“Repertorio dei matti della città di Roma”, a cura di Paolo Nori

Guida antropologica alla follia romana

di / 22 febbraio 2016

Repertorio dei matti della città di Roma

Li troviamo agli incroci, in periferia, vicino ai monumenti o ai luoghi di ritrovo, spesso ci vengono incontro inveendo senza osservarci, ancora più spesso ci ignorano deridendo in silenzio la nostra noiosa sanità mentale.
Sono gli eccentrici, gli incompresi, i borderline, o più comunemente definiti matti, quelli che popolano ogni città che si rispetti, che sono parte integrante di esse, opere d’arte urbane in movimento che tracciano una netta linea di confine tra il loro mondo e il nostro.

Ed è proprio a questi personaggi che Paolo Nori presta attenzione, con l’intento di realizzare attraverso una serie di seminari nelle principali città d’Italia, una consistente mappatura che li contenga tutti in piccoli libretti, un po’ come si fa, a sentire Nori, con le guide dei ristoranti e degli alberghi.

Così dopo Bologna, Milano e Torino, prende vita il Repertorio dei matti della città di Roma (Marcos y Marcos, 2015), concepito durante una serie di incontri tra marzo e maggio 2015 nella libreria romana Altroquando.
Probabilmente Roma è il palcoscenico per eccellenza di squinternati fuori luogo e fuori tempo, alcuni sconosciuti altri piuttosto popolari, e tutti trovano posto in queste pagine, certo all’apparenza in modo disordinato e senza senso logico ma, bisogna dirlo, pur sempre coerente con il tema trattato.
Attraverso questa vera e propria guida dei matti riconosciamo ogni via, piazza e quartiere della capitale, dal Pigneto a San Lorenzo, da Porta Maggiore a Ostiense, a piazza Bologna, fino a Ponte Milvio dove c’era gente che andava in giro ad attaccare lucchetti a un palo; ma c’era anche chi stanco di abitare in una strada che non aveva nome, un giorno, sotto casa sua aveva piantato un cartello dove c’era scritto: «Via Meglio di Niente».

E continuando a sfogliare questo divertente repertorio possiamo trovare davanti alla stazione Termini un tassista che una volta aveva tirato fuori una sciabola per sfidare un collega che gli aveva preso una cliente, o invece uno che diceva di essere spiato dai russi del Te Che De, che forse era la sua versione del Ke Ghe Be (KGB), o ancora una che aveva comprato un registro contabile dove annotava tutto quello che faceva, così da avere sempre un alibi nel caso fosse stata accusata di qualcosa.
Poi c’era quella signora che viveva in un appartamento con due piccoli balconcini in un prefabbricato a Monteverde e raccontava sempre alle nipoti che un giorno quando era giovane sulla sua terrazza ci ha trovato D’Annunzio e un asino, oppure quella che abitava in una villa al Gianicolo convinta che gli aerei volassero a bassa quota vicino casa sua perché i piloti la corteggiavano.
C’è da dire però che, per quanto ironiche e spassose, queste figure non sono altro che il prodotto di una realtà convulsa e caotica che ci vuole e ci mantiene sempre tutti al limite tra la normalità e la pazzia, non c’è dunque da stupirsi se alcuni di questi comportamenti stravaganti li ritroviamo nelle persone che conosciamo e incontriamo tutti i giorni.

Ancora più interessante e provocatoria, però, è stata la scelta di inserire allusivamente alla collezione le stranezze di politici, personaggi pubblici, noti criminali, attrici che hanno fatto la storia del cinema italiano e, sorprendentemente, anche del capo della chiesa.
«“Marcello Marcello…” diceva una che una volta s’era buttata tutta vestita dentro la fontana di Trevi per farsi il bagno».

 

(Repertorio dei matti della città di Roma, a cura di Paolo Nori, Marcos y Marcos, 2015, pp. 200, euro 10)

 
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LA CRITICA

«Forse ogni città dovrebbe possedere un repertorio dei pazzi, così come di ogni città esistono le guide dei ristoranti e degli alberghi», scriveva Roberto Alajmo nella prefazione del libro Repertorio dei pazzi d’Italia, e forse era proprio il caso di farli questi repertori, perché basta alzare lo sguardo per riconoscerli e riconoscersi.

VOTO

6/10

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