“Sick City” di Tony O’Neill

di / 5 novembre 2012

Da alcune brutte vicende, se sei fortunato, ne esci vivo. Se, oltre a essere fortunato, sai anche scrivere, da certi percorsi terribili puoi ricavare un romanzo. Un gran romanzo.

È capitato a Tony O’Neill, ex musicista, ma soprattutto ex tossicodipendente, salito alla ribalta letteraria nel 2006 grazie a Digging the Vain, un’opera marcatamente autobiografica e incentrata per l’appunto sulla dipendenza dalle droghe pesanti. Dopo Down and Out a Murder Mile (2008) è il turno di Sick City, pubblicato in Italia da Playground.

La città malata del titolo è la Los Angeles cupa, viziosa, torrida e criminale molto vicina all’habitat dei poliziotti ossessionati del maestro del noir James Ellroy. È una città-gabbia, fornace di disperazione e palcoscenico per attori destinati a tragici eventi. Un posto dove malavita e traffici illeciti si palesano sotto la luce di un sole che, anche in ciò che sembra degno dello star-system di Hollywood, nasconde il nero cancro del vizio.

In questa palude di perdizione si sviluppano le vicende dei due protagonisti: Randall e Jeffrey. Il primo è figlio di una potente famiglia della cinematografia americana, abituato fin dall’infanzia a vedere in giro per casa gente del calibro di De Niro. Quando lo incontriamo nei primi capitoli del libro apprendiamo che il fratello, per l’ennesima volta, gli ha tagliato i fondi: se vuole vedere di nuovo i soldi deve smetterla di drogarsi con qualsiasi sostanza in circolazione. L’unica soluzione possibile per Randall è intraprendere la via del centro di disintossicazione, dove incontrerà l’altro pilastro del libro, Jeffrey, un bad boy di origine irlandese con un passato turbolento scappato troppo velocemente dall’Inghilterra. Anche lui sceglierà di disintossicarsi in clinica dopo l’improvvisa morte del compagno più grande di lui. Ed è proprio nella clinica che incontreranno l’emblema dell’ipocrisia e della falsità del sistema: il dottor Mike, medico di successo divenuto mito catodico grazie al programma Disintossicare l’America, un reality dove vip in declino mettono davanti alla telecamera i propri problemi.

Per quanto le luci della scenografia possano brillare e rendere il dottore un eroe agli occhi del pubblico, le sue torvi vocazioni non sembrano appagarsi, fino ad arrivare a un esito drammatico.

Intanto Randal e Jeffrey fanno amicizia e Jeffrey confida al compagno di stanza un segreto. La narrazione cambia marcia: scopriamo che l’ex compagno defunto di Jeffrey possedeva un video originale in cui Sharon Tate – l’ex moglie di Polanski uccisa da Charles Manson – appariva intenta in un’orgia assieme a miti del cinema come Steve McQueen. Vendere quella bobina alle persone giuste sarà il loro riscatto e la loro via di fuga. Ma una volta finita la rehab le cose fuori dalla struttura prenderanno una brutta piega, soprattutto per merito dei personaggi secondari tra cui spicca il cattivo della vicenda, un criminale brutale e spietato di nome Pat.

A livello romanzesco O’Neill non inventa nulla di nuovo: siamo di fronte alla miscela perfetta tra le pure vicende pulp tarantiniane e i personaggi deviati e subdoli di Breat Easton Ellis, con venature di quell’ironia corrosiva tipica di Palahniuk. Gli aspetti che rendono Sick City un romanzo importante sono altri. Il primo è lo stile: l’autore possiede un espressionismo visivo fotografico in grado di trasmettere al lettore delle istantanee choc: «Riesce a vedere la città davanti a sé: luccicante e vuota, proprio come una puttana appena pagata». Il secondo è la capacità di rendere l’inferno della dipendenza e dell’astinenza dalla droga in maniera implacabile e secca, raccontandolo con gli occhi e l’anima di chi quel baratro l’ha frequentato per troppo tempo. Indimenticabile e terribile è la descrizione degli allucinati murales dipinti sulla stanza del motel dove Randal trova un Jeffrey semimorto mentre dalle finestre provengono i più disperati strilli e rumori.

Il sottofondo di una città malata. In tempi malati. Da cui fortunatamente a volte si riesce a scappare.

(Tony O'Neill, Sick City, traduzione di Gaja Cenciarelli, Playground 2012, pp. 330, 18 euro)

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