Nascondersi dall’invisibile

"L’uomo invisibile" come storia di violenza

di / 10 aprile 2020

poster del film l’uomo invisibile

È uscito direttamente in noleggio sulle piattaforme digitali L’uomo invisibile, nuovo adattamento del romanzo di fantascienza del 1897 di H.G. Wells con un inedito punto di vista femminile come motore della trama.

Se nel libro, infatti, il protagonista era Griffin, un fisico che finiva vittima dei suoi stessi esperimenti sull’invisibilità, qui seguiamo Cecilia, compagna succube di Adrian Griffin (il nome torna), un geniale ottico miliardario maniaco del controllo e violento. Due settimane dopo essere riuscita a scappare dalla villa in cui di fatto era reclusa, Cecilia riceve la notizia che Adrian si è tolto la vita. Nel momento in cui dovrebbe finalmente sentirsi libera, la donna inizia invece a percepire una presenza che la segue e la osserva.

Nel 2017 la Universal Pictures aveva avviato un’ambiziosa operazione di lancio di un nuovo/vecchio universo cinematografico con La mummia. Sprovvista di diritti per attingere a un immaginario di fumetti come Marvel/Disney e DC/Warner, la casa di produzione aveva pensato di guardare ai film del passato, in particolare agli horror b-movie da rilanciare con nuovi budget e i mezzi della tecnologia del grande schermo. Il progetto prevedeva il coinvolgimento di grandissimi nomi: Tom Cruise, Russell Crowe, Javier Bardem, Johnny Depp, per dire solo quelli confermati.

Il colossale fallimento del primo film della serie ha portato Universal a rivedere in fretta i piani per rimediare alle perdite e, sostanzialmente, ad annullare tutto. Nel progetto iniziale di L’uomo invisibile, Johnny Depp avrebbe dovuto interpretare Griffin in un reboot più convenzionale. L’accantonamento dell’universo cinematografico ha aperto le strade a questa versione inedita alternativa e decisamente più interessante.

Il coinvolgimento della Blum House, la casa di produzione di Jason Blum responsabile degli horror di maggior successo degli ultimi anni (da Paranormal Activity alla saga di The Purge), ha trasformato L’uomo invisibile in un film a basso budget dallo spirito indipendente.

Scritto e diretto da Leigh Whannell, ideatore di film come Saw Insidious, la nuova versione del classico di Wells trasforma l’impostazione horror in un thriller psicologico teso e contemporaneo. Senza pretendere di diventare un film sociale, L’uomo invisibile riesce infatti a rappresentare in maniera molto credibile la violenza fisica e psicologica che molte donne si trovano a subire in ogni angolo del mondo.

Cecilia fugge da una vita di abusi che dall’esterno poteva solo che apparire perfetta. La megalomania di Griffin diventa, in questa versione cinematografica, un senso di onnipotenza che lo porta a voler controllare tutto, a non concepire la possibilità di un rifiuto fino ad arrivare a fingersi morto pur di ottenere quello che pensa essere suo di diritto.

Senza rivelare troppo della trama, che riserva comunque alcuni colpi di scena pur derivando da una storia abbastanza nota, L’uomo invisibile riesce a essere sempre credibile, senza mai scivolare – troppo – nel banale. Merito anche della protagonista Elisabeth Moss, già Peggy Olsen di Mad Men e June di Il racconto dell’ancella, attrice che sempre di più si sta costruendo un proprio percorso consapevole e coerente.

L’universo cinematografico dei mostri così come lo aveva immaginato la Universal non andrà avanti, ma questa versione di L’uomo invisibile rappresenta un modo intelligente, originale e interessante di confrontarsi con i classici per portarli nella contemporaneità in una veste nuova.

(L‘uomo invisibile, di Leigh Whannell, 2020, thriller, 124’)

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LA CRITICA

Dal romanzo classico di H.G. Wells, Leigh Whannell e la Blumhouse hanno immaginato di nuovo L’uomo invisibile come una storia di stalking e violenza, facendo centro.

VOTO

7/10

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