Il lavoro logora chi non ce l’ha

Ritorno al lungometraggio per Pif

di / 10 dicembre 2021

Nel flusso continuo di nuove uscite cinematografiche, tra recuperi Covid, novità ed esclusive streaming, è facile lasciarsi sfuggire qualcosa di interessante. È il caso per esempio di E noi come stronzi rimanemmo a guardare, titolo orribile del nuovo film di Pif arrivato a fine novembre direttamente nel palinsesto Sky dopo una presentazione alla Festa del cinema di Roma

Personaggio televisivo di culto con Il testimone, Pierfrancesco Diliberto detto Pif aveva catturato l’attenzione anche sul grande schermo nel 2013 con l’ottimo La mafia uccide solo d’estate. In seguito si era un po’ perso con l’opera seconda del 2016, In guerra per amore, e si ritrova ora come autore al film numero tre con tutta l’intelligenza che ci vuole per capire che era opportuno fare un passo indietro per prendere meglio la mira

In un futuro non troppo lontano ogni aspetto della vita è regolato da applicazioni e algoritmi. Arturo è un manager che finisce vittima del sistema che lui stesso ha contribuito a creare. Dopo aver progettato un software per determinare l’effettiva produttività e utilità dei dipendenti della sua azienda si ritrova bollato come superfluo e di conseguenza licenziato. La sua ragazza, nel frattempo, lo ha lasciato a un party nazi-glam perché un’applicazione ha determinato la loro incompatibilità di coppia. Solo, disoccupato e quasi cinquantenne, Arturo si trova a combattere per rientrare in un mondo del lavoro che sembra sbarrare le porte a chiunque abbia più di 40 anni. Finisce per impiegarsi come fattorino – o rider per essere contemporanei – per Fuuber, piattaforma multifunzione che tra le altre cose consegna pasti a domicilio. La sua vita è scandita da corse in bici, conversazioni con il suo coinquilino Raffaello, professore di filologia romanza costretto a fare l’hater di professione per arrotondare, e la compagnia di Stella, un ologramma generato dalla app Fuuber Friend che sembra incarnare tutte le caratteristiche della sua compagna ideale, alla modica cifra di 199 euro a settimana

E noi come stronzi rimanemmo a guardare è una metafora amara della contemporaneità mascherata da plausibile fantascienza. Pif ha diretto e scritto il film in compagnia del suo storico sodale Michele Astori e ha avuto la buona idea di lasciare il posto da protagonista a Fabio De Luigi e ritagliarsi il piccolo ruolo di Raffaello.

Sarebbe incorretto definire sorprendente l’interpretazione dell’attore romagnolo. Già in passato aveva fatto intendere in altri film un registro più ampio rispetto al comico a cui comunemente è associato, da Come dio comanda di Salvatores al recente Gli uomini d’oro di Vincenzo Alfieri, passando anche per il suo film da regista Tiramisù. Nei panni di Arturo, però, De Luigi riesce a comunicare tutto l’amaro disagio di chi fallisce per concrete ingiustizie e non si arrende. Come lo zaino termico che il protagonista porta sempre sulle spalle, l’attore si fa carico del film e lo porta su di sé con dignità e impegno

Grazie anche a De Luigi, E noi come stronzi rimanemmo a guardare riesce a strappare sorrisi dolorosi con una visione credibile della realtà, priva di eccessi ideologici o di retorica antisistema. Con uno sguardo che unisce Black Mirror e la filmografia di Elio Petri passando per Her di Spike JonzeBlade Runner 2049 e altri amori improbabili tra umani e (forse) macchine, Pif riesce a riflettere sulla nostra società in forma di commedia, con disincanto e grandissimo affetto per i suoi personaggi, vittime ed eroi ogni giorno

Intendiamoci, E noi come stronzi rimanemmo a guardare non è un film perfetto. Ha momenti di debolezza e cliché narrativi in cui risulta troppo facile rifugiarsi. Piccoli difetti senza importanza per la riuscita finale, però. In un panorama cinematografico nazionale sempre troppo pronto a svilire ogni iniziativa che devia dallo standard della commedia e che allo stesso tempo non aspetta altro che elogiare qualsiasi intuizione straniera, E noi come stronzi rimanemmo a guardare meriterebbe ben altra considerazione. Meriterebbe la sala e il famigerato dibattito.

Se fosse un film in lingua inglese, del resto, staremmo qui a magnificarlo e a chiederci perché in Italia non si fanno film simili.

(E noi come stronzi rimanemmo a guardare, di Pierfrancesco Diliberto, 2021, commedia, 108’)

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LA CRITICA

Sorretto da un Fabio De Luigi dimesso e sconfitto, E noi come stronzi rimanemmo a guardare riesce con delicata amarezza a parlare del presente immaginando il futuro.

VOTO

7/10

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