“Chiudi gli occhi e guarda”
di Nicola Pezzoli

di / 1 giugno 2015

Il Mare con la maiuscola, filtrato dagli occhi di un bambino, ha un orizzonte difficile da tracciare. Non si tratta solo di stabilirne i colori, ma di fissarne anche il tempo.

Torna il Corradino di Quattro soli a motore, con i suoi slanci e le sue ferite, nel nuovo libro di Nicola Pezzoli, Chiudi gli occhi e guarda (NEO.Edizioni, 2015).

Il tempo è quello della pubertà, di quella frattura geologica o falda, che provoca sconvolgimenti tellurici determinanti nel percorso verso l’adultità.

È quella fase in cui non si è più sicuri di come siamo davvero, né di sapere cosa vogliamo, in cui si accorciano di colpo le possibilità e gli orizzonti diventano impenetrabili.

Rispetto al precedente romanzo, il narrare di Pezzoli si fa più intimo e arioso allo stesso tempo. I personaggi sono diversi. Non c’è più il violento «Videla domestico» con la sua cinghia, il misterioso Kestenholz, né i bulli di periferia e anche le ferite a forza di carezzarle non fanno più poi tanto male. Persino il luogo è differente: «Andar via da Cuviago è come spezzare un assedio invisibile. Vorrei fosse per sempre. Sarà per tre settimane. Speriamo che non corrano via, che stiano ferme per un po’».

È sempre estate, ma siamo nell’anno successivo, il 1979. Corradino si appresta a vivere la sua prima vacanza al mare, anzi Mare con la maiuscola, solo con la madre nell’immaginaria Marina Ligure, ospiti di anziani zii con cui la donna aveva sporadici ma affettuosi contatti telefonici.

Il romanzo si divide in due parti dai titoli ossimorici e antagonisti fra loro ma al tempo stesso complementari: «L’infinita ombra» e «L’infinita luce». Infatti «L’infinita ombra» si riferisce alla cecità dello zio Dilvo con cui il ragazzino instaura un rapporto breve ma intenso, ricco di insegnamenti di vita, il più importante dei quali racchiuso nell’imperativo «Chiudi gli occhi e guarda», un invito ad andare oltre le apparenze e a vedere con gli occhi del cuore.

La seconda parte, a dispetto del titolo, è meno spensierata della prima anche se racconta della vacanza vera e propria al Mare, dopo la partenza degli zii, tra giochi, bagni, gelati e prime esperienze sessuali.

Ma è proprio là dove c’è tanta luce che ci sono altrettante ombre. Ed è questa la parte in cui l’autore narra la parte più oscura e segreta dell’adolescente Corradino con i suoi turbamenti e le sue idee. Ed è qui che il racconto si fa più autobiografico.

Il racconto infatti fluisce come un fiume in piena recuperando gli odori e i rumori dei giochi sulla spiaggia in un continuo accavallarsi della voce del bambino, un flusso di coscienza al limite dello sgrammaticato e del vernacolo, ma sempre sorvegliato, con quella dello scrittore che, novello verista, si eclissa regredendo nel ricordo alla condizione prepuberale. Questa tecnica di scrittura ha il merito di far percepire il modo, più o meno svelato ma sempre presente, di vedere le cose dell’autore: ad esempio, il rifiuto di una differenziazione netta di genere, ammettendo la componente androgina, come nell’episodio in cui Corradino, infastidito dall’acre e pungente odore del dopobarba dello zio, si chiede come mai i maschi non usino profumi fruttati o floreali.

Pezzoli sa coinvolgere. E inevitabilmente lo stato d’animo di chi scrive diviene lo stato d’animo di chi legge. Chiudi gli occhi e guarda è come un arazzo, una tela che intreccia le vicende e i pensieri di Corradino. Il protagonista e il Mare si impongono prepotenti. Quello che l’autore ci restituisce del paesaggio non è mai uguale a se stesso. Da qualche parte c’è un invito, un codice d’accesso lasciato sulla sabbia, come cantava Fossati «Se c’è una strada sotto il mare prima o poi si troverà».

E il Mare per il dodicenne Corradino, come la vita, è «una presenza oscura all’orizzonte, al tempo stesso materna e terrificante».

Chiudi gli occhi e guarda è riflessivo e a tratti leopardiano (Corradino parla a un certo punto dello «scherzo di nascere»).

Tra i ricordi dello sciabordio e le prospettive sempre infinite qualche gancio deve pur esistere perché se si guarda a lungo il Mare, si scopre che quell’orizzonte è tutt’altro che malinconico. Anzi ha una sua irriverente ironia da dodicenne.

(Nicola Pezzoli, Chiudi gli occhi e guarda, NEO.Edizioni, 2015, pp. 135, euro 12)

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LA CRITICA

Il modo di narrare di Pezzoli è una magia che ha la capacità di cambiare lo stato d’animo del lettore nel momento in cui dipinge una realtà sbriciolandola in pensieri e parole per farla riemergere mutata e vissuta, diversa e confusa come il suo personaggio.

VOTO

7,5/10

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