[Amarcord] “Lisbon Story” di Wim Wenders

di / 6 giugno 2012

Lisbon Story è un film fatto d’immagini, di suoni, di sensazioni perdute e ritrovate. La trama è semplice: Philip Winter riceve dall’amico regista Friedrich Monroe una cartolina con un invito a sonorizzare il film che sta girando su Lisbona. Arrivato in Portogallo, dopo varie disavventure, giunge finalmente nell’appartamento del suo amico ma lui è scomparso. Prende possesso della casa, dorme nella sua stanza e comincia a familiarizzare con la città mettendosi sulle tracce del suo collega. Lisbon Story è la summa del cinema wendersiano, dove l’immagine cattura un attimo conservandolo – magistrale, in tal senso, il monologo di Manoel De Oliveira –, e una riflessione importante sul vedere, sulla ricerca dell’essenza delle cose. Non c’è nulla di nuovo, se non l’ambientazione più mediterranea e calda. Lisbona viene raccontata proprio attraverso la sua luce, gli odori, i rumori e non attraverso una trama, quindi una mediazione. La bellezza del cinema meditativo di Wenders sta proprio nel suo continuo work in progress, risiede addirittura nei suoi fallimenti, nei tentativi mancati. Lisbon Story è il suo capolavoro, per qualcuno “il suo testamento”. Sicuramente riesce a far vedere allo spettatore quel che di Lisbona non si può vedere. Per questo è un film sublime, perché oltrepassa la pellicola, racconta più di quello che mostra. Poi c’è il viaggio, un’esperienza per arricchirsi, un confronto continuo con la gente, con paesaggi interiori ed esteriori. Lisbona, infatti, come ogni città, riflette la vita del suo popolo e Winter non può fare altro che transitare, entrare in quella dimensione divenendo un tutt’uno con le strade, le piazze, i vicoli, il mare. Il cambiamento, della storia, del carattere, di uno stato d’animo, viene dettato dall’incontro, nel caso di Lisbon Story con un ragazzo e con Teresa Salgueiro dei Madredeus. Winter comincia a perdersi, infatti, dal momento in cui, di lontano, sente le note di “Guitarra”dei Madredeus, che stanno provando in una stanza attigua. Insegue la musica e si ritrova in una stanza semibuia ad ascoltare l’incanto di quei suoni, di quella voce. È il suo primo contatto vero con Lisbona, che lo condurrà in un viaggio unico, e il regista rispetta quel momento immergendo lo spettatore in un’esperienza totale d’ascolto.


(Lisbon Story, regia di Wim Wenders, 1995, commedia, 105’)

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