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Luminosa è la presenza

"Maestoso è l'abbandono" di Sara Gamberini

di Ulderico Iorillo / 28 maggio

«I sentimentali anonimi sono i rivoluzionari di questo secolo, gli indecifrabili. I sentimentali spaesati che amano senza sosta, gli unici ribelli, gli unici contestatori rimasti. Le persone che non possono rientrare nelle statistiche dei comportamenti vengono ugualmente amate ma le si trova inaffidabili, fragili, inservibili».

Maestoso è l’abbandono è il romanzo di esordio di Sara Gamberini uscito a marzo per Hacca edizioni. Sta avendo un’ottima accoglienza e si è già meritato ampie riflessioni sulla stampa, diventando un piccolo caso letterario.

I principali pregi di questo libro stanno di sicuro nell’originalità e nella potenza del linguaggio. Sara Gamberini crea un piccolo universo sorretto da una lingua alta, intensa ma composta, che non sfocia nell’autocompiacimento. L’autrice struttura le frasi con grande poeticità, accostando ricorrentemente universi sensoriali differenti, conferendo liricità a un periodare breve che corrisponde ai pensieri della protagonista e io narrante: Maria.

Gamberini esordisce gettando il lettore nel flusso di coscienza di questa donna nel momento finale della decisione di dire addio al suo analista: «Sono qui da secoli, per gli addii mi serve tempo. È l’alba, l’ora del lupo è passata da poco, mi scrollo di dosso i residui patetici, eccessi emotivi, sistemo il sedile e lascio via Pigna numero due».

Il racconto della vita di Maria procede tra continue riflessioni e ripensamenti, avvicinamenti e allontanamenti dall’amore e dalle altre relazioni che costruisce e in cui inciampa. Solo la madre Lucia, distratta, isterica e quasi magica, resta al centro dei pensieri di Maria e nella seconda parte del romanzo diventa destinataria delle sue lettere: «Lettera a Lucia. Nelle notti senza stelle compaiono nuvole nere in ogni dove nel cielo, ho paura che sotto il letto ci sia qualcuno che vuole rapirmi, che ti vuole male. Io qui sto bene, non ti sentire in colpa, non pensare più a niente».

Si può definire classicamente un romanzo psicologico, dove si mostrano gli stati d’animo e le emozioni del personaggio principale e la cui trama si sviluppa intorno a pochi elementi riguardanti una porzione della vita di questa donna. Le vicende, quindi, si succedono in modo lineare intorno ai complessi pensieri di Maria, che affronta, infine, anche la prova della maternità.

È una scrittura profondamente femminile, quella di Sara Gamberini, fatta di una sensibilità in grado da sola di spiegare e sublimare il senso dell’abbandono, dell’attaccamento al non reale e dei pesi che fortunosamente ci tengono legati al mondo terreno. Non c’è la tautologia nella descrizione di un concetto reiterativo e rischiosamente indigeribile come l’abbandono, sia in chiave di materia di psicologia, sia come stato d’animo, ma viene contrapposto alla luminosità della presenza, all’essenzialità dell’esistere. L’autrice indaga, quindi, la resilienza e il successivo superamento del trauma, con forme e soluzioni mistiche e fantasiose.

Resta, però, qualcosa di non pienamente soddisfacente nella lettura, ma è circoscritta nell’ambito del gusto personale e non inficia la qualità del racconto o della scrittura. Non considero tra i punti di forza i rimandi religiosi e sciamanici che tendono pericolosamente al new age, perché la dimensione onirica è già consegnata al lettore dal linguaggio rarefatto, da un animismo sotteso al piano emozionale, dove raggiunge le vette più alte di lirismo.

«Ho pensato che fosse il momento di andare in alto quando ho visto che non sapevo dove appoggiarmi. Dopo aver cercato contenimento ovunque, ho ceduto alla mia evanescenza. L’assenza di base negli anni si è trasformata in una spinta verso la volta celeste».

È inoltre di difficile apprezzamento (ma forse è una personale idiosincrasia), la parte epistolare, che sembra un espediente cercato per movimentare la struttura del romanzo. Ad ogni modo, nonostante il rischio per la tenuta narrativa dovuto al cambio di passo, l’autrice riesce a gestire la densità poetica e a tenere compatta la trama.

 

(Sara Gamberini, Maestoso è l’abbandono, Hacca edizioni, 2018, pp. 203, euro 15,00)

LA CRITICA - VOTO 7/10

È un romanzo che parla d’amore e di distacco in modo convincente, originale e poetico.