazione verista dei sentimenti in declino retta su un equilibrio perfetto tra la gioia del conoscersi e il dolore del lasciarsi andare.

(Blue Valentine, di Derek Cianfrance, drammatico, 114’)

 

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