Flanerí

Libri

“Severina” di Rodrigo Rey Rosa

di Cristiana Saporito / 28 maggio

Provate a rubare un e-book. 
Sì, imbarcatevi nel rischio se riuscite a sentirlo. Ovvero, insinuatevi nel dedalo binario, incamminatevi nei corridoi di qualche piattaforma digitale e al momento più grato al destino, trafugate il bottino con aria noncurante, con le dita che fischiettano per non farsi notare. Non ci sarà bisogno di mimetizzarsi, perché sarete già grigi. Perché potrete farlo nella flanella appannata della vostra vestaglia. Della vostra solitudine.

Perché, almeno per me, la gioia di leggere un e-book è pari a quella di rubarlo. Impalpabile, liquefatta, scivolata come un colpo di tosse in un’orchestra di starnuti. Non c’è corpo, non c’è sangue. Non c’è dolore. In questo caso non ci sarebbe neanche storia. Poiché nel romanzo di oggi, tutto nasce da un furto. Severina di Rodrigo Rey Rosa comincia proprio in questo modo.

Un giovane libraio di Città del Guatemala s’imbatte in una ladra. Gli appare così dal primo istante in cui buca la soglia; lo è con gli occhi, con le gambe, con le pieghe del collo. Sottrae aria ai pensieri, bolle di fiato alla tranquillità. E libri, ovviamente. Preziosi, rari, edizioni lontane dall’eco dei bestseller. Se ne appropria con stile, senza evidenze, con la maestria di chi lo fa da sempre. Eppure viene smascherata, perché lo sguardo di lui la intercetta, oltre le mosse e gli scaffali. Anche lui vuole trasgredire, vuole rapirla da lì, strapparla da quel vaso di incontri tutti uguali e conoscerla davvero. Soffiare sull’alone di cui è circonfusa.

La coglie in flagrante e la lascia andare. Non gli basta una colpa a sedare la fame. La incrocia per strada e il mistero non sfiorisce. La segue per capire e più procede più sa che non capirà. Che arginare lo slancio in qualche risposta serve per un minuto di calma apparente. Un vestito di carta che si annacqua troppo presto.

E poi chi è realmente Severina, o Ana, o qualunque altro nome le sia piovuto addosso? Chi è il signore imbiancato che la accompagna tra aeroporti e altre vite? Da cosa fuggono e perché lei sceglie i libri come oggetto del proibito? Si tratta di una malattia o è un’estrema forma d’intraprendenza culturale? La libertà epica che sfida la legge, il salto cieco di chi s’immola al brivido, perché respirare non è sufficiente?

Quel che è certo è che un bel libro vale la pena. Un libro scritto con la pelle, con le ossa intinte nell’inchiostro. Un racconto berbero, Il libro del cielo e dell’inferno, un tesoro talmente imponente da meritare il coraggio, il pericolo della cattura. Un libro che diventa materia di scambio e di pagamento. Una moneta. Un libro usurpato da ricompensare con un ennesimo sequestro.

Perché ha latitudini eterne, improvvise, che scalciano oltre le pagine. Perché riassume geografie e geometrie, le orme di chi lo ha toccato, quando era solo un’idea, quando ancora non annusava la pagina. Perché ha dei confini, che proseguono oltre le proprie misure. Ma che partono da quei dettagli. Una costa, una copertina, il frutto di un lavoro che trascende la trama e la avvolge fino in fondo. Questo Severina lo sa bene, perché ama i libri più di quanto forse sa amare un uomo. Perché per loro è disposta a esporsi, a stringere il vuoto. Per un uomo chissà… Ed è questo che per il protagonista la rende ancora più vitale.

Il fatto che sia imprendibile, precaria, un’ eroina seduttiva, evanescente. Qui eppure già altrove. Come un romanzo. Una vicenda che esiste per noi fino a quando la teniamo tra le mani. Poi potrebbe andare ovunque, farsi abbracciare da altri sogni e scomparire. E poi riaffacciarsi, ma chi può prevederlo?

Una passione nella passione, che l’autore ritrae con tratto semplice, immediato, con la chiarezza che non si nasconde, ma che evita il pantano del banale. Il racconto di un amico, che condivide la freschezza della sua ossessione, l’impronta di un viso che non si dimentica. Esatto, secco, senza concessioni all’esercizio di stile. Un libro che ha un profumo, al di là di ciò che descrive. Perché per fortuna, è ancora figlio di un albero.


(Rodrigo Rey Rosa, Severina, trad. di Danilo Manera, Feltrinelli, 2012, pp. 112, euro 10)