“Jurassic World”
di Colin Trevorrow

Tornano i dinosauri più famosi del cinema

di / 12 giugno 2015

Sono passati ventidue anni dal sogno del miliardario John Hammond di creare un parco di attrazioni con i dinosauri sull’Isla Nublar, al largo della Costa Rica. Quel primo tentativo non era andato bene, ma oggi è realtà. Il “park” è diventato “world” e Jurassic World attira ogni giorno più di ventimila visitatori sull’isola organizzata come un qualsiasi parco giochi del mondo. Solo che le attrazioni sono i dinosauri, liberi nel loro habitat, o rinchiusi in recinti se sono carnivori. I turisti girano tra di loro come in un safari, li guardano nelle grandi piscine, giocano con i cuccioli nella nursery. Claire Dearing è la direttrice del parco. Deve ricevere i suoi nipoti che non vede mai arrivati in visita al Jurassic World, ma deve anche gestire gli ultimi dettagli della nuova, grande attrazione: l’Indominus Rex, un dinosauro mai esistito in natura, creato in laboratorio incrociando i geni di specie già esistenti. Mancano pochi giorni all’inaugurazione e l’Indominus si dimostra molto meno controllabile di quello che credevano tutti. Sarà il ranger Owen a dover prendere in mano la situazione per evitare un nuovo disastro.

Jurassic World, il quarto capitolo della saga dei dinosauri inaugurata da Steven Spielberg nel 1993 e, apparentemente, conclusa nel 2001 con il terzo capitolo, ha bisogno di essere inquadrato per poter essere propriamente analizzato. I due seguiti di Jurassic Park non erano stati al livello del primo capitolo per vari motivi. Il mondo perduto aveva comunque garantito un successo di pubblico quasi senza precedenti (l’unico precedente era lo stesso Jurassic Park) e di conseguenza un enorme ritorno in termini economici diretti e indotti. Il film del 2001 aveva deluso a ogni livello: Spielberg aveva abbandonato la regia, gli incassi non erano arrivati a duecento milioni in tutto il mondo, ben al di sotto dei due episodi precedenti. Questo non ostacolò l’idea di un quarto capitolo che iniziò a essere progettato già nel 2002. Nel 2011 arrivò finalmente l’annuncio ufficiale da parte di Steven Spielberg: il quarto film sarebbe uscito. C’erano parecchie perplessità sul progetto da parte della stampa e in generale del mondo del cinema. Con i film successivi, Jurassic Park aveva perso un bel po’ di credibilità come marchio e ci si domandava che presa avrebbero avuto i dinosauri su un pubblico sempre più abituato all’incredibile da un cinema che rispetto al 1993 aveva fatto enormi passi avanti sul piano dell’intrattenimento visivo con la crescita della tecnologia. Insomma: se il primo Jurassic Park era sorprendente anche sul piano degli effetti speciali, con il primo uso della CGI mescolata agli incredibili robot dinosauri, si pensava che Jurassic World non avrebbe potuto in nessun modo raggiungere lo stesso livello di meraviglia.

L’intelligenza della produzione è stata quella di collegare il quarto capitolo direttamente al primo, ignorando quasi completamente tutto quello che c’era stato in mezzo. In questo modo, e con una campagna marketing quasi spietata, sono riusciti a creare un’aspettativa sempre più alta. C’è da dire subito che l’effetto meraviglia non è assolutamente al livello del 1993. Con un uso sistematico della computer grafica unita al 3D, Jurassic World non ha niente da invidiare a qualsiasi film fantascientifico/catastrofico/di azione/di mostri degli ultimi anni, ma allo stesso tempo sul piano visivo non offre niente in più. Se si va a guardare i dettagli, la trama è abbastanza insulsa nelle sue svolte sempre prevedibili, i personaggi sono piuttosto piatti, nonostante l’astro ormai nato del tutto Chris Pratt si sforzi di fare il piacione quanto può (si dice che sarà il prossimo Indiana Jones, evidentemente dopo I guardiani della galassia sta continuando ad affinare il personaggio) e manca la scena, o le scene, memorabili che avevano fatto di Jurassic Park un classico immediato (una su tutte: i cerchi d’acqua  nei bicchieri). Come si è detto, però, Jurassic World è un film intelligente, volendo anche furbo. Probabilmente il merito è da dare al regista Colin Trevorrow, chiamato abbastanza a sorpresa per questo sequel dopo aver girato un solo film di un certo interesse (Safety Not Guaranteed del 2012, recuperatelo). Trevorrow ha avuto libero accesso alla sceneggiatura già preparata da Rick Jaffa e Amanda Silver (gli autori dei due ultimi, molto interessanti, Pianeta delle scimmie) e l’ha modificata con il contributo del suo uomo di fiducia Derek Connoly. Sono stati loro ad aggiungere quell’ironia che dà qualcosa in più a Jurassic World, quella capacità di non prendersi sul serio fino in fondo, di scherzare con se stesso e con tutto quello che c’è stato prima, all’interno della saga e fuori, scherzando con lo stesso Spielberg – rimasto come produttore esecutivo – e con il suo cinema.

Uno dei limiti dei primi due seguiti di Jurassic Park era la continua corsa all’eccesso per creare sensazione nel pubblico: più dinosauri, più azione, più cose improbabili e soprattutto sempre più computer graphic. Qui quel limite viene denunciato da subito: l’Indominus Rex viene creato perché il pubblico vuole qualcosa di più grosso, di più rumoroso, di più fico e con più denti, parole loro. Quell’eccesso diventa quindi una sorta di manifesto, di cifra stilistica precisa, di scelta consapevole. Se ci si lascia trascinare dalla voglia di divertire, dalla frenesia e dal rumore, Jurassic World è uno spettacolo a suo modo anche esaltante. L’importante è non andare a cercare significati ulteriori, anche perché in fondo a tutto c’è una critica all’intervento eccessivo dell’uomo sulla natura per piegarla ai suoi interessi, fino a creare nuove specie  per fare cassa. Posta in un film che parla di dinosauri ricreati in laboratorio dal dna conservato all’interno di zanzare cristallizate in gocce di resina non può che risultare ridicola.

(Jurassic World, di Colin Trevorrow, 2015, azione, 124’)

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LA CRITICA

Il ritorno dei dinosauri più famosi del cinema non poteva essere semplice dopo due seguiti non all’altezza dell’originale e con più di vent’anni passati dalla prima uscita nelle sale. Jurassic World se la cava con l’arma dell’ironia. Non si prende sul serio, fa spettacolo, ma niente di più.

VOTO

6/10

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effe

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