“Philomena” di Stephen Frears

di / 26 febbraio 2014

Irlanda 1952. Philomena Lee, rimasta incinta ancora adolescente viene mandata nel convento di Roscrea per essere rieducata, come altre ragazze accomunate da un simile destino. Il bambino le verrà strappato subito dopo il parto per essere mandato in adozione negli Stati Uniti. Dopo aver cercato suo figlio per cinquant’anni inutilmente, Philomena incontrerà Martin Sixmith, un cinico giornalista grazie al quale scoprirà la straordinaria storia del figlio, nient’affatto scontato attraverso un viaggio sorprendente ed emozionante.

Se apparentemente sembra che Philomena di Stephen Frears racconti un vecchio-nuovo dramma a sfondo materno, lo humor, l’intelligenza e l’interpretazione brillante di entrambi i protagonisti smentiscono sin dall’inizio questo pregiudizio.

Judi Dench, solitamente interprete in ruoli di donne consapevoli e di grande spessore intellettuale, interpreta attraversoPhilomena una donna del popolo, una come tutte, un’ex lavandaia di convento, una donna molto semplice, vittima di un sopruso da parte delle suore che la ospitavano. Proprio nel giorno in cui il figlio avrebbe compiuto cinquant’anni, Philomena confessa la storia del bambino segreto alla figlia, la quale entrerà casualmente in contatto con il giornalista Martin Sixsmith, interpretato dal bravissimo Steve Coogan, anche co-atuore con Jeff Pope della sceneggiatura premiata a Venezia, capace di calamitare su di sé una discreta attenzione senza mai scavalcare la protagonista.

Quella di Philomena è una fede vera e genuina: la nostra protagonista non lascerà mai alla disperazione e al rancore prendere il sopravvento, non metterà mai in luce l’aspetto negativo della semplicità ma anzi, sarà in grado di trasformarla in una virtù come una vera e propria eroina “credente” fedele e devota.

Martin e Philomena formeranno quindi una coppia insolita: lei, donna semplice e di fede, lui intellettuale medio-borghese, licenziato dalla BBC, scettico ma desideroso di una rivincita. Partendo per gli Stati Uniti alla ricerca dell’identità e della storia di Anthony, Philomena e il giornalista affronteranno insieme un viaggio geografico e sentimentale, dagli esiti tragici e romantici, costruendo tra loro un rapporto che ricorderà a tratti quello di una madre e un figlio. L’anima del film sembra risiedere proprio qui: nel confronto dapprima culturale e successivamente psicologico tra Martin e Philomena, tra l’ingenuità e l’intuito e le sovrastrutture intellettuali del giornalista, che sembra essere il vero destinatario della “morale della favola”.

Philomena concorre con ben quattro nomination all’Oscar, come miglior film, miglior attrice protagonista, miglior sceneggiatura non originale e miglior colonna sonora (Alexandre Desplat).

 

(Philomena, di Stephen Frears, 2013, drammatico, 98’)

 

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