“L’Ultimo Testamento della Sacra Bibbia” di James Frey

di / 21 luglio 2011

«Questo libro è stato scritto con la collaborazione e in seguito ad approfonditi colloqui con i famigliari, gli amici e i seguaci di Ben Zion Avrohom, alias Ben Jones, alias il Profeta, alias il Figlio, alias il Messia, alias il Signore Iddio».

Che James Frey fosse un provocatore irriverente, in grado di sconvolgere i propri lettori a tal punto da stordirli nel vero senso della parola, questo un po’ già lo avevamo intuito, sin dai tempi di In un milione di piccoli pezzi. Con L’Ultimo Testamento della Sacra Bibbia, lo scrittore originario di Cleveland, arriva però a toccare, superandolo, quel limite che in pochi hanno il coraggio e la bravura di oltrepassare, l’impervio confine tra il dicibile e l’indicibile, soprattutto quando si ha a che fare con la religione o le comuni credenze.

Ben Zion Avrohom, alias Ben Jones è un abitante della Grande Mela, della New York post-undici settembre. Compare misteriosamente nella vita delle persone lasciando una traccia indelebile, un senso di pace e di amore senza condizioni. Sopravvissuto ad un terribile incidente inizia il suo percorso mistico. Ben Jones parla con Dio, un dio lontano dalle sordomute entità antropomorfizzate rivelate dai tre  monoteismi storici. Parla con Dio esattamente un istante prima d’essere colto da terribili attacchi epilettici che lo dilaniano senza pietà. Ben Jones fa miracoli, scioglie i nodi emotivi di sconosciuti, semplicemente sussurrando parole d’amore e unendosi fisicamente con chiunque abbia un estremo bisogno d’amore. Ben Jones diventa un perseguitato, dalla legge, dalle chiese, dal suo stesso fratello Jacob, ebreo implacabile convertitosi al cristianesimo. Ma Ben Jones è  anche un pazzo, come tanti che se ne vedono abbandonati per le strade, perduti in misticismi pagani senza ritorno, esuli dalla comune razionalità.

Tredici testimoni come tredici evangelisti raccontano gli ultimi anni di vita di colui che credono essere il nuovo Messia. La narrazione scorre magistralmente di bocca in bocca, tracciando pagina per pagina un disegno comune a tutti i personaggi che nient’altro condividono se non la fortuna di aver conosciuto un individuo tanto speciale.
Ogni capitolo è una testimonianza a sé, ma, al tempo stesso, anche un tassello del medesimo, prezioso mosaico. Frey è superlativo nel mantenere alta la tensione narrativa della storia, nel portarla avanti facendo letteralmente maturare il suo protagonista, accadimento dopo accadimento, dal primo incontro fino all’epilogo. Ben Jones prende consapevolezza di sé insieme al lettore, il quale, coinvolto emotivamente sin dalle prime pagine, assiste alla trasformazione del protagonista lasciandosi centrifugare dal corso degli avvenimenti che si susseguono in maniera funambolica.

Tutto questo fa sì che L’Ultimo Testamento della Sacra Bibbia divenga quasi un magnete, un libro-calamita da cui non ci si riesce proprio a staccare, neppure dopo essere giunti all’ultima pagina: capiterà, infatti, a chi lo leggerà, di continuare a maneggiarlo a lungo, di sfogliarlo ancora un po’, prima di riporlo tra gli altri libri, quasi come se un qualcosa, in apparenza sfuggito alla logica, continuasse a scavare nell’inconscio individuale, nel tentativo di soddisfare quel comune desiderio di verità che Frey ha saputo punzecchiare senza pietà, impudentemente.

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