“Il Mistero del Mare” di Bram Stoker

di / 11 ottobre 2012

È molto probabile che per la maggior parte di noi il nome di Bram Stoker sia inevitabilmente legato a quella che all’unanimità è considerata la sua opera più famosa, Dracula, del 1897, testo che ispirò l’altrettanto famosa pellicola muta del 1922, Nosferatu, e tutta un’altra lunga serie di opere e film (non ultimo dei quali Dracula di Francis Ford Coppola del 1992).

Offuscate e relegate al semi-oblio dalla fama ingombrante e dalla popolarità immortale di quella sua prima creatura, nel centenario dalla scomparsa dello scrittore irlandese le restanti opere gridano vendetta, cosicché, finalmente, la platea può conoscere e leggere Il Mistero del Mare (Nutrimenti 2012), finora rimasto inedito in Italia. Pubblicato nel 1902 dapprima negli Stati Uniti e poi in Inghilterra, questo romanzo nasconde in controluce più di un tratto estremamente interessante.

Prima di parlare di trama e caratteristiche di stile, argomenti che sbiadiscono flosci dinanzi ad aspetti ben più salienti, non posso non accennare al fascino che questo libro emana a partire dal clima storico-culturale nel quale venne concepito e di cui si sostanzia in maniera inequivocabile.

Credo di poter affermare con tranquillità che nel mondo delle lettere poche altre attività ammalino quanto lo “studio” di come un genere letterario interpreti la storia e l’uomo, di quanto possa rappresentarne la voce più argentina, l’analisi più scientifica, la radiografia più infallibile. Il romanzo di per sé è l’esempio più classico di questo assunto. Ripudiato fin dall’antichità e per secoli tenuto ai margini dell’alveo dei grandi e medi e piccoli generi letterari, eccezion fatta per personalità decisamente eccentriche e fuori dal comune, esso incarnerà per anni la volgarità e la bassezza. Eppure, quando nella società occidentale inizieranno a farsi strada imponenti cambiamenti e un assetto in piedi da secoli immemori comincerà a vacillare, ecco che sarà proprio questo genere a rappresentare lo strumento più adeguato ed efficace non solo per carpire l’attenzione di un pubblico sempre meno elitario (il futuro mercato) ma anche per dare voce a quel disagio profondo da cui scaturirà la letteratura modernamente intesa. Quale suolo migliore per sbocciare se non la moderna veloce industrializzata e borghese Inghilterra? Per onore di cronaca bisogna precisare, e mi scuso per la frettolosa anamnesi, che la sua prima comparsa questo genere la fece in Spagna, con il romanzo picaresco e soprattutto con quel testo fantastico che è il Don Chisciotte, e altre piccole apparizioni vi saranno anche in Francia, ma con ben altri intenti e diversi orizzonti. Proprio in Inghilterra invece nasce e si diffonde su larga scala, a partire dalla seconda metà del Settecento, quello che verrà poi detto romanzo nero, o gotico, intriso di uno spiccato gusto per l’orrido e il tenebroso, con le sue atmosfere cupe e terrificanti, sintomo non solo di un particolare gusto del momento, ma principalmente di tutto ciò che di spaventoso e tetro si agitava nell’anima europea, e soprattutto in Inghilterra, dove erano in atto trasformazioni grandiose che generavano altrettante terribili tensioni. Nel romanzo finisce col confluire così quel carico abnorme di smarrimento e angoscia nato dinanzi all’effetto di grandi rivoluzioni, politiche, sociali e industriali, che sgretolavano un assetto materiale e spirituale durato per secoli. Questa profonda crisi indusse ad abbandonare le grandi impalcature della ragione, in cui fino ad allora erano state comodamente sistemate tutte le manifestazioni del reale, per intraprendere la ben più tortuosa esplorazione delle zone oscure della coscienza, dove si agitano gli impulsi più inquietanti. Una parentesi a parte meriterebbe tutto il discorso sulla nascita e lo sviluppo, sempre sul suolo inglese, di un altro genere narrativo di enorme successo, ovvero il romanzo storico, con il suo iniziatore più famoso, Walter Scott, vera “vecchia volpe” della letteratura, che per primo intuì gli ingredienti per poter ammaliare un vasto pubblico e al quale noi italiani siamo in fin dei conti debitori, poiché a lui in particolare il nostro Manzoni si ispirò per importare il genere anche in Italia (dove, dimostrando un impressionante ma classico ritardo, a esso ancora si guardava con estrema diffidenza e disistima).

