“L’impostore”
di Javier Cercas

Un’indagine sulla menzogna dell’esistenza umana

di / 26 maggio 2016

Compertina di L’impostore di Javier Cercas Flanerí

L’impostore di Javier Cercas (Guanda, 2015) è la vera storia di Enric Marco, un uomo dalla personalità complessa, che è riuscito a ingannare milioni di persone spacciandosi per un ex deportato del lager tedesco di Flossenbürg. Javier Cercas ricostruisce la storia dell’ormai novantenne Marco, nato a Barcellona nel 1921, sondando nel passato torbido di un personaggio allo stesso tempo estremamente controverso e affascinante.

Attraverso l’investigazione nel passato di Marco, Cercas riesce a ricostruire e delineare un periodo confuso e poco conosciuto della storia spagnola, quello che va dagli anni immediatamente precedenti all’inizio del franchismo fino agli anni successivi alla sua caduta. Proprio il caos scoppiato dopo la morte del dittatore ha probabilmente reso possibile l’intreccio di eventi che hanno fatto sì che nel corso degli anni Marco si affermasse come una figura di riferimento per molte persone, sia nell’ambito della Confederación Nacional del Trabajo, di cui è stato segretario generale per molti anni, che in quello dell’associazione di repubblicani spagnoli che nella prima metà degli anni ’40 vennero deportati nei campi di concentramento nazisti.

L’opera si sviluppa quindi su due fronti: uno è indubbiamente quello dello sviluppo in fieri della storia stessa, l’altro è quello dell’analisi storica e dell’indagine psicologica. Marco, che emerge come un medio-patico, egocentrico e narciso, si identifica in certa maniera con la parte più oscura di ogni essere umano, alla continua ricerca di attenzioni da parte dei propri simili, essendo capace di sfruttare qualsiasi mezzo in suo possesso pur di costruirsi un alter ego che lo tenga al sicuro dalla banalità della vita e che allo stesso tempo gli assicuri la considerazione e l’ammirazione degli altri.

Tramite la figura di Marco, Cercas costruisce un romanzo non-fiction, cimentandosi con successo in un genere di racconto per molti aspetti diverso rispetto alle sue passate esperienze di narratore. Con grande abilità riesce a mettere a nudo il vero essere di un personaggio che per anni è riuscito a celare il proprio passato grazie al sapiente miscuglio di verità e menzogne, spogliandolo della spessa coltre di bugie sotto la quale si era rifugiato. L’instancabile ricerca di Cercas nei trascorsi di Enric Marco non vuole però né essere un tentativo di riabilitazione né una ricerca per comprendere i motivi che lo abbiano spinto ad appropriarsi di un passato che non gli appartiene.

La particolarità del romanzo sta forse proprio nel fatto che può fare presa su un vasto pubblico di lettori, non trattandosi di un romanzo prettamente storico. Ciò che piuttosto rende avvincente L’impostore è la straordinaria abilità di Cercas di avvicinarsi al lettore, attraverso un percorso di arricchimento personale e di introspezione psicologica, in una sorta di continua indagine sul proprio io e di sfida con se stesso, al punto da mettere in risalto nel corso della narrazione tutti i propri dubbi, che siano veri o menzogneri, circa la natura stessa del mestiere dello scrittore, un «narcisista fabbricante di bugie e artifici».

La vera bravura di Cercas sta nell’aver avuto l’acume di sfruttare la vicenda di Marco come ottimo tramite per mettere in luce la duplice natura della vita di ogni uomo e riflettere sulla presente costanza della finzione nella nostra quotidianità, mettendo in risalto l’eterno dilemma della molteplicità di prospettive attraverso le quali scrutare e analizzare la realtà. Il ruolo attivo affidato al lettore, che diventa allo stesso tempo giudice della vicenda di Marco e di se stesso, rende L’impostore un romanzo estremamente moderno perché, che ci piaccia o no, l’invenzione e la menzogna fanno parte dell’esistenza di tutti noi, una sorta di schermo che ci protegge dalla realtà del mondo, talvolta cruda e intricata.

 

(Javier Cercas, L’impostore, trad. di Bruno Arpaia, Guanda, 2015, pp. 406, euro 20)

 

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LA CRITICA

Javier Cercas presenta con grande maestria la storia di un abile bugiardo, offrendoci un ottimo spunto per riflettere sull’ambiguità dell’animo umano, costantemente diviso tra verità e impostura.

VOTO

8,5/10

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