“L’uomo con i pugni di ferro” di RZA

di / 7 maggio 2013

Kung fu, armi improbabili, donne esotiche, combattimenti. Per il suo film d’esordio, L’uomo con i pugni di ferro, Robert Diggs, più noto come RZA, guarda a Oriente e al passato del cinema cinese.

Nella Cina del XIX secolo, nel villaggio di Jungle, il fabbro Thaddeus, schiavo nero liberato dal suo proprietario morente e arrivato in Asia dagli Stati Uniti dopo il naufragio della nave Destiny su cui viaggiava, fabbrica elaborate e invincibili armi per i clan rivali dei Lions e Wolves per mettere da parte quel tanto che basta ad affrancare la donna della sua vita, la splendida prostituta Lady Silk, “impiegata” presso il multicolore bordello di paese retto e diretto dalla determinata Lady Blossom.

Il passaggio di un enorme quantità d’oro governativo attraverso la città scatenerà gli animi delle bande, attirando anche un misterioso avventuriero britannico, Jack Knife. Thaddeus, iniziato alle arti marziali dai monaci che gli salvarono la vita dopo il naufragio, si ritroverà coinvolto nella faida e costretto a difendere se stesso e il suo amore dal traditore senza scrupoli Silver Lion.

La passione di RZA per il cinema orientale risale agli anni Ottanta, quando a Staten Island si dedicava al kung fu divorando videocassette poco più che ragazzino prima di arrivare all’hip hop. Il nome del Wu Tang Clan, il leggendario gruppo con cui scosse il rap e la musica negli anni Novanta, deriva dal film Shaolin and Wu Tang (1983) di Gordon Liu, presente in Luomo con i pugni di ferro nel piccolo ruolo di guida dei monaci. Naturale quindi che per il suo primo film da regista il rapper, già attivo nel cinema come attore dal 1999 con Ghost dog di Jim Jarmush, traesse spunto dalla tradizione del wuxiapian (i film cappa e spada alla cinese).

È chiara una cosa sin dal primo fotogramma: senza Kill Bill e senza Quentin Tarantino questo film non sarebbe mai esistito. Il regista di Pulp Fiction è il garante della pellicola: il suo nome è il primo a comparire sullo schermo in qualità di “presentatore”, quello scritto più grande sulla locandina ufficiale. RZA lo definisce «il suo mentore» nelle interviste; addirittura, il personaggio di Taddheus compare brevemente anche in Django Unchained.

Affiancato da un altro personaggio tarantiniano, il regista Eli Roth, qui in veste di co-sceneggiatore e produttore, il rapper sforna un’opera prima che accumula e mescola insieme, come in un collage o in una base hip-hop, frammenti e campionamenti da precedenti più o meno noti.

Così, unendo suggestioni (il protagonista, fabbro mite e che subisce le violenze dei clan, ricalca quello di The Blade, wuxia di Tsui Hark del 1995) e riferimenti continui alla filmografia dello Studio Shaw, la più importante casa di produzione di Hong Kong, con le contaminazioni del cinema di arti marziali importato negli USA (il labirinto degli specchi preso da I tre dell’Operazione Drago, ultimo film di Bruce Lee) attraverso un filtro occidentalizzante alla Tarantino, con tanto di Lucy Liu signora di bordello e spietata assassina (vedi Kill Bill), cammeo di Pam Grier (già regina della blaxploitation celebrata in Jackie Brown) e il già citato Gordon Liu, visto in ruolo analogo in Kill Bill, RZA confeziona il proprio omaggio al cinema cinese con tutti gli elementi truculenti, acrobatici e fantastici del caso. Di originale, però, anche nella scelta del destinatario dell'omaggio, c’è ben poco. L'operazione nostalgia a suon di citazioni continue sa di già visto arrivando dopo un precedente ingombrante e insuperabile come Kill Bill.

Sospendendo il giudizio su inverosimiglianze e debolezze della sceneggiatura, il film diverte pure con i duelli spettacolari e altamente coreografici che si susseguono senza sosta, soprattutto nella seconda parte, ma non lascia nulla. RZA, regista, autore del soggetto, co-sceneggiatore, curatore della colonna sonora oltreché protagonista appare decisamente troppo.

Russel Crowe gigioneggia nei panni (sempre più extralarge) del sadico e oppiomane Jack Knife.


(Luomo con i pugni di ferro, di Robert “RZA” Diggs, azione, 2012, 95’)
 

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