“I Am Back to Blow Your Mind Once Again” di Peter Buck

di / 7 aprile 2014

Sono tornato per farti impazzire ancora. Impazzire di rock, ovvio. È tranquillizzante sapere che in qualche parte del mondo musicale c’è ancora gente come Peter Buck. Mentre la maggior parte dei suoi coetanei e colleghi ricicla brani inutili e ostenta una putrescenza compositiva imbarazzante, lui sembra aver trovato la sua dimensione definitiva. A un anno di distanza dall’inaspettato esordio omonimo, ora Mr. Buck sforna il secondo – personalissimo – disco solista, senza mostrare la minima nostalgia per l’epopea targata R.E.M. Stavolta la copertina è visivamente più ricca ed enigmatica: in alto il titolo del disco, senza il nome dell’autore, e tutt’intorno un limpido paesaggio costiero, con una bicicletta adagiata sulle rocce, un cappello di paglia, e il Nostro in completo grigio, di spalle. Sarà uno scorcio del Messico dove Buck e combriccola organizzano il festival Todos Santos? Possibile.

Fatto sta che a poco più di un anno dal primo esordio solista di un membro dei R.E.M., Peter Buck sforna il bis, con il medesimo effetto sorpresa. Anche questo lavoro è praticamente introvabile: Buck conferma la scelta di legarsi a un piccola casa discografica indipendente come la Mississippi Records, e stampare il lavoro su poche migliaia di vinili. Stando alle sue dichiarazioni, ciò che conta è incidere canzoni e cantarle in giro per i concerti. Non dovrebbe essere solo questo il rock?

È bello vedere come nell’animo e nelle scelte di un navigato musicista ci sia ancora la mentalità e la voglia di un giovane indie intransigente e inamovibile. Non difficile, con questi esempi, capire il successo di alcune scelte artistiche dei R.E.M. e la stima e l’attaccamento che hanno generato nel cuore di addetti ai lavori, colleghi e fan.

Tale vigore e intensità è riscontrabile anche a livello musicale in I Am Back to Blow Your Mind Once Again. Meno guest e cover rispetto all’esordio: Buck ha sicurezza e padronanza dei mezzi e non ha bisogno di compagnia per divertirsi. Le canzoni le canta quasi tutte lui e va detto, quel tono rauco e vissuto, grezzo e imperfetto, si fonde perfettamente con i riff delle sue chitarre.

Più coeso e incisivo rispetto a Peter Buck, I Am Back to Blow Your Mind Once Again piazza una sequenza di massicci brani rock. Cavalcate elettriche in bilico tra Neil Young e il folk-rock made in U.S.A. Tematicamente, appaiono chiari due aspetti, “leggermente” opposti: l’on the road e le scimmie. Per quest’ultimo aspetto, basta pensare che i primi sospetti di un Buck tornato in sala di registrazione sono dovuti a questa foto:
 


Brani come “(You Must Fight to Live) On the Planet of the Apes” e “Monkey Mask”, bellissimi entrambi, confermano questa bizzarra fissa del Nostro.

Per l’altro aspetto, in alcuni momenti in maniera anche abbastanza sorprendente, vengono fuori gli aspetti della vita al massimo di una rock star – per quanto schiva e atipica – pur sempre rock star! “Ride that Road”, “My Slobbering Decline”, “Life is Short” (dove potete ascoltare l’assolo malato definitivo) e “Welcome to the Party” sono piccole istantanee musicale impeccabili per riscontro sonoro e impatto. Ed è meraviglioso impazzire con un disco del genere!


(Peter Buck, I Am Back to Blow Your Mind Once Again, Mississippi Records, 2014)
 

  • condividi:

Comments

News

effe

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

Archivio