Tornando al Neogotico, iniziatore ne fu Horace Walpole con Il castello di Otranto del 1764 (curioso è che l’Italia, nell’immaginario inglese, rappresentava il paese esotico per eccellenza, zeppo di foschi intrighi e crudeli delitti), altra grande rappresentante fu Ann Radcliffe, con romanzi fondati sulla persecuzione di dolci fanciulle da parte di uomini malvagi, fino ad arrivare ai grandi capolavori del genere, oramai innalzato di livello, come Frankenstein di Mary Shelley (1817) e i picchi assoluti raggiunti con Edgar Allan Poe in America. A fine secolo tuttavia il genere non smette di offrire campioni interessanti, e arriviamo alle opere del nostro Bram Soker: non solo Dracula però, come abbiamo già detto.

Ne Il Mistero del Mare confluisce appieno l’atmosfera che abbiamo sin qui descritto, ma una caratteristica mi pare importante sottolineare, ovvero la fusione che in esso l’autore attua tra fiducia nella modernità, nella scienza, nelle capacità umane, e fascinazione per tutto ciò che è ignoto, inconscio, soprannaturale: siamo oramai agli inizi del Novecento, è entrato in crisi il Positivismo e un certo Freud da qualche anno ha, sconcertando il perbenismo europeo, teorizzato la pscicanalisi e con essa dimostrato come esista in noi, in una zona estremamente profonda di noi, un mondo sconosciuto di forze oscure. Di questo clima si sostanzia la nostra opera.

Il Mistero del Mare racconta le vicende legate al giovane e aitante avvocato Archibald Hunter a partire dal momento in cui decide di trasferirsi nel villaggio di Cruden Bay. Qui, tra un’occupazione e l’altra, ben presto si imbatte in un pittoresco quanto inquietante personaggio, Gormala, una vecchia zingara di lingua gaelica e dai modi alteri che gli dichiara di possedere, come lui, il dono della preveggenza. Il giovane, infatti, messo piede in questa nuova terra, continua ad avere terribili visioni di morte che puntualmente si avverano. Tra lo spavento e la diffidenza tipica dell’homo logicus di cui è il rappresentante tipico, Archie apprende dalla donna anche una sinistra profezia che lo riguarderebbe, chiave fondamentale per scoprire un inquietante mistero. Dopo una serie di episodi/visioni che confermano le parole della onnipresente Gormala, il giovane scopre, in un vecchio cimelio acquistato “per caso” a un’asta, dei fogli risalenti al XVI secolo recanti un antichissimo codice cifrato. Nel frattempo, a questa vicenda si intreccia l’incontro avvenuto fra il protagonista e l’avventurosa giovane americana Marjory Drake, altro tassello fondamentale del mistero che Hunter si trova a dover sbrogliare. Spinto dal suo incitamento, Archie, crittografo oltre che avvocato, riesce a decifrare il messaggio contenuto nelle carte scoprendo che vi si parla di un antichissimo tesoro nascosto dall’Invincibile Armata secoli prima, nel 1587, durante il tentativo di attacco della Spagna di Filippo II ai danni dell’Inghilterra. Il caso diventa sempre meno casuale, poiché presto si scoprirà che la bella Marjory altri non è che una discendente diretta di quel Francis Drake che salvò l’Inghilterra proprio dall’Invincibile Armata. Altri casi e altri personaggi interverranno a infittire la trama di questo libro fino allo scioglimento finale, da notare però soprattutto l’elemento tipico della prosa di Stoker, che ha mutuato e mantenuto fin dai tempi di Dracula, ovvero quella suspense, quello stato di inquietudine caratteristico del genere neogotico che l’autore riesce a creare, ad esempio, descrivendo il tenebroso castello di Crom e le sue segrete o che nasce di fronte alla macabra descrizione della processione di anime, figure spettrali spaventose, appartenute agli innumerevoli morti mietuti dai terribili scogli presenti di fronte alla sua abitazione, gli Skares.

Un libro insomma tutto da scoprire, o meglio da riscoprire, esempio di una prosa fluida e chiara a cui forse oggi non siamo più abituati, testimone anche di un clima e di modi di vita che, a poco più di un secolo di distanza, sembrano trascorsi anni luce fa.

 

(Bram Stoker, Il Mistero del Mare, trad. di Mirko Zilahi de’ Gyurgyokai, Nutrimenti, 2012, pp. 464, euro 19,50)

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