La primavera di due sorelle

“Cara pace” di Lisa Ginzburg

di / 7 giugno 2021

Copertina di Cara pace di Ginzburg

Candidato al Premio Strega 2021, Cara pace (Ponte alle Grazie, 2020) è uscito quando l’umanità era tutta ripiegata nel silenzio del guscio domestico, al riparo dal pericolo invisibile del virus. Lisa Ginzburg ci parla attraverso la voce narrante di una giovane donna e il libro ha tre protagoniste: Maddalena, sua sorella e Roma. Nel presente Maddalena vive a Parigi, con il marito Pierre e i figli adolescenti, ma è attorno al destino della sorella minore Nina – che da New York minaccia di separarsi dal fidanzato Brian (forse il suo ultimo barlume di solidità) – che gravitano i suoi pensieri: verso di lei e verso Roma, la città dove le due bambine, nate ai Castelli Romani, avevano vissuto dal momento della separazione dei genitori. La madre Gloria e il padre Seba avevano saputo lavorare con la bellezza – lei per la moda, lui fotografo – ma, dopo una breve passione, avevano prodotto una desolazione capace di avvolgere anche le figlie. Per alleggerire il peso che le due bambine si sarebbero portate sulle spalle non era bastato l’affetto dei genitori, che pure avevano fatto quello che potevano: sono cresciute sane, aveva sentenziato il giudice tutelare, nonostante il caos.

I racconti della storia di famiglia si sviluppano in una serie di quadri, dove le figure delle due ragazze restano pervicaci nei ruoli e nel loro intreccio affettivo. Nel tentativo comune di creare un nido laddove c’è solo confusione, «Maddadura», seppure fragile di salute, è la roccia tra le due, mentre «Ninamolle» si permette di sperimentare fallimenti, azzardi e capricci. Così il lettore viene cullato dentro un’intimità domestica fatta di questi due opposti, declinata in piccoli dettagli, legami, cattive abitudini, proposizioni e aspettative, che si compiono o si disattendono in archi temporali lunghissimi. Si può sostare volentieri in questo sentire sospeso, aiutati dalle circostanze attuali.

Per Maddalena, guardare al passato dalla cara pace costruita in Francia produce prima un attrito innescato da Nina, con la quale si paragona da sempre, poi un contrasto tutto interno, scaturito dal centro della sua vita ovattata. Il sospetto covato nei confronti di Nina è una bomba a orologeria che difficilmente può disinnescarsi: alla fine scoppierà. Sarà una liberazione o una strage? L’apparente immunità della sorella maggiore rassicura ma non convince. I segni zodiacali e le confidenze con le amiche, infatti, non le sono bastati per codificare le ragioni di tanta sofferenza e per riparare i frammenti dello spazio-tempo dell’infanzia, reso prossimo dai continui messaggi di Nina. Si tratta della sua giovinezza o della loro giovinezza? Il lettore attraversa altri ricordi.

Dopo la separazione di Seba e Gloria, averle depositate nel cuore di Roma, vicino al Gianicolo, era stato come averle messe insieme in una prigione, che aveva accolto qualche riflesso dorato solo grazie alla mitezza della città nei loro confronti e alla presenza di un’istitutrice, Mylène. Le visite alternate dei genitori portavano continuamente squilibrio nella vita disciplinata alla quale la ragazza alla pari francese le stava addestrando, temprandole con lo studio e la musica e soprattutto portandole ad allenarsi dietro casa, a Villa Pamphili. Nina è sempre stata più veloce e aggraziata, anche nella corsa, ma Maddalena ha imparato meglio l’arte di costruirsi un carapace protettivo, nel quale accoglie, anche da adulta, la sorella minore. Sapersi occupare solo delle cose essenziali, non volgere lo sguardo più in là, essere miope all’occorrenza: tutte strategie rassicuranti, che vacillano dentro la nostalgia per gli alberi e il sole tiepido di Roma.

Salirà su quel volo Parigi-Roma? Per Maddalena oggi non c’è motivo per tornare a Villa Pamphili, se non il desiderio di riprendersi una primavera mai vissuta, solo apparentemente sepolta.

 

(Lisa Ginzburg, Cara pace, Ponte alle Grazie, 2020, 256 pp., euro 16, articolo di Martina Pietropaoli)
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