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“Mappe e leggende” di Michael Chabon

di Vanessa Palmiero / 2 maggio

Mappe e leggende – Avventure ai confini della lettura, di Michael Chabon, è un testo composto di sedici saggi che intende evidentemente la letteratura come un viaggio e, di conseguenza, la critica come una mappa. Con uno stile divertente e divertito («Leggo per intrattenimento e scrivo per intrattenere»), l’autore tenta di affrontare la delicatissima questione della qualità letteraria. Che cos’è la letteratura di genere?

Chabon parte dal presupposto che l’intrattenimento si leghi al piacere e che nell’immaginario collettivo questo vincolo abbia assunto un’accezione negativa. L’eventuale presenza di intrattenimento&piacere nell’arte attiva un meccanismo che degrada l’opera: «Le persone intelligenti devono mantenere una certa distanza dai suoi prodotti. Devono maneggiare ciò che le intrattiene con i guanti dell’ironia e con le pinze del postmoderno […] Forse però queste persone serie e intelligenti hanno torto».

Chabon può quindi guidare il lettore attraverso due strade percorribili: o interrogarsi sulla mercificazione dell’arte, ma l’ha già fatto tempo fa Walter Benjamin ed è difficile aggiungere qualcosa all’Opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, oppure analizzare i fattori che hanno influenzato negativamente il concetto di intrattenimento e coglierne le implicazioni. Davanti a questo bivio, l’autore sceglie una terza via: attrarre il lettore nel mondo dello stesso Chabon che si misura con l’essere un critico, ma anche un fan come tanti. Chabon presenta così gli autori e i testi che fanno parte della sua formazione e che arricchiscono di esempi la sua tesi.

La tesi è che la letteratura di genere ha degli ingranaggi consolidati entro cui ingabbiare la storia. Ma la vera letteratura è libera, quindi un’opera nata nel vincolo della regola è un prodotto scadente. Tuttavia abili scrittori, come Conan Doyle, conoscono la regola così bene da poterla rispettare o sovvertire dando vita a dei capolavori che si muovono tra «le terre di confine». Calvino, Borges, Aickman sono come i bricconi mitologici: eroi e mascalzoni che creano scompiglio e spingono a porsi delle domande. Il limite imposto dal genere si dimostra allora il trampolino di lancio verso la libertà. Ecco perché un romanzo per ragazzi, se analizzato nei suoi meccanismi, può essere apprezzato soprattutto in età adulta. Gli editori e i librai però preferiscono dare un’etichetta ben precisa ai libri, occultando «gli scaffali segreti» dove i testi si muovono tra un genere e l’altro.

Il carattere segreto e misterioso di questi testi che si muovono tra i generi si collega all’idea di letteratura come magia, dove il potere della parola dà vita a una storia che è ancora un ammasso informe di possibili intrecci.

Sebbene la tesi sia condivisibile (e a dire il vero già sostenuta da altri predecessori illustri), Chabon evita di soffermarsi sulla questione della letteratura di consumo che probabilmente sarebbe un’antitesi difficile da gestire. L’autore si ritrova così a nobilitare la cultura pop e “bassa” con lo stesso atteggiamento di chi l’ha screditata, cioè senza considerarla nel suo insieme. Ne risulta così che l’idea di paragonare l’esercizio di analisi a uno strumento di guida (una mappa) tradisce quella visione un po’ superata del critico vate che orienta le masse. Peccato.


(Michael Chabon, Mappe e leggende – Avventure ai confini della lettura, trad. di Francesco Graziosi, Indiana, 2013. pp. 252, euro 17,50)