Flanerí

Cinema

[Best 2012] I film

di Nicola Altieri / 24 dicembre

Classifica di fine anno… quanto di più inutile e irrinunciabile possa esserci, come il cinema del resto… e allora più che per una vera graduatoria, stilare il “Best 2012” di Flanerí vale come occasione per segnalare e recuperare quanto di irrinunciabile visto in questo anno di “crisi”. Una crisi, identitaria prima che globale, presente in molte delle migliori pellicole dell’anno, rappresentazioni di un cinema come al solito in gran parte ancora tristemente fantasma nel bel paese.


1) Holy Motors di Leos Carax

Che lo si sia amato o odiato poco importa, il ritorno del folle Carax è, senza dubbio, ciò che ha segnato maggiormente questo 2012. Esibizionista e ridondande per alcuni, visionario e omnicomprensivo per molti, Holy Motors è L’uno nessuno e centomila cinematografico degli anni ’10. La storia di tutte le non storie possibili, talmente oltre la post-modernità da sembrare il vero nuovo classico. Un’opera da vedere a tutti i costi, imprescindibile.

2) Moonrise Kingdom di Wes Anderson

Il definitivo capolavoro di un autore spesso sopravvalutato, qui capace di sintetizzare i suoi eccessi di stile e colorare le sfumature, spegnere l’aurea intellettuale e snob di tutto il suo cinema e accendere una squisita e contagiante leggerezza. Una storia d’amore dai contorni e dai modi adorabili.

3) Beasts of the Southern Wild di Benh Zeitlin

Una esplosione di umanità. Il cuore sommerso di chi tira dritto senza sosta e con fierezza perché guidato da innocenza e purezza. Una bambina con dentro tutto un mondo e un popolo. Ricostruire fuori da sé partendo dentro di sé. Opera prima di genuina bellezza, imperfetta perchè libera, lontano anni luce dalle paludi stantie del cinima indie a stelle strisce perchè indipendente prima di tutto nella testa e nel cuore.

4) Tabu di Michel Gomes

Il cinema delle origini, nuovo e splendente, non il rifugio malinconico verso ciò che fu, bensì la potente dichiarazione politica dell’impossibilità di un altro cinema possibile. L’alba di un nuovo e vecchio raccontare per immagini pure.

5) The Grey di Joe Carnahan

Il freddo e il vento che soffiano in un anima silente e morente. La tragedia che si perpetua notte dopo notte e trascina via i giorni. L’altruismo in momenti di disperazione come unica via verso un’impossibile rinascita. Cinema oscuro, assoluto e potentissimo, i migliori primi 30 minuti dell’ultimo ventennio di cinema americano, talmente potenti da rendere quasi minore il prosieguo che tra sopravvivenza estrema porta a un finale di straordinario lirismo. Il cinema americano che non c’è più tra le tracce del genere e verso una nuova e agognata “New-Hollywood”.

6) Final Cut: Ladies & Gentlemen di György Pálfi

Il mash-up filmico definitivo o, perlomeno, la testimonianza di quanto il suddetto approccio possa riservare sorprese e potenzialità assolute. Immaginate una storia d’amore raccontata utilizzando spezzoni di centinaia di film, tra i più amati della storia del cinema, una storia vera, fatta di gesti, momenti ed emozioni, tutto questo è lo strardinario lavoro prodotto da Béla Tarr. Indescrivibile e commovente, il cinema del cinema, semplicemente geniale.

7) No di Pablo Larrain

Una ricerca sull’estetica vintage attenta ma priva di sterile fascinazione retrò; una scelta visiva forte e contestualizzata di grande efficacia, capace di raccontare la liberazione e nascita di un paese sull’onda di un’esplosione di modernità.

8) Good Vibrations di Lisa Barros D’Sa & Glenn Leyburn

Opera di grana grossa ed emozioni forti, spreme ogni analogicità possibile da una pellicola dai toni caldi in cui sono impresse emozioni e passioni irrefrenabili. Raro esempio di film sulla musica con il tiro giusto, con la musica protagonista ma non assoluta, strumento e veicolo di vite alla ricerca di identità e libertà

9) Looper di Rian Johnson

Rian Johnson, con Lucky McKee ed Harmoni Korine, è il talento più anarchico e ingestibile del cinema americano, autore e mestierante con tante idee da fare spesso a cazzotti tra loro. Qui tira fuori un gioiello mascherato da sci-fi rabberciata e di serie b con andatura e toni da comic-movie come si dovrebbe. Un film con l’aria sfigata ma bello per quello. Idee notevoli e originali come se piovessero. Un cinema che ti offre sempre quel qualcosa di personale ma che per questo è capace di parlare a tutti ridendo di se stesso e della post-modernità.

10) Nuit Blanche di Frédéric Jardin

Un ritmo serratissimo dal primo all’ultimo minuto, una forma asfissiante, un girato e un montato grezzi e sporchi ma efficacissimi, una fisicità dolorosa e percepibile, primi piani come cazzotti in faccia e camere a spalla che inseguono forsennate. A suggellare il tutto, una geometria e geografia strabilianti, con un andare e rivenire negli stessi luoghi che ha dell’incredibile. Una perla che lascia senza fiato.