“Il sole dei morenti” di Jean-Claude Izzo

di / 16 novembre 2013

Dolore, emarginazione, ma anche speranza. Questi i temi su cui ruota Il sole dei morenti di Jean-Claude Izzo (Edizioni E/O, 2000): il viaggio da Parigi verso Marsiglia di un uomo, Rico, che ha perso tutto e si ritrova relegato ai margini della vita e della strada, in mezzo all’indifferenza e alla disperazione. Durante il suo cammino Rico incontrerà altre persone che si aggirano per le strade innevate, proprio nella stagione più temuta dai barboni, quella dei «morenti», quegli «esseri che possiamo incrociare ogni giorno per strada», scrive l’autore, «Esseri di cui perfino lo sguardo ci è insopportabile», ognuno con la sua storia e il suo tentativo di sopravvivere a un destino che sembra il più delle volte sopraffarci.

Un microcosmo che spazia dai ricordi dei giorni più sereni di un uomo normale, trascorsi in famiglia, all’improvviso naufragio della propria vita, scaturito dall’abbandono da parte delle persone più care, che porta al desiderio di un ultimo tentativo di ritrovare Léa, l'amore della giovinezza. Il viaggio – che potrebbe essere definito della speranza ma anche della massima disperazione – che Rico decide di fare dopo la morte di un suo amico di strada è l’occasione per compiere un percorso introspettivo. A livello metaforico assume quindi il senso di un vero e proprio tuffo nel passato recente del protagonista, da cui nasce l’esigenza di raggiungere un luogo in cui morire, nella maniera più dolce possibile.

Quando viene ritrovato e portato via il corpo dell’amico Titì, Rico decide di lasciare la capitale francese e partire per il caldo sud. Se la sua vita ormai non ha più senso e deve proprio finire, sceglie almeno di morire al sole. Nel suo viaggio si imbatterà in altre persone sconfortate e abbandonate come lui, persone che seppur seguendo percorsi di vita diversi tra di loro si ritrovano sulla strada a fare i conti con l’esclusione dalla società o, peggio ancora, con l’indifferenza da parte di chi è estraneo a questa tragica condizione umana. E sono gli stessi «colleghi di strada» a reagire in maniera diversa al proprio destino: si alternano solidarietà e amicizia, ma addirittura meschinità e cattiveria, suscitate forse anche semplicemente dalla paura di perdere perfino quel poco che si ha. La crudeltà, soprattutto psicologica, dell’ambiente in cui si svolgono i fatti, condizioni climatiche comprese, rispecchiano il vero animo dei vari protagonisti. Un animo il più delle volte ormai privo di sogni, sommerso dalle ansietà e dalla rassegnazione, e dunque sull'orlo di spegnersi piano piano, raffreddandosi fino alla morte.

Il sole dei morenti è un’opera estemporanea nella bibliografia di Jean-Claude Izzo, solitamente impegnato nel genere noir, che rappresenta un’esasperazione delle logiche di una realtà crudele e una struggente esplorazione della capacità annientatrice dell’assenza di amore. La storia di chi ha provato la felicità, l’ha vissuta, e poi l’ha persa, ma continua a conservarne il ricordo e, soprattutto, il desiderio. Poiché «bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole», nuovamente.


(Jean-Claude Izzo, Il sole dei morenti, trad. di Franca Doriguzzi, Edizioni E/O, 2000, pp. 234, euro 8)

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