Se il desiderio fosse fallire
“Adulterio e altre scelte” , una raccolta di racconti di Andre Dubus
di Giada Ferraglioni / 6 febbraio 2019
Nel mondo della letteratura si aggira questa idea secondo cui esisterebbero due categorie di autori: gli scrittori per tutti e gli scrittori per gli scrittori. Di Andre Dubus si è sempre detto che appartenesse alla seconda, e che i suoi racconti venissero apprezzati più da autori del calibro di King, Oates , Yates, Updike e Vonnegut, che da un pubblico più ampio. Che abbia senso o no dividere le cose in questo modo, la questione rimane una: Adulterio e altre scelte (Mattioli 1885, 2018) è un capolavoro della narrativa mondiale, così come gran parte della sua produzione letteraria.
Tra i tanti meriti di Dubus in Adulterio e altre scelte, tradotto da Nicola Manuppelli, il più straordinario è quello di aver colto la verità dietro al desiderio occidentale. Se il racconto del sogno americano è incentrato sul lottare per vincere e poi vincere per davvero, il sogno dei singoli americani è il suo esatto opposto: quello di liberarsi dalla lotta quotidiana, di dare un calcio alla scala sociale e di arrendersi al fallimento. Ancora di più, quello di poter scegliere il fallimento come opzione, anche e soprattutto nei momenti topici della vita.
E dunque, all’interno della raccolta l’adulterio coincide con il tradimento dell’aspettativa. Il più delle volte verso il proprio padre, che in tutte le storie simboleggia l’ingombranza della vittoria redentiva come unica prospettiva. Ma anche sottilmente verso la figura della madre, che ossessionata dal dovere della cura, trasforma il supporto nel senso di colpa per l’insuccesso.
È una boccata d’aria fresca il momento in cui, in “Ritmo”, il militare amico del protagonista mette fine a un allenamento sfiancante rivolgendosi al comandante con un «me ne torno a casa». Dopo che per tutto il tempo del racconto si era guardato al protagonista resistente come unico possibile eroe della storia, il processo di liberazione prende vita nell’amico che si arrende. E non importa se nella storia chi resta troverà la forza di continuare grazie al fallimento dell’altro, usando la reputazione di chi se ne va come trampolino di lancio per il proprio riscatto: la bussola del lettore si è già spostata, dalla vittoria alla resa.
Tolti gli obblighi e i doveri, quel che resta della vita dei personaggi è quello che realmente è: le impressioni distratte, i ricordi improvvisi e confusi, le abitudini, gli automatismi, le reazioni emotive più spontanee. La narrativa di Dubus in Adulterio e altre scelte si sviluppa con il preciso intento di spezzare la coincidenza tra la vita e il dovere razionale. Nei suoi racconti, a vivere davvero sono i personaggi del contorno, quelli che, senza cercare mai di mettere a fuoco se stessi e la loro posizione, portano avanti la routine della quotidianità.
La vita è nelle pieghe delle giornate, in quei momenti in cui non ci si accorge di star vivendo. Non è un caso se la nostalgia dei protagonisti si manifesta secca nei particolari senza valore: «la birra che rimane sul fondo delle borse frigo», «la doccia calda e poi fredda», «i soffi di sabbia e le labbra screpolate». Una descrizione che va di pari passo con quella della natura, che non ha bisogno di fronzoli per affermare la propria necessità, e che Dubus riesce a portare avanti con un’agilità narrativa tale da conciliare insieme Čechov, Carver, Cheever, Pancake e Faulkner: «Il giorno dopo il sole e un vento gelido asciugarono la terra», oppure «appena oltre i tetti, dall’altra parte della strada, il sole stava scendendo verso l’oceano che non potevano vedere».
La voglia di riportare con forza l’essere umano sul piano naturale diventa la sua dote letteraria più incisiva, dote che probabilmente tocca i livelli più alti in “Adulterio”, l’ultimo racconto della raccolta e spunto che darà forma a Noi non abitiamo più qui: «Guardando le rose gialle di fianco al letto, sta dicendo addio a Hank, e sente quel saluto fin nel profondo, dentro il ventre e nel cuore».
Leggere Dubus fa male ai sensi, perché traccia un percorso emotivo dal quale difficilmente si esce indifferenti. Ma fa anche bene allo spirito: liberando i personaggi dalla menzogna del mito “o vittoria o morte”, ci ricorda che è sufficiente il nostro esserci e il nostro soffrire, tanto per la vita quanto per la letteratura.
(Andre Dubus, Adulterio e altre scelte, trad. di Nicola Manuppelli, Mattioli 1885, 2018, pp. 246, euro 16)
LA CRITICA
All’interno della straordinaria produzione letteraria di Andre Dubus, la raccolta Adulterio e altre scelte occupa una posizione particolare per l’accuratezza con cui lo scrittore ha fatto in pezzi il sogno liberale.
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