“Quel che sapeva Maisie” di Scott McGehee e David Siegel

di / 24 giugno 2014

Liberamente ispirato al romanzo Quel che sapeva Maisie di Henry James (1897), il film diretto da Scott Mc Gehee e David Siegel racconta la storia, aggiornata al presente, di Maisie, una bambina di sei anni, contesa nella causa di divorzio tra i suoi genitori.

Genitori egocentrici. Susanna, madre disorganizzata, una rockstar invecchiata troppo preoccupata a non uscire di scena e Beale, un mercante d’arte il cui lavoro viene prima di tutto; due genitori, entrambi, troppo presi da se stessi, che combattono per l’affidamento della figlia, unica a garantire loro amore incondizionato, necessario a nutrire i loro narcisismi.

Coccolata e poi dimenticata, viziata e poi abbandonata, messa in mezzo suo malgrado Maisie deve sopportare anche i nuovi matrimoni dei due genitori: quello del padre con Margot, la sua tata più giovane e quello della madre con Lincoln, un sexy barman giovane e affascinante. Due famiglie inedite che non riescono a funzionare. Eppure la piccola Maisie riesce ad essere felice e a ritrovare un po’ di spensieratezza solo con Margot, e con Lincoln, che a differenza dei due genitori naturali sembrano capaci di comunicarle serenità e sicurezza.

Il bizzarro e spietato mondo degli adulti visto dagli occhi di una bambina, trattata spesso come un pacco postale, spedita da una casa all’altra, da un taxi a un bar, dalla solitaria panchina di scuola al letto di una sconosciuta. Anche i personaggi si scoprono e si apprezzano solamente in relazione ai comportamenti che hanno con la piccola. Ad esempio il personaggio di Lincoln, il fidanzato giocattolo sposato poi da Susanne unicamente per ottenere l’affidamento della bambina, racconta forse una crescita personale degna di nota: da toyboy a “padre” attento e premuroso, senza alcun artifizio.

Julianne Moore e Steve Coogan (Susanne e Beal) dovendo rappresentare in questo film lo stereotipo degli adulti dell’era contemporanea, egoisti e immaturi, assenti e superficiali, rimangono confinati a comparsate in squarci di situazioni con poco margine di interpretazione: una Moore sempre più fuori di testa, emotiva e isterica, inaffidabile e consapevole di esserlo affiancata da un inedito Coogan, uomo d’affari insensibile decisamente lontano dal ruolo del giornalista Martin Sixsmith interpretato nel recente Philomena.

L’attrice Onata Aprile, nei panni di Maisie, è confinata a recitare “in silenzio”, eppure attraverso i suoi sguardi ipnotici, le sue espressioni, i suoi sorrisi e le sue lacrime riesce a conferire un certo ritmo all’intero film. Sono gli attori ad essere centrali in Quel che sapeva Maisie che riesca ad aggiornare una tematica tanto triste e attuale mutando un classico della letteratura americana. Quello che il film vuole raccontare è un divorzio attraverso gli occhi di una bambina, lasciando alla nostra immaginazione tutto quello che non possiamo sapere con esattezza. Per fare questo, la coppia di registi si limita ad affrontare superficialmente una questione cruciale come la dinamica genitore naturale-genitore “acquisito”, banalizzando le figure di Margot e Lincoln nel momento in cui sceglie la loro unione, come unico lieto fine del film, come fosse una favola per bambini.

Il tema della genitorialità che va oltre i ruoli convenzionali e l’affetto dei figli verso i genitori che non può essere incondizionato, ma va meritato e costruito giorno dopo giorno, galleggia in superficie senza mai essere veramente approfondito.

(Quel che Maisie sapeva, di Scott McGhee e David Siegel, 2013, drammatico, 99’)

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