Finalmente i Coldplay tornano a fare quello che sapevano fare

"Everyday Life", l'ultimo album della band di Chris Martin

di / 27 novembre 2019

Come la mettiamo ora con tutti quelli che hanno conosciuto i Coldplay da Viva la Vida and Death ad All of His Friends in poi? Quella band iper-pop, fuochi d’artificio, testi insignificanti e approccio radiofonico/da stadio come unico stilema? Musica svuotata e trasformata in solo divertimento. Che succede ora? Perché Everyday Life è la miglior cosa prodotta dai quattro londinesi da più di dieci anni e si muove su linguaggi non immediati.

Quest’ultimo lavoro, che in realtà è un doppio che si divide in due parti, Sunrise e Sunset, infatti è tra i più variegati e plurali della loro carriera. Gli esordi erano un bellissimo pop che si nutriva degli insegnamenti del brit pop e dei Radiohead, ma non osava mai troppo. Qui convive world music, afrobeat, assoli di corno, gospel, oltre a ballate vere e proprie alla Coldplay. Un delirio, se confrontato a quanto accaduto negli ultimi anni. Certo, il singolone c’è sempre, “Orphans”, ma è un caso unico e tutto sommato funziona.

Già con Ghost Stories, comunque, si intravedeva qualcosa che potesse, se non cancellare un decennio di immondizia, quantomeno ricordare che un tempo i Coldplay erano un gruppo per cui si poteva perdere la testa. Era un minimalismo controllato, un buonissimo album con sprazzi, forse troppi, alla Bon Iver (“Midnight”, per esempio), ma c’era poco coraggio reale.

Poi A Head Full of Dreams ha riproposto gli stessi dogmi stomachevoli del post X&Y e i Coldplay sono tornati a essere I Coldplay  fastidiosi, non ispirati e sostanzialmente inutili se non per il loro profitto.

I Coldplay: o sono furbi, o sono dei mercenari tipo i Muse (cosa che fino a qualche anno fa era più che una supposizione) o semplicemente vivono di enormi alti e bassi, di cui potremo capire l’andamento solo a fine carriera.

Arabesque”, probabilmente il miglior episodio di quest’album, è il caso più lampante e si fa fatica a credere che le persone che hanno scritto questo brano sono le stesse che hanno scritto “Charlie Brown”: trombe jazzy che dialogano con un testo politico, l’assolo di Femi Kuti, figlio di Fela Kuti, e un finale di fiati in un crescendo-vortice. A seguire, un coro non più da stadio, ma liturgico, “When We Need a Friend”, intimo e potentissimo, che chiude il lato A, Sunrise. Ma non è solo questo: prendiamo “Trouble in Town”, di chiara matrice Police? Oppure il commovente intro strumentale “Sunrise”? Il low-fi di “WOTW/POTP”?

Chi scrive ricorda il concerto del 15 Novembre 2005 al Palamalaguti di Bologna. Era il Twisted Logic Tour, la promozione di X&Y. Chi scrive ricorda il timore di quei palloni colorati che a un certo punto vennero tirati tra il pubblico e che si allacciavano a  un modo di fare che, fino ad allora, non era parte dell’immaginario prodotto dai Coldplay. Era il momento in cui veniva a definirsi un pre  e un post nella storia dei Coldplay.

Quindi ritrovarsi  tra le mani, 14 anni dopo,  un album come Everyday Life non può che procurare un’enorme nostalgia: quando Chris Martin, ad esempio, canta così ispirato in “Everyday Life” – una canzone a cavallo tra Parachutes e A Rush of Blood to the Head -, «Am I the future or the history?»,  è difficile non ricollegarsi a “Clocks” e al suo «Am I a part of the cure or am I a part of the disease?». Ma il sentimento provato è anche  di profonda avversione nei confronti di quattro artisti che per troppo tempo hanno messo davanti alla musica altro.

Forse non sono tornati quei Coldplay – o almeno non è tornata la promessa di qualcosa che non sono più stati. Quello che è sicuro è che oggi, nel 2019, siamo di fronte a una sorta di miracolo nel mondo della musica: i Coldplay hanno scritto un bell’album, lontano dalla nauseante accondiscendenza servile  nei confronti del mercato.

Non perdoneremo mai a Chris Martin di essersi tradito, ma possiamo godere oggi di un’ispirazione che sembra ritrovata, sperando che questo non sia un caso e che la loro carriera prosegua su questi binari.

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LA CRITICA

Finalmente, Coldplay. Quando le speranze erano ai minimi storici, i quattri inglesi convincono con un album per nulla banale. “Everyday Life” è senza dubbio il loro miglior lavoro dai tempi di “X&Y”.

VOTO

7/10

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