Cheap! di Brunori Sas
Nuovo Ep per l'artista calabrese
di Luigi Ippoliti / 18 gennaio 2022
All’improvviso Brunori Sas fa uscire un mini album, un Ep, Cheap!, due anni dopo Cip! e un mese dopo lo strumentale Baby Cip!. A Gennaio 2022, dunque, quello che è il cantautore italiano contemporaneo per eccellenza decide che è arrivato il momento per qualcosa di nuovo, nella forma, proseguendo un discorso che va avanti da Vol.1.
Brunori oramai ha raggiunto un livello di credibilità assodato: nei suoi lavori c’è impegno, senza però pedanteria, una ricerca sonora che rende il tutto sempre intellegibile, ironia e retorica che gli permettono di essere estremamente trasversale. Le sue sono canzoni con tutti i crismi possibili, sono riconoscibili, cantabili, ci si può entrare ed empatizzare. Ci sono storie, ci sono contatti più che evidenti con la scuola cantautorale italiana e allo stesso tempo si percepisce il filtro del pop recente.
Chiaro che la percezione di Brunori-grande-cantautore derivi anche da un vuoto (oggi come chiaramente due anni fa) profondissimo del cantautorato italiano: crisi che non vede, al momento, una soluzione. Ma fino a quando le cose saranno così, non possiamo far altro che prendere atto di quello che la realtà ci racconta.
A che serve un mini album del genere, quindi? Lui stesso lo definisce un divertissement, qualcosa buttato lì senza troppo ragionamento attorno. Gestazione quasi inesistente, registrazioni a dicembre 2021 e uscita a gennaio. Da un punto di vista formale e di prassi, abbiamo di fronte un lavoro che può essere incasellato come un unicum nella sua carriera, e la definizione di divertissment può calzargli, ma allo stesso tempo può essere fuorviante parlarne in questi termini. Perché è sicuramente qualcosa di più.
In questi 15 minuti che potrebbero passarci accanto senza avere un grosso impatto sulla discografia di Brunori, ci confrontiamo con quello che invece somiglia a un compendio della sua poetica, più centrato rispetto a diversi lavori del passato, Cip! su tutti.
5 brani, 15 minuti. Spunti interessanti e come sempre De Gregori/Dalla iper presenti. “Yoko Ono” è forse, a livello testuale, il pezzo più ambizioso della sua carriera: materia complessa le conseguenze storiche del machismo. Ne riesce a fare un discorso estremamente esplicito, intriso della sua tipica retorica a cui siamo abituati e che è la sua cifra stilistica. Emerge comunque con una certa sensibilità, nonostante in alcuni momenti ci siano riflessioni smaccatamente conservatrici-ingenue («E non so se Montanelli debba esser rinnegato», che messa così sembra ricalcare posizioni del tipo non si può più dire nulla per colpa del politically correct).
“Ode al cantautore” suona volontariamente come uno stornello da sagra. È un brano autoreferenziale, ironico fino a un certo punto che sa di autocoscienza sia collettiva (i cantautori) sia individuale (io-cantautore), con rimandi al “Manuale del cantautore” di Flavio Giurato. “Il giallo addosso” è la prosecuzione della sua “L’uomo nero“: pregiudizi, esclusione, razzismo, questa volta nel tempo del covid. “Italiano-Latino” è l’unico vero scherzo, nostalgici e reggaeton, che funziona come ponte verso l’ultimo brano, il pezzo più Brunori, “Figli della borghesia“, dove si ci si confronta con un topos classico, battuto più e più volte nella storia musicale italiana: la borghesia, i suoi privilegi e la sua ambiguità. Da Claudio Lolli al Signor G di Giorgio Gaber fino al più recente “Borghesia” di Giovanni Truppi gli esempi si sprecano.
Cheap! è quindi più di un semplice sfizio: dove Brunori in passato sembra perdersi, qui, paradossalmente, sembra ritrovarsi.
LA CRITICA
Cheap!, mini album di Brunori Sas, sunto della sua poetica: molto più di un semplice divertimento e probabilmente tra le cose migliore prodotte dall’artista calabrese.
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