Sfera Ebbasta, l’innocuo

Famoso, l'ultimo album del trapper lombardo

di / 10 dicembre 2020

Il documentario Amazon su Sfera Ebbasta rende bene la cifra di cosa sia diventato il trapper italiano più influente di tutti. Nello stesso periodo Bezos ha fatto uscire quello su Tiziano Ferro, uno con un certo pedigree. Famoso è il suo ultimo lavoro, poco ispirato e senza nulla di interessante. Un passo decisamente indietro rispetto all’ultimo Rockstar.

È sicuro che esista una questione legata a un pregiudizio su di lui e la trap. Un mondo che non viene raccontato come merita. Qualcosa che ha le sfumature del gap generazionale. C’è un problema di comunicazione. Lo sappiamo. Diamo per certo che sia una condizione assodata. Parliamo solo di Famoso e ammettiamo senza troppe questioni che sia un lavoro mediocre, un miscuglio di luoghi comuni, stracolmo di retorica, di un machismo facilone e un immaginario che sa di posticcio. Una simulazione di vita. Non racconta nulla che un algoritmo dozzinale non possa raccontare.

L’immaginario di Famoso è confuso. Non è semplice capire a chi possa riferirsi, o chi possa entrare in empatia con questo lavoro. Anche quando sembra che Sfera possa darsi all’ascoltatore, non risulta mai onesto. Lo fa perché rientra in una prassi dalle fattezze della catena di produzione industriale. Sfera parla a Sfera di Sfera e la questione si risolve sempre in questo triangolo. Questo è quello che emerge. Eccolo lì mentre tenta di bilanciare, e bilanciarsi, e spingersi verso l’altro spruzzando dosi amore materno immutabile con frasi da tatuaggio sulla schiena da esibire in spiaggia.

In tutto questo, Famoso è pieno di un vittimismo passivo aggressivo che stucca, un dissing con tutti. Fa parte del gioco, ma qui straborda nel no sense. Gli altri sono cattivi e invidiosi. Sono cattivi e invidiosi perché io ce l’ho fatta e loro vorrebbero essere come me. Guardate come sono bravo. Un perseguitato.  Davvero dobbiamo assistere a tutto questo?

Abbiamo di fronte un’operazione piena di ospiti internazionali ed è un tipo di prodotto che non si vede mai da queste parti. Sfera Ebbasta è una macchina da soldi. Soldi, Soldi, Soldi. Non esce altro che profitto da Famoso. Nient’altro. “Hollywood“, ad esempio, niente più che un adolescente tendenzialmente naif che non sa come passare le ore della sua giornata e che ha trovato la formula magica per ricavarci i soldi.

Il flow urban fa da base a un lunghissimo tema scolastico di un viveur di plastica. C’è un’incursione alla Tommaso Paradiso per andare ad allungare i tentacoli su tutto il possibile, “Giovani Re“. Non fa neanche effetto, a pensarci. Retromania. C’è Gué, poi, che partecipa insieme a Marracash a “Tik Tok“, dove il punto più alto è la rima con Big Cock. “Bottiglie Privè” è il pezzo più furbo, il brano dove accendere gli accendini o i cellulari e che sembra scritto da Gazzelle dopo aver ascoltato l’intera discografia degli Zero Assoluto, mentre “Salam Aleikum” è il tentativo stereotipato di fare Mahmood,  e non solo a proposito di soldi.

Il resto è un insieme di insensatezze che si regge su qualcosa che somiglia fortemente al vuoto.

  • condividi:

LA CRITICA

Famoso è un album mediocre, a prescindere dai pregiudizi sulla trap e su Sfera Ebbasta.

VOTO

4/10

Comments

News

effe

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

Archivio