”Mi ricordo“
di Joe Brainard

di / 8 ottobre 2014

Due semplici, banali parole, una specie di formula magica che si ripete senza sosta come un mantra, voce iniziatica che di volta in volta può far scattare un flash, soffiare via la polvere del passato e schiudere un mondo. Mi ricordo. La voce è quella di Joe Brainard (1942-1994), pittore, illustratore e poeta legato alla Scuola di New York. La casa editrice Lindau ha pubblicato per la prima volta in Italia quest’opera unica e molto amata, che ha ispirato tutta una serie di epigoni, tra cui anche il George Perec di Je me souviens.

Non si tratta di una semplice autobiografia. Non ne ha la coerenza né la linearità. Non c’è una storia. Semmai, una miriade di micro-storie (a volte fatte di una sola riga) che scappano in tutte le direzioni e sono appese a un unico gancio, quello di un io narrante (o meglio, ricordante) tramite cui fuoriescono come schegge impazzite.

Infatti, quello che può sembrare un vuoto esercizio autoreferenziale, un puro gioco narcisistico, diventa in realtà il ritratto «impressionista» di un’epoca, con le sue manie, le sue speranze, le sue contraddizioni. A partire dal dato individuale, privato, persino minuscolo e apparentemente significante, prende forma un respiro comune, un insieme di rituali collettivi, ma anche di sfide e di deviazioni dalle strade maestre tracciate dalla società… Una serie di frammenti che, in un amabile disordine, vanno a comporre un mondo fatto di briciole quotidiane, prodotti di consumo, oggetti qualunque di una vita qualunque (hot-dog, frigoriferi, dentifrici, giocattoli, dischi, riviste, film, show televisivi…), personaggi destinati a essere dimenticati, piccole grandi esperienze che segnano un’infanzia e un’adolescenza, capaci di rimanere dentro per sempre.

Un mondo straordinariamente colorato e ricco perché pulsante di vita, pieno di sfaccettature: un mondo che risuona al ritmo placido della provincia americana dell’Oklahoma e a quello elettrizzante del Greenwich Village di New York in piena epoca di contestazione. Dall’american way of life alla trasgressione, la ricerca della libertà esistenziale ed espressiva nel fermento ideologico-politico degli anni Sessanta. E il sesso. Scoprire presto di essere omosessuali e vivere con audacia la propria sessualità, senza rinunce né compromessi. Nulla sfugge a questa corsa spericolata a ritroso nel tempo, a questo viavai continuo e sfacciato di ricordi: conformismo e trasgressione, spirito critico e nostalgia, confessione e dissimulazione di sé, emozione e controllo.

Ma soprattutto tanta ironia, che in un libro del genere diventa necessariamente autoironia, la vera arma vincente contro la drammatizzazione e la retorica del sé autobiografico, e il vero grande antidoto alla monotonia dell’elencazione fine a sé stessa. Quel che ne risulta è una sincera e divertente ricostruzione caotica del proprio mondo e di quel che si è diventati facendo i conti con esso, spesso – inevitabilmente − barando.

(Joe Brainard, Mi ricordo, trad. di Thais Siciliano, Lindau, 2014, pp. 168, euro 14)

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