“Atti mancati” di Matteo Marchesini

di / 11 giugno 2013

Ogni atto mancato ha un senso. Episodi delle nostre vite che apparentemente risultano casuali e involontari dipendono, in realtà, dalle nostre intenzioni inconsapevoli e sono solo un modo per dimostrare quella che è la reale volontà nascosta dietro ai nostri gesti, spesso opposta a quella che viene mostrata apertamente. Lezioni di psicoanalisi a parte, in Atti mancati (Voland, 2013) lo scrittore e giornalista Matteo Marchesini racconta come “il non detto”, o “il non fatto”, possa avere conseguenze notevoli e irrimediabili, anche a distanza di tempo, nella vita di una persona. Selezionato tra i dodici finalisti del Premio Strega 2013, Atti mancati è un libro che parla di un romanzo mancato, di una storia d’amore mancata, di un’amicizia mancata, insomma di tutto quello che poteva essere, ma non è più: la vita di Marco Molinari.

Scrittore e giornalista bolognese di modeste origini, il protagonista della storia ha trentatré anni, un «troncone di romanzo sempre ripreso e mai finito, trasferito negli anni su almeno tre computer», una ex-ragazza che ricompare improvvisamente dopo averlo lasciato cinque anni prima senza troppe spiegazioni e il ricordo di un migliore amico, anch’esso aspirante romanziere, morto in un incidente d’auto. Poi c’è Bernardo Pagi, un maestro per lui fin dai tempi dell’università, «una specie di guru a cui ispirarsi nella vita quotidiana».

Il giorno in cui viene incaricato dal suo direttore di scrivere un pezzo sulla consegna del Bolognino d’oro a Pagi, il giovane Molinari rivede a distanza di tempo il suo punto di riferimento professionale, ma non solo. Anche Lucia, inaspettatamente, è lì. Di ritorno dopo qualche anno da un’esperienza di lavoro in Ucraina, adesso lavora a Trastevere per la fondazione di una ricca fotografa e s’interessa di alimentazione biologica: si definisce una bio-nerd. Stranamente, questa volta si ferma più del solito a Bologna e, cosa ancora più incomprensibile e inquietante, se non addirittura irritante per Marco, è tornata facendo irruzione nella sua vita in modo strano, coinvolgendolo in maniera piuttosto sfacciata in un processo apparentemente meccanico e forzato di recupero di una serie di momenti, luoghi di Bologna e della Bassa e persone che ci sono ancora e che non ci sono più. È Lucia che insiste nel chiedere a Marco di ricordare quei giorni passati a scrivere e discutere insieme all’amico Ernesto, che morì proprio dopo aver lasciato a Marco una prima parte del suo manoscritto chiedendogli di consegnarlo a Pagi…

Tutti gli atti che sono venuti a mancare nella loro vita hanno ormai acquisito un peso e una consistenza tangibile e si traducono continuamente in un silenzio troppo lungo o in un gesto rifuggito da parte dell’uno o dell’altra, ma soprattutto di Lucia, la quale però non esita a rinfacciare a Marco le sue mancanze, paure o superficialità di un tempo, lasciando a lui la responsabilità di tirare le fila di una storia dolorosa e commovente che non era riuscito a interpretare fino a questo momento.

In un ritmo quasi incessante di dialoghi, a cui si alternano le profonde e colte riflessioni del protagonista, forse una sorta di alter-ego dell’autore, Atti mancati ci insegna che a tutto c’è una spiegazione, anche quando non abbiamo abbastanza fiducia per crederlo o determinazione per scoprirlo. Spesso, si tratta solo di trovare il coraggio di andare fino in fondo.

(Matteo Marchesini, Atti mancati, Voland, 2013, pp. 128, euro 13)

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