“Sogni e pietre” di Magdalena Tulli

di / 17 giugno 2010

Un romanzo singolare è Sogni e pietre (Voland, 2010) della scrittrice polacca Magdalena Tulli; ma per essere più precisi e meno generici non si può neppure considerare un vero e proprio romanzo per la mancanza di elementi tipici del genere: trama, personaggi, dialoghi. Sogni e pietre non è un romanzo né un saggio, forse potrebbe essere considerato una sorta di opera filosofica o una storia surreale, di quelle che lasciano a bocca aperta una brillante fantasia, o, meglio ancora, la parafrasi dell’esistenza dalla nascita dei sogni e dei progetti umani fino alla morte dei desideri e all’oscurità senza fine.

La storia è quella della fondazione, della costruzione, della crescita di una città, metaforicamente paragonata ai frutti dell’albero universale, e descritta dalla Tulli, fin dall’inizio, come una qualunque città del pianeta Terra. Nelle prime pagine si ha l’idea della creazione e della fantasia creatrice degli uomini che popolano la città e sono sempre alla ricerca della perfezione, dell’ordine e della giusta forma da affidare alla struttura della città. I cittadini sono ligi ai doveri e trascorrono le loro giornate lavorando ore e ore per tenere nel massimo splendore la loro città che hanno creato dal nulla. Tutto quello che viene fatto possiede una logica e persegue la ricerca della bellezza. Il libro prosegue con la descrizione minuziosa di tutti gli sforzi dei costruttori, figure basilari dell’opera, per la crescita della città fino all’ossessione per lo sviluppo e alla corruzione che segue man mano e al periodo di rovina al quale è destinata. Infatti all’apice della vita inizia il declino che porta alla morte e all’implosione della “macchina” umana.

Nei passaggi che raccontano passo passo l’evoluzione della metropoli ci sono i sogni e le pietre: sogni umani, sogni di gioia e grandezza; e ci sono pietre, le pietre che hanno fondato la città. Sentimenti e razionalità. Sogni. Sonno e veglia, dritto e rovescio. Cambiamenti. Veglia perenne. Perdizione e caos. Rottura. Fine.

Tormentata dalla nostalgia e dal dubbio, ogni notte l’inquieta città dei ricordi espelle alcuni sogni – incantati germogli rampicanti che cercano un sostegno in silenzio e al buio. Ma non trovando nulla tranne altri sogni, creano nodi e cappi, si avviluppano gli uni sugli altri, si uniscono e si biforcano. Ci sono sogni scuri e chiari, ce ne sono di belli e di orribili. Ma la loro chiarezza deriva sempre dall’oscurità, la loro bellezza dall’orrore. Il turbinio di sogni mai recisi dalle cesoie riempie tutto il mondo e si può perfino dire che proprio questo turbinio sia il mondo, e che gli abitanti della città- insieme alle case, ai letti, le coperte, i ricordi, le domande senza risposta- servano solo a che i sogni vengano sognati.

Difficile da raccontare ma tutto da leggere, Sogni e pietre, è un libro sui generis scritto con grande stile e magico, imperdibile.

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