Seduta ipnotica
da realismo magico

Su “La meravigliosa lampada di Paolo Lunare” di Cristò

di / 19 dicembre 2019

Cover-La meravigliosa lampada di Paolo Lunare

Ipnotica: la definizione più adatta per la scrittura di Cristò. Ipnotica come può essere un’opera letteraria che trasferisce continuamente il significato servendosi nient’altro che di una materia tanto semplice quanto la realtà: prendendo spunto dalla quotidianità la narrazione innesca un meccanismo di metamorfosi che si tramuta in fantasia per rivelare l’inedito. Per averne un’idea basta leggere La meravigliosa lampada di Paolo Lunare (2019), ultima uscita TerraRossa Edizioni che accoglie di nuovo Cristò nel suo catalogo dopo Restiamo così quando ve ne andate.

Petra e Paolo assistono a un mondo che si sgretola: dietro la facciata di un matrimonio lungo e felice, qualcosa s’incrina. Quelle stesse mura che proteggevano la vita di coppia tra due personalità compatibili iniziano a far emergere crepe a causa di rivelazioni inaspettate. Tutto sarà tacitamente innescato da un elemento fantastico.

Anche in una storia così breve lo stile di Cristò stabilisce le regole per una seduta ipnotica che affonda le radici in un dualismo fondamentale: il tempo della narrazione e quello spaziale ed emotivo dei protagonisti. L’alternanza dei punti di vista dei due personaggi non fa che generare altrettante linee temporali ognuna delle quali avrebbe potuto minare l’equilibrio della trama, come troppi pezzi di una matrioska impossibili da contenere nell’involucro finale.

L’incedere narrativo innesca un meccanismo di continua scoperta grazie al quale, alla conclusione di ogni capitolo, i piani temporali anticipano o tornano a coincidere con il presente e una piccola rivelazione solletica la curiosità per iniziare quello successivo. Tale combinazione tiene testa anche al lettore più esigente senza riempire la storia di accorgimenti stilistici complessi e limitanti nel ritmo.

Il concepimento dell’elemento fantastico non è altro che un bisogno generato e alimentato dalle vicende umane. Il realismo magico di Buzzati si accompagna alla padronanza di una narrazione in cui la fantasia come deus ex machina è perfettamente integrata nell’ordinario: non è mai presenza che prevale sulle sue conseguenze, ma esiste e si sviluppa in funzione di una vita umana i cui contorni, col procedere della vicenda, si fanno più sfumati.

Le potenzialità dello stile di Cristò s’intuivano sin dalle sue prime opere. In La carne (Intermezzi), l’impianto narrativo di un’apocalisse zombie lasciava spazio a un susseguirsi di colpi di scena che facevano emergere temi umani di morte e perdita. Ma è con Restiamo così quando ve ne andate che l’autore raggiunge la piena maturità: il romanzo conferma una più sicura maestria nell’asservire la storia di Francesco, personalità al limite dell’autoemarginazione, al ritmo di piani temporali che, grazie a elementi fantastici e realtà alternative, s’intrecciano senza sosta.

Una narrazione semplice e l’assenza di orpelli linguistici immotivati non sarebbero niente senza la costellazione umana che ne viene fuori. Anche laddove la finzione domina librandosi nella fantasia pura, tutto è riportato a terra da protagonisti dolorosamente reali. La crisi dell’identità, la morte, la perdita di se stesso o dell’altro, sono i sottotesti che creano un’idea di letteratura molto semplice: la condivisione di esperienze umane universali come antidoto alla solitudine. L’equilibrio tra sperimentazione e linearità permette a Cristò di entrare nel novero degli autori italiani da tenere d’occhio nel panorama editoriale contemporaneo.

 

(Cristò, La meravigliosa lampada di Paolo Lunare, TerraRossa Edizioni, 2019, pp. 102, euro 13, articolo di Fabrizia Gagliardi)
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