“Un pezzo di uomo” di Kari Hotakainen

di / 1 ottobre 2013

Cosa succede quando uno scrittore si trova senza più storie da raccontare? Quando la sua fantasia si esaurisce e il panico da pagina bianca lo attanaglia? Un pezzo di uomo di Kari Hotakainen (Iperborea, 2012) si apre fornendo una soluzione non convenzionale e a tratti diabolica a questa situazione.

Durante una fiera del libro a Helsinki, Salme Malmikunnas, una vecchietta di provincia in visita dalla figlia, conosce uno scrittore in crisi creativa e stringe un patto con lui: in cambio di 7.000 euro lei gli cederà la sua vita, gliela racconterà in modo da farla diventare il suo prossimo romanzo.

Fra numerosi incontri, un videoregistratore e infiniti taccuini pieni di parole, Salme ripercorre la sua intera vita, partendo dagli anni passati nella merceria di famiglia, per arrivare al presente, ai tre figli completamente realizzati nella capitale, al marito Paavo che improvvisamente e inspiegabilmente ha smesso di parlare.

Ma quanta sincerità si può richiedere a una donna che decide di vendere la propria vita? Sarà capace di raccontare a un perfetto estraneo ogni più sordido particolare della sua famiglia o cercherà di edulcorare la realtà per renderla meno imbarazzante a tutti i futuri lettori? E ancora, quanto ci si può fidare di una madre che parla dei propri figli? Senza contare il fatto che purtroppo molto spesso i genitori non sanno poi molto della vita dei figli.

Kari Hotakainen rivela una grande maestria nel cambiare continuamente la prospettiva del racconto, fornendo al lettore diversi punti di vista da cui attingere varie informazioni sulle vicissitudini di Salme, di Paavo, e dei loro tre figli.

Un pezzo di uomo riesce a svelare poco per volta ogni più piccolo aspetto della famiglia Malmikunnas, fino a ricostruire storie di solitudine, tristezza, povertà ed espedienti travestiti da perfette maschere di sorrisi e stabili posizioni economiche.

Scopriamo così la storia di Helena, la sorella maggiore con una sfavillante carriera nella pubblicità, una figlia a carico e un tragico segreto. Conosciamo Pekka, che salta da un lavoro all’altro e vive di espedienti imbucandosi ai funerali di sconosciuti per assicurarsi un pasto caldo.

E infine troviamo Maija, la figlia minore di Salme, sposata, che lotta per far quadrare i conti per mantenere una bambina e un marito di colore che fatica a integrarsi in Finlandia.

E soprattutto entriamo in contatto con una famiglia dagli equilibri particolari, dai rapporti stabili eppure mai completamente aperti, in cui i figli si vergognano di ammettere i propri fallimenti ai genitori, una famiglia in cui, nonostante tutto, Salme sa perfettamente di cosa ognuno di loro ha bisogno, e li aiuta silenziosamente.

Con Un pezzo di uomo, Kari Hotakainen ci fornisce un quadro tragicomico di come la società del benessere in cui viviamo possa divorare chiunque vi si avvicini troppo, chiunque pensi di poterla sopraffare e cavalcare, ritrovandosi miseramente a diventarne schiavo.

Interessante il modo in cui Salme comunica periodicamente con i propri figli, tramite alcune cartoline, tutte aventi le stesse immagini, e sul retro avvenimenti e consigli apparentemente sconclusionati, ma puntualmente e inconsciamente adatti alle situazioni che i figli stanno di volta in volta vivendo. Questa quella scritta alla figlia minore di Salme, in un momento particolarmente difficile della sua vita: «Mia piccola Maija, quando incontri qualcuno migliore di te, come prima o poi succede nella vita, non fartene un problema. Può essere più bravo in un campo specifico ma inetto in tutto il resto. Pensa al carpentiere che ci ha costruito la veranda. Un lavoratore coscienzioso, ma passava i week end a strimpellare canzonette con la camicia sbottonata. La settimana prossima raccogliamo le patate novelle. Pensaci. La tua mamma».


(Kari Hotakainen, Un pezzo di uomo, trad. di Nicola Rainò, Iperborea, 2012, pp. 306, euro 17)

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