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Cinema

Il capitalismo al tempo dei social network

“The Social Dilemma” ci mostra i il potere deviante di internet

di Francesco Vannutelli / 11 ottobre

Sta sollevando numerose polemiche negli Stati Uniti The Social Dilemma, documentario disponibile su Netflix che indaga i meccanismi dei social network. Non si tratta del solito castello di accuse generico ma di un’attenta raccolta di testimonianze di ex pezzi grossi di Google, Facebook, Twitter e altri colossi. La tesi di fondo è che questi siti di aggregazione e condivisione si sono sviluppati nel tempo verso un sistema privo di qualsiasi etica, in cui al centro non c’è più l’interazione ma la finanza. In questa borsa del clic, gli individui e le loro mosse – il “mi piace”, il messaggio, la condivisione, l’acquisto online – sono le azioni su cui puntare.

Il regista di The Social Dilemma, Jeff Orlowski, ha intervistato vari fuoriusciti dai grandi gruppi della Silicon Valley, insieme a professori universitari ed esperti di economia e informatica. Quello che è importante sottolineare del documentario è che il messaggio finale non è “abbasso i social, abbasso internet”, ma un appello a un uso più consapevole dei mezzi a nostra disposizione e a un maggiore intervento da parte di chi li controlla per evitare una deriva che appare sempre più vicina.

The Social Dilemma riesce molto bene a spiegare la presa che influencer di diverso livello, e con diverse intenzioni riescono ad avere sul pubblico. Finché si tratta di ragazzine che consigliano come truccarsi, i danni sono insignificanti, ma che succede quando la fiducia del pubblico viene usata per spargere informazioni false? Orlowski si concentra sulle elezioni statunitensi del 2016 e sul ruolo dei famigerati hacker russi nel risultato finale. Ha tentato anche un aggiornamento all’ultimo minuto del suo ultimo film per includere la pandemia da Sars-Covid19 e il ruolo che hanno le notizie false negli Stati Uniti, ma non è quello il focus.

Ciò che conta è che la ricostruzione di The Social Dilemma rivela un mondo ormai vittima di se stesso. I social network – e in questo discorso includiamo Google che si basa sullo stesso meccanismo di inserzioni pubblicitarie – sono la massima espressione del capitalismo. Hanno generato nella loro ancora breve vita un giro di denaro che già non può essere paragonato a quello di nessun’altra industria.

I testimoni intervistati da Orlowski difendono con orgoglio le intenzioni originarie di tutti i progetti. Uno degli intervistati, Tristan Harris, era responsabile dello sviluppo etico di Gmail, cioè era a capo delle decisioni per non creare frustrazioni e dipendenze negli utenti della mail Google. C’era, o c’è ancora, una nobiltà di fondo nelle intenzioni della Silicon Valley, ma a dominare adesso è solo il profitto.

Come qualsiasi altra macchina capitalistica, ma moltiplicata all’ennesima potenza, il sistema social non può fermarsi. Un solo giorno di pausa farebbe perdere migliaia di miliardi di dollari, metterebbe a rischio posti di lavoro e come al solito finirebbero per pagare i più piccoli: gli esercizi locali che spendono poche centinaia di euro in pubblicità per farsi vedere, i semplici dipendenti, gli ultimi.

È vero: i vertici delle aziende digitali stanno cercando di conquistarsi una nuova credibilità con sistemi di verifica delle informazioni e approcci più etici e consapevoli delle derive nazi-fasciste in atto nella politica mondiale. Il grande problema rimane il meccanismo di dipendenza e inadeguatezza che i social creano negli utenti. Una radicalizzazione delle interazioni umane senza il filtro della presenza. Per quello c’è bisogno, soprattutto, di una maggiore consapevolezza individuale.

The Social Dilemma riesce molto bene a spiegare la logica da gioco d’azzardo che c’è dietro gli aggiornamenti (scrollare non è un gesto molto diverso da tirare la leva della slot machine) e come ognuno possa crearsi una bolla di realtà relativa e distorta sui propri schermi. Le interviste forniscono un quadro inquietante e, apparentemente, autentico delle (il)logiche aziendali. Peccato che per allentare il carico narrativo Orlowski ha deciso di inserire la vicenda fiction di un ragazzino alle prese con il suo smartphone. Un trionfo di retorica di cui potevamo francamente fare a meno.

(The Social Dilemma, di Jeff Orlowski, 2020, documentario, 89’)

LA CRITICA - VOTO 6,5/10

Uno sguardo inquietante sui meccanismi dei social network. The Social Dilemma ricostruisce con precisione il modo in cui nascono e si diffondono le notizie false su internet e il perché i grandi gruppi informatici non hanno un reale interesse a fermare le bugie.