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Tigri, leoni, armi automatiche e pettinature improbabili

di Francesco Vannutelli / 17 aprile

In tutto il mondo sono rimaste circa 4.000 tigri libere in natura. Negli Stati Uniti ce ne contano tra i 5.000 e i 10.000 esemplari rinchiuse in parchi privati. È un dato semplice e incredibile, una delle tante cose che vengono mostrate in Tiger King, la docu-serie diretta da Eric Goode e Rebecca Chaikin disponibile su Netflix.

Come si può definire questa serie? È una finestra su tutto quello che c’è di più assurdo negli Stati Uniti. Un mix esplosivo di eccessi, droghe, alcol, armi automatiche, ignoranza lancinante, vanità, ostentazione, contraddizioni, sporcizia e autodistruzione. Ma andiamo con ordine.

Tiger King nasce per caso, quando il documentarista Eric Goode si imbatte nel mondo dei collezionisti di felini in Nord America e sul relativo mercato di tigri, leoni e altri animali esotici. Motore narrativo è Joe Exotic, strampalato impresario proprietario di uno zoo privato al centro di una serie di vicende personali e professionali che si stenterebbe a ritenere vere, se non fossero documentate.

Exotic, nome d’arte di Joseph Allen Maldonado-Passage, è il proprietario del G.W. Zoo in Oklahoma, un giardino zoologico privato in cui i visitatori possono accarezzare i cuccioli e dare da mangiare agli animali. Non è il solo centro simile negli Stati Uniti, ma la vicenda di Exotic merita attenzioni per la lunga rivalità con Carole Baskin, amministratrice del centro Big Cat Rescue in Florida.

Baskin combatte le strutture come quelle di Exotic liberando le bestie e accogliendole nel suo zoo per garantire loro migliori condizioni di vita, secondo lei. Il parco è comunque aperto ai visitatori, ma non c’è interazione diretta. Inutile dire che Baskin è diventata presto milionaria ed è ritenuta un’eroina dei diritti degli animali. Forse è soprattutto per questo che Joe Exotic la odia: per una visibilità che lui non riesce a raggiungere. Sfoga la sua frustrazione in dei deliranti video che pubblica online in cui spiega nel dettaglio come ucciderà Carole. Esprime la sua libertà di opinione, secondo lui, ma non secondo i giudici che lo hanno condannato a circa ottanta anni di carcere per aver attentato alla vita di Carole Baskin. Joe Exotic oggi è ancora in prigione.

Tiger King non nasce, nel progetto di Goode, come un documentario giudiziario, ma le già incredibili vicende di questi zoo privati hanno preso una piega diversa mano a mano che le riprese andavano avanti fino ad arrivare a evoluzioni impreviste. Viene fuori un mondo di truffatori e megalomani, miliardari che non lo sono e agenti segreti presunti, dove nessuno è trasparente.

Joe Exotic è un personaggio che uno sceneggiatore farebbe fatica a scrivere, se non fosse reale. Omosessuale poligamo, sposato con ragazzi etero che conquista con soldi, droghe e armi, va in giro con dei capelli ossigenati in taglio mullet e degli improbabili completi stile cowboy da rodeo. Carole Baskin si veste solo con fantasie animalier e ha un marito scomparso in circostanze misteriose, secondo alcuni – Exotic per primo – da lei ucciso e dato in pasto ai suoi animali.  C’è poi tutta la galassia di soci, collaboratori e mariti per i quali non basterebbero decine di pagine per raccontarli.

Mentre guardi le sette puntate in cui è diviso Tiger King non puoi fare a mano di ripeterti almeno una volta a episodio «Non è possibile». Perché davvero siamo oltre qualsiasi livello di immaginazione. Eric Goode e Rebecca Chaikin sono molto furbi nel comporre la scena con i dettagli più pacchiani in bella mostra per stordire lo spettatore, ma non c’è costruzione artificiale: quelle persone sono davvero così.

Tiger King guarda in un modo nuovo a quel white trash già tante volte raccontato al cinema e nelle serie tv, basti pensare all’ottimo Louisiana dell’italiano Roberto Minervini. Di solito, però, queste storie di degrado hanno al centro poveri senza risorse e potere, ma non in questa storia. Exotic arriva a candidarsi come indipendente alla presidenza degli Stati Uniti e poi come governatore dell’Oklahoma, ed è il meno abbiente di questa galleria umana. Tutti gli altri sono milionari.

Tiger King descrive un mondo che si basa su un’interpretazione molto personale ed elastica del concetto di libertà: un mondo di anarchia ignorante ed esplosiva, e da cui è impossibile distogliere lo sguardo. Anche senza voler fornire chiavi di lettura politiche rappresenta forse la risposta migliore per chi, da questo lato dell’Oceano, si chiede come sia possibile che gli Stati Unti abbiano scelto – e probabilmente sceglieranno di nuovo – Donald Trump come presidente.