“Dieci donne” di Marcela Serrano

di / 28 gennaio 2012

Talvolta si leggono libri di una delicatezza tale da rimanerne stupefatti.
La delicatezza alla quale mi riferisco è quella con cui Marcela Serrano racconta e scandaglia nel suo romanzo intitolato Dieci donne (Feltrinelli, 2011) il macrocosmo dell’emotività femminile, generalmente considerata dalla vox populi molto più complessa e sfaccettata di quella maschile.

A narrare la storia, o per l’esattezza le storie ivi contenute, sono Natasha, psicoterapeuta, e nove delle sue pazienti, tutte donne accomunate da un’esistenza difficile che le ha segnate irrimediabilmente, che le ha cambiate, che le ha costrette a convivere con una quotidianità così difficile da spingerle, nei casi più disperati, sull’orlo del baratro.

Rapisce del romanzo la naturalezza con cui la Serrano si muove tra la psiche e la varietà dei sentimenti delle sue creature, dando l’impressione di aver vissuto in prima persona ognuna di quelle esperienze; pagina dopo pagina si attraversano, con rispetto e devozione, le fragilità dell’animo umano e ci si ritrova a compiere, quasi involontariamente, una riflessione sulla propria vita.

La condivisione guarisce dalle ferite. La condivisione isola dalla solitudine. E consola il fatto che, da che il mondo gira, le donne, tutte le donne presenti sulla faccia della Terra, abbiano provato i medesimi sentimenti o affrontato le medesime situazioni. Quando si vivono momenti difficili, spesso si imputa a noi stesse l’incapacità dell’attitudine alla vita; niente di più sbagliato. La vita è un viaggio tortuoso e per alcune di noi lo è ancora di più, ma non si deve mai credere di essere sbagliate o inette. L’esperienza insegna che anche le donne all’apparenza più sicure, serene e appagate, nascondono intimamente una loro, personalissima problematicità, la differenza è che non la esternano, la nascondono ignorandola, anche se prima o poi saranno costrette a guardarla negli occhi. Anche questa tipologia di donne rientra nel gruppo delle pazienti di Natasha: donne di ogni estrazione sociale, giovani, mature, anziane, donne nelle quali è possibile specchiarsi e ritrovarsi.

Leggere il libro della Serrano fa bene, è un’iniezione di linfa vitale e di autostima, è un romanzo nella cui lettura ci si immerge totalmente senza mai perdere il senso della realtà, una cassa di risonanza interiore che pulsa di tutto il nostro essere: «A ciascuna le sue ossessioni. La mia è questa: ne ho pieni i coglioni di come le donne fanno di tutto pur di avere il loro uomo accanto. Gli uomini non sono atro che un oggetto simbolico e, credetemi, possiamo vivere anche senza un’icona del genere. D’accordo, un simbolo diventa tale per ragioni ataviche, di rappresentazione, e si può insistere sul suo valore metaforico o allegorico. Però mi rifiuto di essere complice. Mi angoscia vedere tutte queste donne che si svenano per non restare sole. Chi l’ha detto che essere single è una tragedia?»


(Marcela Serrano, Dieci donne, trad. di Michela Finassi Parolo e Tiziana Gibilisco, Feltrinelli, 2011, pp. 285, euro 18)

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