“Perception” di Kenneth Biller e Mike Sussman

di / 17 ottobre 2012

La tv ha generato negli ultimi anni degli eroi leggermente “diversi” da come si era abituati a immaginarseli. Al posto del cavaliere senza macchia e senza paura, affascinante e invincibile, dagli anni 2000, le cose, almeno per le serie televisive, hanno preso un’altra piega. Gli eroi del poliziesco sono diventati asociali, freddi e solitari, non immuni da handicap: vedi un certo audioleso di nome Gil Grissom, capo della scientifica di Las Vegas. Per il medical drama basta citare il celebre Gregory House: zoppo, anarchico e misantropo, ma anche geniale e irresistibile. Quindi, perché sorprendersi se Daniel Pierce, il protagonista di Perception, è un insegnante di neurologia affermato e talentuoso, affetto però da schizofrenia paranoide, allucinazioni e comportamenti maniacali?

Eric McCormack, noto al pubblico mondiale grazie alla fortunatissima sit-com Will & Grace, abbandona il vecchio ruolo comico per dare vita a un personaggio complesso e contrastante. La sua notevole recitazione rende gli squilibri mentali, umorali e fisici di Daniel Pierce plausibili e reali. E i piccoli dettagli della vita quotidiana danno altrettanto spessore al personaggio: la passione per gli enigmi, l’isolamento tramite musica classica, la routine ferrea necessaria per la stabilità psichica. Ma il professor Pierce non buca lo schermo solo per l’intrinseca fragilità della propria condizione di malato: colpisce anche per le intuizioni con cui accompagna e aiuta nei casi più difficili la sua ex-alunna Kate Moretti – ora agente dell’F.B.I.

Puntata dopo puntata (dieci quelle della prima serie conclusasi in America a fine estate e già rinnovata per una seconda), la serie cattura e convince sia per il plot poliziesco con cui si animano i quaranta minuti dell’episodio, sia per l’indubbio spessore del protagonista, aiutato da rivelatrici “apparizioni”, che non sono solo i sintomi della schizofrenia e della paranoia, ma soprattutto aiuti del suo subconscio per risolvere i misteri.

Con l’epilogo della prima stagione si assiste a una pericolosa rottura della quiete attorno a Pierce, fedelmente aiutato dal braccio destro – nonché preziosa spalla comica – Max Lewicki. Ma è inutile aggiungere altro, perché bastano i primi venti minuti della puntata pilota perché non si possa fare a meno nel nuovo eroe della tv. Guardare per credere. E ben vengano altri eroi pazzi, ma così umani, come lui.

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