Il caso editoriale di NN Editore

Tutti i Nomi della Casa di Nessuno

di / 10 novembre 2016

Iniziamo dalle facce. Bellamente schierate. Chi inchioda, chi svicola, chi sorride di taglio. Sono una squadra in mostra. Palesemente soddisfatta, di un’euforia in rilievo, che impugna una N non tanto come un totem, ma come un oggetto domestico. Un inquilino del quotidiano. Sono Eugenia Dubini, Alberto Ibba, Edoardo Caizzi, Serena Daniele, Alex Pietrogiacomi solo per citarne alcuni. Sono loro le identità esplicite di una casa editrice milanese fondata appena lo scorso anno che si chiama come Nessuno. NN Editore (qui il loro sito), dove “NN” sta per “nescio nomen”.

È nata così, innescando una chiacchiera tra Eugenia Dubini, Alberto Ibba, Edoardo Caizzi e Gaia Mazzolini, scomparsa lo scorso febbraio. Ognuno con i suoi interessi editoriali germogliati da tanto e intenzionati a fondersi. «Già da quella prima volta abbiamo iniziato a parlare della possibilità di dare inizio a un nuovo progetto, vedevamo degli spazi aprirsi e cambiamenti interessanti profilarsi all’orizzonte», ricorda in un’intervista Eugenia Dubini.

La volontà netta di NN Editore è quella non sottrarsi al proprio tempo, soprattutto al suo disorientarsi inesauribile, al suo rimescolare termini e confini. «Raccontare il mondo contemporaneo, […] mettere in luce, dare risalto a questo nodo, a questa confusione etica in cui siamo immersi».

Una ricombinazione costante di ruoli e contrappesi, in cui definire, da esigenza indubbiamente umana, diventa arginante, escludente, quasi rischioso. Attraente e dannoso.

Parlare di uomo e di donna, di madre e di padre e sentire in ciascuno di questi vocaboli una fragilità vertebrale pronta a far scricchiolare ogni crepa. «Il tema è il tema della letteratura per eccellenza […] così abbiamo deciso che per noi questo filo di ricerca e di proposta sarebbe stato un vincolo nella scelta, insieme alla qualità della scrittura, e da subito ci siamo confrontati, da forti lettori quali tutti siamo, sul cambiamento di prospettiva, sia come ruolo di editore oggi, sia come gusto del lettore».

E l’urgenza sanguigna di una plasticità costante, induce alla scelta di NN Editore di non ricorrere alle collane come sistema di catalogazione, ma di «strutturare il catalogo in serie, seguendo un filo tematico o un punto di ispirazione comune a ogni progetto, da proporre ad agenti, autori e infine ai lettori come filo conduttore e anche come percorso di lettura».

Libri divisi per Stagione di nascita (2015 e 2016), per naturale appartenenza a un autore, come La trilogia della pianura di Kent Haruf, deceduto nel 2014 e completamente ignorato in Italia, fino alla pubblicazione con NN Editore. Oppure per comune sensibilità congenita, come nel caso della serie Viceversa, improntata sul concetto del rovesciamento possibile, dell’abbattimento di margine tra bene e male, tra mattino morale e notte del peccato. Un terreno meticcio in cui le orme s’intrecciano e ogni passo contiene il suo opposto.

«Non più l’epoca per vizi e virtù impigliati in una scultorea definizione una volta per sempre: rigidi esatti rassicuranti. Nella società contemporanea, dove tutto è più fluido, liquido, mutevole e rapido, anche i vizi e le virtù cambiano di posto, di faccia, di forma e di sostanza. Ma il loro motore rimane la passione. Ed è lì che andiamo a frugare».

Libri dalla grafica sofisticata e accattivante, in cui permane sempre un’attrazione sospesa; e poi trame impreviste, distoniche e affabulanti.

Oltre al già menzionato Haruf, ecco i titoli che più di altri ci hanno colpito:
Panorama, di Tommaso Pincio. Vincitore del Premio Sinbad 2015. La vicenda di Ottavio, che s’innamora senza aver toccato. S’imbatte in Ligeia nell’eden gassoso di un social network e comincia a scrivere dopo aver solo letto per tutta la sua vita. E quell’amore impalpato sgualcisce il corso delle cose.

Anche noi l’America, di Cristina Henríquez. La sorte di Maribel, ragazzina messicana travasata nel Delaware dopo l’incidente che l’ha resa infelice.

Le cose che restano, di Jenny Offill. La famiglia di Grace, suo padre ponderato e stabile, sua madre ipnotica e borderline. La continua fame d’amore di una figlia verso sua madre, in costante squilibrio tra premura e distanza. Raccontato come una favola colpevole di troppa verità.

Il resto è affondare. Nelle pagine che ancora verranno e in quelle già intagliate. Nelle facce di tutte le storie. Grazie alle facce, sempre pronte, al riparo dai nostri occhi, di chi le sceglie e le cura come voci interiori, come odori di strada.

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