[LibriCome4] “Come il libro. Sfide e proposte”

di / 19 marzo 2013

Anche quest’anno a Libri come non poteva mancare la consueta tavola rotonda dedicata all’editoria, dal titolo Come il libro. Sfide e proposte: sette addetti ai lavori, coordinati da Stefano Salis, si sono incontrati pubblicamente per tastare il polso al mondo del libro e proporre eventuali rimedi alla crisi che investe ormai da qualche anno anche il settore culturale. Nell’ordine di intervento i partecipanti all’incontro sono stati: Gian Arturo Ferrari (Centro per il Libro), Marco Polillo (Aie), Alberto Galla (Ali), Stefano Parise (Aib), Giuseppe Laterza (Forum del Libro), Andrea Palombi (Odei) e Stefano Mauri (Gems).

Dopo un breve preambolo in cui delinea i tratti di una crisi non solo economica ma anche politica, Salis si rivolge ai suoi ospiti chiedendo a ognuno di loro un personale punto di vista sulla situazione attuale e facendo a tutti la medesima domanda: «Cosa fare per superare la crisi?»

Per Gian Arturo Ferrari, presidente del Centro per il Libro e la Promozione della lettura, «il mondo dei libri in Italia sta cambiando. Purtroppo ancora non sappiamo quando e dove finirà, ma questo cambiamento non va percepito come un temporale bensì come un terremoto». A testimonianza di ciò riflette sui dati Nielsen: «L’editoria sta male, sono calati gli acquirenti, fatta eccezione per quelli comprano gli eBook – grazie soprattutto ad Amazon – e anche chi continua ad acquistare libri investe meno soldi. Si nota una crescita della grande distribuzione, rispetto alle librerie indipendenti o alle grandi catene, la gente compra sempre di più in contesti occasionali». Una delle soluzioni possibili per Ferrari coincide con «l’ampliamento della base di lettori, operando e insistendo fin dall’infazia ad avvicinare le persone alla lettura. È ciò che proviamo a fare in maniera sperimentale con il progetto Invitro, i cui risultati saranno analizzabili solo fra qualche anno».

Per Marco Polillo, presidente dell’Associazione Italiana Editori, sono tre le cause principali del malessere dell’editoria: «La crisi economica e il conseguente calo generalizzato dei consumi; il tradizionale scarso interesse degli italiani per i libri – un problema con radici storico-politiche –; il mutamento delle nuove generazioni che hanno perso l’attenzione univoca e unidirezionale che il libro richiede, preferendo forme di svago meno impegnative». La soluzione di Polillo è chiara: «Bisogna cerca di recuparare quella parte della popolazione ancora oggi esclusa dal mondo del libro, senza darla necessariamente per persa».

Alberto Galla, presidente dell’Associazione Librai Italiani, è più pessimista: «Più che di terremoto si tratta di un vero tsunami. E se penso a tutto questo mi vengono in mente due parole: disagio e disorientamento. I librai non sanno bene cosa fare in questo momento di cambiamento. La soluzione sta nella formazione: bisogna creare una nuova figura di libraio attraverso scuole specifiche».

Per Stefano Parise, presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche, «il tema centrale è il valore della lettura nella società: bisogna ribaltare l’idea che leggere sia un’attività di scarso valore sociale. Questo può essere fatto attraverso la valorizzazione delle biblioteche quali veri e propri pilastri della società». E poi aggiunge: «Perché a incontri di questo tipo mancano i rappresentanti della scuola? È anche con loro che bisognerebbe parlare per avvicinare i giovani alla lettura».

Giuseppe Laterza propone «una europeizzazione del problema, attraverso un confronto con gli altri editori europei». Poi riprende il discorso di Parise sostenendo che «il valore della lettura si recupera attraverso una battaglia culturale. L’editore deve diventare un diffusore di idee». Laterza conclude il suo intervento mettendo in guarda i colleghi: «Attenzione a non perdere anche i lettori forti, perché troppo spesso vendono dati per acquisiti ma in maniera errata. Sono i lettori forti a essere uno dei traini migliori verso i non lettori».

Andrea Palombi, direttore editoriale di Nutrimenti, parla a nome dell’Osservatorio degli Editori Indipendenti: «Uno dei problemi principali riguarda la bibliodiversità e la concorrenza fra case editrici indipendenti e grandi gruppi. Sono necessarie a tal proposito garanzie di concorrenza reale con le grandi case editrici». Ribadisce poi «il ruolo centrale delle librerie indipendenti» e auspica «una collaborazione maggiore tra queste ultime e i piccoli editori».

Prende infine la parola Stefano Mauri, presidente di Gems e vicepresidente di Messaggerie, che in parte replica a Palombi sulla questione dei grandi gruppi che controllano catene di librerie come Feltrinelli, Mondadori e Giunti/Messaggerie: «Se non ci fossero le catene oggi il mercato dei libri sarebbe la metà. Le catene sono un’idea europea». Poi si concentra sui rimedi alla crisi: «Bisogna puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Ciò significa anche essere più mirati con le tirature, prestando maggiore attenzione alle richieste dei librai».

L’impressione finale dopo circa un’ora e mezza di discussione è che una linea comune di intenti sia ancora lontana da venire. Questo soprattutto perché alcuni degli interlocutori chiamati in causa sembrano avere opinioni troppo discordanti tra loro. L’unica cosa certa è che ci troviamo in pieno cambiamento. Un cambiamento che, a quanto pare, nessuno riesce ancora veramente a comprendere.


L’evento si è svolto sabato 16 marzo presso il Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, all’interno del festival Libri come.

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