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Musica

La mostra delle assurdità

Musica per noi, il nuovo album di Pop X

di Giada Ferraglioni / 31 gennaio

Musica per noi di Pop X doveva essere un lavoro rassicurante, pieno di canzoni come il senso comune comanda. E in effetti in qualche modo lo è: c’è Jovanotti, Carl Brave x Franco 126, il neomelodico più o meno alternativo ( da D’Alessio a Liberato), le canzoni folk in dialetto spinto, il gusto per l’autotune, l’andamento dance, il saccheggio del vintage dal filtro nostalgico. L’effetto, però, è tutt’altro che rassicurante.
È una mostra delle atrocità. Pop X estrae i cliché dalle canzoni di cui ci sfamiamo quotidianamente e li monta in un collage tanto scriteriato quanto spietato. È una musica per tutti noi: non è vero, dice, che a Napoli si fa l’amore meglio che a Lugano? O che a tutti piace canticchiare il motivetto di Tiger Man?

Se Battiato negli anni ‘80 cantava «non sopporto i cori russi, la musica finto rock la new wave italiana il free jazz punk inglese, neanche la nera africana», Panizza scrive Musica per noi. Qui, come in Lesbianitj, c’è un codice linguistico che oscilla tra il puro scherno e la critica reale – un espediente che, a dire il vero, non è nuovo tra chi tenta di rompere con certi schematismi atavici. Eppure, Musica per noi non è il punk di Inascoltabile degli Skiantos, non è la demenzialità degli Elio e le Storie Tese, non è il comedy rock triviale alla Prophilax. L’album di Panizza ha un radicalismo tragicomico anni luce dai classici movimenti di opposizione. Rottura totale, sovversione pura. Forse nella sua espressione più compiuta, forse nel suo primo tentativo di formulazione. C’è chi parla di arte contro arte, qui nella forma dell’ironia piegata alla derisione assoluta e del talento tecnico-compositivo (che in Lesbianitj ancora faticava a mascherarsi) al servizio di un disordine selvaggio.

A novembre esce il singolo “La prima rondine venne ier sera”, un pezzo perfettamente in linea con il modo di fare di Pop X. Poi, però, esce l’album e il brano non c’è – fino a scoprire che si tratta in realtà della nona canzone dell’album e che il nome ufficiale è “Figli di Puttana”. Gli altri tredici pezzi sono un tripudio di riferimenti al popolo del sud (“Orci dentali”, “Litfiga”) e agli anziani del nord (“Teke Taki”), con qualche impennata voyeuristica (“Rabbit”) e vaneggiamenti del basso sociale (“Carablia” , “Chiamalo Negra”, “Morti Dietro”). A completare il tutto c’è il pezzo “Intro” messo come dodicesima traccia (appena dopo “Outro”), e la doppia versione di “Serafino”, parodia esasperata del machismo di certe love song.

Ascoltare Musica per noi è un’esperienza al limite tra la liberazione psichica e lo smarrimento identitario. La nevrotica deep house (decisamente dismorfica) dell’album è davvero, come ha detto Panizza stesso, al di fuori di qualsiasi logica promozionale. Eppure, nell’utilizzo capovolto della struttura-canzone, produce comunque qualcosa. Lesbianitj era meglio, era fatto meglio. Ma si ha la sensazione che Musica per noi sia quello che Lesbianitj voleva essere fin da subito, un rifiuto nella sua configurazione più estrema. Una drasticità, però, che sembra avere le carte in regola per poter aprire a qualcosa.

(Musica per noi, Pop X, Deep House, Elettro-Dance)

LA CRITICA - VOTO 6,5/10

Dopo Lesbianitj, lo scherzo infinito di Pop X continua con un album ancora più radicale e delirante.