“Niente da nascondere” di Alessio Belli

di / 29 marzo 2012

Versi storpi «in rime sparse», parole volutamente cacofoniche ripetute come mantra per esorcizzare, è proprio il caso di dirlo, il «male di vivere», rime baciate e assonanze improvvise capaci di ferire, offendere, punire. Alessio Belli non ha paura di denudarsi e lo mette subito in chiaro, sin dal titolo della sua raccolta di poesie: Niente da nascondere (Edizioni della Sera, 2012). Perché se è vero che ormai sono in molti, troppi, quelli che pensano di poter scrivere di sé in versi, celandosi dietro orpelli stilistici e sterili sintagmi, pochi sono coloro che veramente si tolgono la maschera mettendo a nudo il proprio terrore, la propria (dis-)umanità, senza finzioni.

E non sbaglia certamente Andrea Viviani, quando nella prefazione coglie quello che è forse il senso più profondo della silloge: «Sarà bene intenderci subito: siamo ben lontani, con Alessio Belli, dall’idillio mistico. Le sue sono illuminazioni che gettano luce, è vero, ma su di un dolore che è consapevolezza prima ancora che necessità. È luce, come quella del Merisi, che disvela e non salva».

Illuminazioni sì, ma cupe, ossessive, a tratti persino macabre. Come quando si pensa alla fine di un impero: certo non lo si può chiamare fulgore quel giallino che sta a metà tra il ricordo e la rivelazione. E Alessio Belli fa proprio questo: ricorda («Passano gli ultimi bagliori / del periodo a sorvegliare / il sonno e il suo testimone. / Nemmeno prossimi alla fine si riesce a scrivere comodi;») e rivela («Senza vetri negli occhi / ho visto Dio tratteggiato / tra le nuvole.»), decodificando le rovine di un mondo in disfacimento («Il primo segnale furono / i cani randagi sulla Laurentina. / Il miasma grigio delle fabbriche / condensato nelle nuvole viola.»).

Che poi sia un testimone fedele e acuto o solamente un folle visionario questo starà a voi stabilirlo, dipenderà dalla vostra sensibilità e dal grado di intimità che sarete disposti a concedere ai suoi versi. Di sicuro lui per voi non si è risparmiato: «Soffrirci sopra non migliora. / Fortunatamente / per i miei due cuori basti tu.»
(Alessio Belli, Niente da nascondere, Edizioni della Sera, 2012, pp. 70, euro 10)

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