“George Harrison – Living in the Material World” di Martin Scorsese

di / 21 maggio 2012

Questo documentario è un gesto d’amore. Una dedica esplicita di Scorsese verso il rock, verso George Harrison. E così, approfittando di vivere tutti nello stesso mondo materiale, ci lasciamo accompagnare da quest’ultima esile figura che tanto ha detto e lasciato al mondo, non solo grazie alla musica.

Recentemente uscito solo per un giorno in cento sale italiane, il documentario sulla vita del chitarrista dei Beatles era già stato mandato in onda sulla tv britannica qualche mese fa, riscuotendo plausi e consensi unanimi. Martin Scorsese era la firma d’autore migliore per rendere omaggio a questo personaggio; già sue infatti alcune opere dedicate a mostri sacri della musica contemporanea e al blues, in cui trapela non solo la dedizione e la cura nella ricerca e nell’elaborazione del materiale, ma anche, e soprattutto, una sfrenata passione ed empatia con i personaggi trattati. Due nomi su tutti: No Direction Home su Bob Dylan e The Blues, l’anima di un uomo.

Ora, per chi ignorasse la storia e il percorso umano del chitarrista di Liverpool, il documentario è un ottimo modo per conoscere la biografia ricca di eventi memorabili: dalla militanza nella più grande band di sempre, al concerto per il Bangladesh (primo live a scopo benefico mai organizzato), ai successi da solista, passando per le tante amicizie e incontri vissuti nell’arco dei cinquantotto anni di vita terrena. Però, credo che il sunto e l’essenza dell’opera non sia tanto la solita biografia – cosa mai fatta da Scorsese – quanto più il concentrarsi sull’aspetto basilare della vita di Harrison; la sua ricerca di un “Oltre”, della verità e della pace spirituale. Da qui il nome del lavoro, richiamo al grande disco omonimo del 1973. Se si ha ben chiaro tale intento, il resto viene da sé, ed è veramente difficile non emozionarsi in alcuni tratti. È difficile anche per i protagonisti chiamati in causa: Eric Clapton, McCartney & Ringo Starr, Phil Spector, Terry Gilliam, la moglie Olivia, il figlio Dhani e molti altri. Ognuno di loro sottolinea la fragilità, la complessità e la profondità di Harrison, l’atteggiamento con cui accompagnava e si prendeva cura delle persone che amava e soprattutto la dedizione nel seguire il percorso spirituale intrapreso dopo e durante i tanti viaggi in India, sotto l’egida di Ravi Shankar.

Tante le perle del documentario; dagli inediti filmati casalinghi, alle preziose testimonianze private – quella finale di Ringo Starr su tutte –, ai tanti retroscena con cui l’ex Beatles ha reagito in tanti momenti davvero unici dalla sua vita materiale (dall’omicidio di Lennon al suo attento), conclusasi con serenità “illuminata” nella villa dell’amico Ringo nel 2001.

L’opera ha una struttura circolare; la scena dell’inizio è la medesima del finale. Una scena impossibile da descrivere a parole, poiché di un altro mondo. Il vero Mondo di George Harrison.

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