Materico

C’è chi non ce la fa. Chi proprio non ci riesce, a crescere. E doppiati i quindici anni (con scarto, pure, di un lustro pieno) da quindicenne ancora si comporta. Peggio, da adolescente pretende siano gli altri a comportarsi. Non come gli adulti, quelli sani, che provano ad andare oltre, a vivere; a vivere “nonostante”, se possibile mai “contro”, qualche volta pure “con”.

No, loro no. Loro non ce la fanno. E non devi farcela nemmeno tu. Già non ti consentono d’esser risolutivo (che mai farebbero, senza i problemi? Pretenderai mica si mettano a lavorare o – orrore! – a prendersi cura di qualcuno!); figurarsi, poi, se ti permettono di essere allegro… Non sia mai!

Responsabilmente allegro non è lecito; plumbeo e vano invece sì, quello è perfetto. T’hai da incupì, t’hai da impischellì, t’hai da retroflette sull’egotismo tuo pure te. Te che vedi il sole fuori e pensi “Ma perché?! Perché al buio sul divano e non sul prato?!”; te che vedi il letto e pensi… ci pensi, la pensi soluzione, la credi d’istinto e di mente e invece no. Devi aggrottarti pure te, che all’una hai fame e mangi, di solito, da te, “senza”, e fatte le quattro sbotti: “Hai mal di testa?! E lo credo, abbiam saltato il pranzo!”.

“Materico”. M-a-t-e-r-i-c-o! Così non va. Eh no. Proprio non va: materico no. Devi essere Triste e Solidale. Consociativamente Consolatorio. Orsacchiotto Paziente (Uomo 2.0, di forma e non-sostanza). Virilmente Inutile. Devi farti bocca che tace e mano che seda (più versatile della borsa di gomma e, in più, non va scaldata l’acqua); devi, pena… il più terribile dei castighi del semi-adulto (col resto di cinque) digitale: la cancellazione dagli amici di Facebook!

Versione analogica: “Il pallone è mio: tiro io il rigore o non si gioca più”. Prego, va’ pure… s’è fatto tardi e già ci si annoiava da un pezzo, a dirla tutta: vuoi sempre averla vinta tu, non c’è gusto. Io men torno a mia dimora, che c’ho già di nuovo fame.

Ce ne sapremo fare una ragione, noi materici, di dover patire, per mancata solidarietà masturbatoria nel momento del bisogno, simili affronti. Sapremo consolarci con sole, amplessi e pasti regolari, consumati magari tra di noi che includiamo, invitiamo, per aumentare l’allegria, non per incupire chi ha la sventura d’accettare del fardello grave delle nostre angosce. In fondo è una questione di rispetto, d’igiene dei rapporti umani; e, anche, di cortesia.

“E a chi non poterono carezze e abbracci? Con chi non la spuntarono nemmeno ragione e pragma in congiunzione?”

Beh il ventaglio delle opzioni finisci, regressione dopo regressione, col restringertelo da te, drasticamente… e se uniquique bla bla bla, allora in fondo te le vai a cercare le mestizie, faber!

Attenzione Astro Triste, tutto pose goth e aria “brava” (eppure bella; vitale, almeno quella); fa’ attenzione: “Se fondato sul capriccio / L’avvenire è un bel pasticcio