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Musica

“Terra”
di Le luci della centrale elettrica

Esperimento riuscito a metà per Vasco Brondi

di Luigi Ippoliti / 10 marzo

Il reale scarto musicale tra ciò che era il Vasco Brondi delle origini e quello di oggi sta nella quarta traccia di Costellazioni, “I Destini Generali”. Quando attaccava quel «Pa Pa Pa Pa» che sapeva di stadio, che sapeva di concerto inteso come intrattenimento e nient’altro, si aveva l’impressione di trovarsi di fronte a un enorme fraintendimento. Era possibile che l’autore di Canzoni Da Spiaggia Deturpata avesse rinnegato Lindo Ferretti e si fosse trasformato in una sorta di Chris Martin allucinato cresciuto a Ferrara? Era l’inevitabile sviluppo di un cantautore bisognoso veicolare il proprio messaggio artistico in altro modo? Sicuramente non era un escamotage meta ironico. L’ironia nei testi e nelle musiche di Vasco Brondi sono sempre al di fuori di  Vasco Brondi. Era un’azione ben precisa. Era il momento in cui Le Luci Della Centrale Elettrica scendevano a un compromesso con loro stessi e con il pubblico – e di per sé, questo non è per forza un atto di vigliaccheria o un venir meno a ciò che si è. Tralasciando il peso specifico delle leggi di mercato su certe scelte stilistiche, la melodia, quantomeno contestualizzata nel mondo di Brondi, bistrattata per i primi due album, iniziava a farsi largo per la prima volta nelle canzoni. Con Terra – fortunatamente non c’è stato un seguito di quel modo sguaiato iper-pop di fare del collega inglese – si continua a battere questa pista.

Cambiare, però, non è sinonimo di migliorare. Perché Terra è sicuramente un lavoro impacchettato per bene, con brani che funzionano, ma sembra soffochi l’Io prorompente di Brondi.  Sembra trovarsi a metà, in un luogo che gli appartiene fino a un certo punto, con la voglia di tornare da dove è venuto e la consapevolezza di aver fatto un po’ troppa strada per provarci realmente. Perché l’odio e l’amore che Vasco Brondi ha ricevuto in passato erano frutto di una cifra stilistica ben definita – nonostante non  sia mai stato chiaro se la sua poetica fosse quella di un poeta vero e ipercontemporaneo oppure semplicemente il risultato di un generatore automatico di stati da Social erroneamente scambiati per poetici –  dove le immagini dei testi correvano insieme a quelle chitarre che erano solo l’eco di chitarre. Perché quelle parole  avevano un senso in quella dimensione, dove la musica c’era ed era realmente in secondo piano, e di fatto funzionava unicamente come appoggio, un appoggio che doveva essere così, una caratterizzazione ulteriore. E non poteva essere altrimenti. Era qualcosa.

Terra soffre di un’idea di fondo da raggiungere, un obiettivo lontano che già in partenza sembra rimarrà solo un miraggio. Vasco Brondi si trova volontariamente in un territorio che credeva di conoscere e di poter gestire, ma che a un certo punto gli si è manifestato come estraneo, cosa che provoca nell’ascoltatore una forte pietà nei confronti di un ragazzo in cerca di una via d’uscita dopo essersi ingabbiato da solo.           Aver capito di dover fare un salto di qualità, di alzare il tiro, sbagliando però gli strumenti da usare. Perché anche i messaggi (il dramma dello sfruttamento umano dei migranti in “Walz Degli Scafisti”, l’orrore della deriva di internet e di riflesso dei social in “Iperconnessi”) sembrano arrivare con minore potenza rispetto a quanto avrebbero potuto se gestiti in maniera differente, senza certi orpelli che al cantautore, a oggi, non sono necessari. Perché certe ritmiche (pseudo etniche, da “Stelle Marine” a “Nel Profondo Veneto” e “Viaggi Disorganizzati”), sembrano siano lì solo per far pensare che anche Vasco Brondi possa avere a che fare con certe ritmiche, e non per una necessità reale.

Nonostante Terra, in definitiva, fili bene senza cadute rovinose, la sensazione di fondo rimane quella di un lavoro che si appoggia su certe mode momentanee e che non ha problemi ad accontentarsi di una sufficienza striminzita.

(Terra, Le Luci Della Centrale Elettrica, Alt-Pop)

LA CRITICA - VOTO 6/10

Con Terra, quinto album di Le Luci Della Centrale Elettrica, Vasco brondi non sbalordisce. Nonostante i tentativi per non apparire uguale a sé stesso, il cantautore ferrarese non riesce a fare centro.