“The Unnatural World” di Have a Nice Life

di / 17 marzo 2014

Dopo Micah P. Hinson, continua il nostro sguardo verso i lidi più indipendenti del circuito musicale. In questo caso però, preparatevi all’estremismo più assoluto. Dovrete affrontare degli sforzi, ma vi assicuro: il risultato finale vale ogni centesimo del prezzo del biglietto.

Il viaggio di quest’oggi ci porta in Connecticut, patria natia di Dan Barret e Tim Macugaperm, ovvero gli Have a Nice Life. Un nome di primo acchito ottimista, quasi solare, un buon augurio: bene, niente di più lontano dallo loro musica. Il loro esordio, l’ormai basilare Deathconsciusness, del 2008, è un doppio album sul tema della morte, che il gruppo stesso ha definito come «il disco più depresso della storia della musica». Ascoltatelo e non sarà difficile dargli torto. Conclusi alcuni progetti solisti, ecco dopo sei anni l’attesissimo seguito: The Unnatural World.

Un album – come il primo – assolutamente estraneo alle attuali logiche commerciali, sia a livello materiale che a livello concettuale. Per il primo aspetto, il disco non è acquistabile in nessun negozio sulla faccia della Terra: se lo volete, dovete scrivere una mail direttamente alla band. In un contesto dove tutto è immediatamente reperibile e scaricabile e anche la band più schiva e introversa non lesina tweet e stati su Facebook, un modello del genere sembra impensabile. A livello musicale poi, c’è un solo modo per ascoltarli: dargli del tempo e concedersi completamente. In un mondo dove la musica – in maniera più o meno superficiale – ci accompagna ovunque e nei più svariati formati, gli Have a Nice Life per ascoltarli devi fermarti e fare solo quello. È l’unico modo per scendere nel pauroso abisso del loro talento.

Difficile classificarli o inquadrarli: Joy Division all’estremo, il post-rock più sperimentale concepibile, ambient – industrial. Ma è solo una perdita di tempo: gli Have a Nice Life sono loro e basta. Chiudete gli occhi e lasciatevi avvolgere dall’inizio epico e solenne di “Guggenheim Wax Museum”. Incredibile. Come altrettanto d’impatto è “Defenestration Song” (tutti e due i membri della band hanno trascorsi di studi storici e si sente), dalla batteria suprema e il manto di chitarra avvolgente. Gli altri brani danno un profondo e spesso angosciante senso di ascesa, di volontà a elevarsi verso qualcosa di complesso. “Music Will Unntune the Sky”: cinque minuti in cui gli ultimi Swans sembrano un gruppo di liceali. Degna conclusione è allora “Emptiness Will Eat the Witch”, quasi dieci minuti di suono, battiti e sussurri a chiudere il rituale.

Tanti i tratti geniali del disco, dalla copertina assolutamente malata e bizzarra tratta dal film Madre Giovanna degli Angeli, ai brani concepiti come piccoli rituali, messe di celebrazione dell’anima.

Andando a concludere, gli Have a Nice Life sono senza dubbio uno dei gruppi più estremi e unici del panorama underground. Da culto assoluto. Ascoltarli più che un rischio, è una scelta. Non solo musicale.


(Have a Nice Life, The Unnatural World, Enemies List, 2014)

 

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