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Libri

“Le ateniesi”
di Alessandro Barbero

Una storia sull’Atene classica che parla anche ai lettori odierni, denunciando la violenza sulle donne

di Giulia Usai / 7 dicembre

Ho terminato la lettura di Le ateniesi di Alessandro Barbero (Mondadori, 2015) e ancora non so spiegarmi quale fosse l’intento dell’autore. Proporre una versione in prosa della Lisistrata? Rievocare l’atmosfera sganasciata e scurrile che accompagnava la messa in scena delle commedie greche? Strizzare l’occhio ai lettori di oggi e alle questioni di genere raccontando una storia di violenza estremamente attuale? Se l’intento corrisponde al primo e al secondo punto, Barbero ha centrato l’obiettivo in pieno, ma in tal caso sarebbe stata sufficiente anche solo la metà del romanzo.

Limitandoci ad analizzare questi due aspetti, la riscrittura dell’opera di Aristofane è un’operazione lodevole: va oltre la filologia per farsi rievocazione storica dettagliatissima. Il lavoro dell’autore è partito da una sua personale ritraduzione dell’opera per proseguire con una vera e propria rappresentazione virtuale: si descrivono con precisione ammirevole gli attori, le voci della scena e del pubblico, le musiche, i costumi, le interazioni tra palco e platea, le aspettative del commediografo sulle reazioni dagli spalti, le movenze e le espressioni degli attori nel pronunciare le battute rinfrescate dall’ottima traduzione. E davvero sembra di stare lì, nell’Atene del 411 a. C., a godere degli spettacoli pubblici sui gradini del teatro, seduti accanto a nobili e contadini nella precaria atmosfera di parità democratica della polis. Allora perché spingersi più in là?

È davvero un peccato, per tutto questo primo aspetto meritevole di lettura, ma nella trama l’autore sviluppa una storia parallela (che si dà il cambio di staffetta con la messa in scena della Lisistrata) la cui funzione risulta incomprensibile, e che ho letto con impulsi altalenanti. In una prima fase, dopo aver completato le prime pagine, non mi allettava particolarmente l’idea di continuare, vista la scarsa curiosità che mi suscitava il testo. Sono poi passata a una seconda fase di repulsione: con l’inizio della descrizione dettagliata delle sevizie alle due protagoniste ho provato il desiderio di distanziarmi dal libro, e congedarmi da quell’indugiare quasi sadico sulle torture sessuali alle adolescenti Charis e Glicera. Sono approdata quindi a una terza fase di impazienza: leggevo in fretta, senza soffermarmi sulle frasi, supplicando che l’accurata esposizione delle violenze avesse presto fine. A momenti, mi assaliva il dubbio che la descrizione delle angherie dilatata all’inverosimile fosse un tentativo disperato di macinare pagine per rispettare la struttura del romanzo e tenere il passo della Lisistrata, dal momento che il libro prevede un’alternanza di capitoli di lunghezza simile, nei quali la commedia si avvicenda alla tragedia.

Sul finire dell’opera, quando la Lisistrata si è ormai conclusa e le fantasie sessuali dei violentatori di Charis e Glicera hanno sperimentato ogni declinazione di malvagità, l’autore si rende probabilmente conto di aver tirato la storia troppo per le lunghe e trova un deus ex machina che riporta eroicamente la situazione alla normalità, punendo i cattivi e ripristinando giustizia. Con ogni probabilità questa scelta narrativa è un omaggio a un espediente inflazionato del teatro classico, ma dal momento che la storia delle due ragazze greche vorrebbe essere una denuncia alle violenze che le donne subiscono ancora oggi, cavarsela con epilogo aggiustatutto è una soluzione che pecca d’ingenuità e approssimazione.

Insomma, Le ateniesi è un romanzo bello a metà. Un’alternativa di lettura può trovarsi nel leggere solo i capitoli dedicati alla Lisistrata, se si amano i classici. Se si è di stomaco forte, chiaramente, si può scegliere di completare il libro per intero.

 

(Alessandro Barbero, Le ateniesi, Mondadori, 2015, pp. 216, euro 19)

LA CRITICA - VOTO 5/10

Da un lato rievocazione della Lisistrata, dall’altro severa condanna della violenza sulle donne, Le atieniesi si presenta come un esperimento narrativo non sempre riuscito. Da leggere se si ama il teatro classico, per l’ottima reinterpretazione della commedia di Aristofane.