MS-13: la storia inquietante della gang più pericolosa
del mondo

“El Niño de Hollywood” di Óscar e Juan José Martínez

di / 13 gennaio 2022

cover di “El Niño de Hollywood” di Óscar e Juan José Martínez

Colpi di machete sui mezzi pubblici, qualche rissa più sanguinosa del solito nei parchi di periferia, foto online (di solito decontestualizzate) di uomini dallo sguardo torvo, cosparsi fin sul viso di inquietanti tatuaggi: per quei pochi che ne hanno sentito parlare in Italia, la Mara Salvatrucha 13 si limita generalmente a questo. Eppure si tratta della gang (o sarebbe meglio dire pandilla) più diffusa a livello globale: un network criminale, o se vogliamo un franchising, fondato negli anni Ottanta in California dagli immigrati salvadoregni sfuggiti alla guerra civile e vessati dalle bande locali statunitensi, che dopo le deportazioni nel paese d’origine decise dall’amministrazione Reagan si è esteso al Centroamerica e da lì quasi in tutto il mondo. Oggi conta circa 70.000 affiliati, e per quanto in Europa si riproduca per ora in forme più sbiadite e folcloristiche, si tratta anche della gang più spietata e pericolosa del pianeta.

La storia della Mara Salvatrucha è una storia di sangue che scorre copioso, di lame affilate e rituali macabri, pestaggi di iniziazione e vendette sadiche, rivalità insanabili e tradimenti mai impuniti. Una storia che riguarda El Salvador, il paese con il più alto tasso di omicidi al mondo, tanto quanto i bassifondi anonimi di vari angoli della Terra, in cui la legge della strada impone un codice d’onore e fratellanza fondato sulla mera violenza. Negli anni l’eterna faida con i rivali del Barrio 18 (o 18th Street Gang) ha lasciato sul campo centinaia e centinaia di morti. E oltre a gestire in proprio spaccio di droga e traffico d’armi, la MS-13 ha prestato spesso la propria ferocia al servizio delle organizzazioni criminali messicane in lotta per il controllo delle rotte della cocaina. Una storia globale, dunque, perché globali sono i processi politici, sociali e criminali che intreccia; ma fatta di mille storie locali, di strade contese, subculture urbane in contesti di emarginazione e povertà.

Per raccontare la Mara Salvatrucha, i fratelli Óscar e Juan José Martínez, rispettivamente giornalista d’inchiesta e antropologo, hanno scelto la prospettiva locale, microscopica. Si sono concentrati su Miguel Ángel  Tobar, marero del Salvador rurale, responsabile di più di cinquanta omicidi, a sua volta ucciso dalla MS-13 per aver tradito e assassinato altri homeboys. Dopotutto, un personaggio di secondo piano che, con occhi a mandorla, capelli lunghi e ben pochi tatuaggi, smentisce ogni stereotipo impresso nell’immaginario collettivo.

El Niño de Hollywood (dal soprannome di Miguel Ángel) è l’esito di anni di interviste e lavoro sul campo, e permettetemi l’asserzione, forse banale: è uno dei libri più straordinari che abbia mai letto. Reportage giornalistico, ricerca etnografica, storia sociale e analisi politica si inseguono al ritmo di un thriller: un saggio-noir nel cui stile, a volte, sembrano addirittura convivere Rodolfo Walsh e Don Winslow (a Milieu il merito di averlo tradotto in italiano, a cura di Paolo Grassi e Andrea Freddi).

El Salvador è un paese che non lascia margini di riscatto, soprattutto a chi nasce povero. Dilaniato negli anni Ottanta da un feroce conflitto civile tra guerriglieri e squadroni della morte (sostenuti dagli Stati Uniti), ha poi dovuto subire il rientro dei suoi pandilleros, espulsi dal suolo americano e subito pronti a rinfocolare in patria le loro guerre infinite, su tutte quella tra MS-13 e Barrio 18. Risultato, un tasso di omicidi che si aggira tra i 35 e 100 ogni centomila abitanti: «un’epidemia di morte». È in questo contesto che si svolge la vita atroce del Niño.

Reclutato con l’inganno da Chepe Furia, boss marero deportato dagli USA, Miguel Ángel diviene sicario tra i più affidabili e spietati della sua clica (cellula locale). I fratelli Martínez lo hanno incontrato negli ultimi mesi della sua vita. Tentava invano di sfuggire alla vendetta dei vecchi sodali, dopo aver aiutato la sgangherata polizia salvadoregna a individuare e arrestare molti capi locali, tra cui lo stesso Chepe Furia. Dal racconto reso agli autori, in questo pistolero infallibile non c’è traccia né della ferocia né del romanticismo di una grande epopea criminale, ma solo il senso tragico di una vita inesorabilmente condannata.

El Niño, ingranaggio di un meccanismo perverso, ha vissuto in balia di processi globali insondabili e delle politiche fallite degli Stati Uniti nel “cortile di casa”. Ha ucciso seguendo decisioni criminali prese a migliaia di chilometri di distanza per motivi sconosciuti, è stato tradito e ha tradito senza mai capire davvero perché. La sua esistenza è dolore che provoca dolore, banalità del male ma anche stupidità del male, e ripercorrerla insieme agli autori è un tuffo negli abissi più profondi della società umana, ben più che di un uomo.  «Abbiamo reso onore» scrivono i Martínez «alla frase infame che un giorno dicemmo a Miguel Ángel, a cui avevamo promesso onestà: “Perché volete raccontare la mia storia?” ci chiese un giorno […]. “Perché purtroppo crediamo che la tua storia sia più importante della tua vita” rispondemmo addolorati».

La Mara Salvatrucha 13 è stata definita «una mafia dei poveri». Pochissimi si sono arricchiti militando nelle sue clicas, pochissimi ne sono usciti indenni. La maggior parte dei suoi affiliati sembra considerarla come una famiglia che non hai scelto: nel bene e nel male, l’unica che hai; l’unica occasione di riconoscersi in un’identità stabile, l’illusione di poter evadere da una vita alienante e senza prospettive. Non dobbiamo solo temerla, questa gang globale: questo libro indimenticabile insegna che dobbiamo sforzarci di comprenderla, perché la sua parabola può dirci molto più di quanto possiamo immaginare sul mondo in cui viviamo. La storia di Miguel Ángel – ma anche delle sue vittime e dei suoi carnefici – è in definitiva il racconto di una «cosa mostruosa, transnazionale», uno sguardo senza sconti sul lato oscuro della globalizzazione.

 

(Óscar Martínez e Juan José Martínez, El Niño de Hollywood. Una storia personale della gang più pericolosa al mondo, edizione italiana a cura di Paolo Grassi e Andrea Freddi, Milieu, 2021, pp. 320, euro 17,90. Articolo di Paolo Ortelli)

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