“Critical Mass. Noi siamo il traffico” a cura di Chris Carlsson, Lisaruth Elliott, Adriana Camarena

di / 7 gennaio 2013

Come tutte le cose sotto il sole, anche il movimento dell’uomo ha una storia. Conquistare lo spazio, attraversarlo, scoprirlo – soprattutto – sono azioni che compiamo ogni giorno, sia per salire su un autobus per andare al lavoro, sia per partire verso un viaggio nello spazio.

Ma è per le strade, quello spazio sul quale affaccia ogni nostra finestra, che appare inequivocabile la magnificenza del moto perpetuo di noi tutti. Tracciarne i profili e raccontarne la storia mostra di pari passo un’altra costante caratteristica dell’uomo: il cambiamento. Stanchi di selle, bighe e carrozze, in preda alla necessità di compiere passi più grandi, l’evoluzionismo scientifico ha creato sempre nuovi modi di muoversi che man mano hanno modificato ciò che vediamo al di fuori di quella finestra. Tuttavia, “cambiamento” non significa soltanto che la nostra realtà si apre a qualcosa di nuovo. Spesso uno dei modi principali di vivere il cambiamento è ricodificando vecchi significanti con nuovi significati, ed è questa una delle caratteristiche che si avvicinano di più a quello che è la bicicletta oggi.

Se la figura della ruota resta nella nostra storia di esseri umani tra le più grandi rivoluzioni, perché allora ci scandalizziamo tanto se in fila al semaforo ve ne troviamo due? Forse perché oggi, appunto, imbattersi in un tranquillo ciclista che usa la bicicletta per andare a prendere il figlio a scuola è qualcosa che ha in sé un significato nuovo di cui ci eravamo probabilmente dimenticati a causa dei troppi clacson e dell’abitudine. La realtà sembra però voler come al solito aggiungere qualcosa in più alla nostra concezione di “normalità”, figuriamoci a quella di “movimento”.

Ed ecco che allora se guardiamo con maggiore attenzione fuori dalla consueta finestra, possiamo renderci conto che quell’eterogeneo spettacolo che è il movimento si va sempre di più arricchendo di un fattore nuovo quanto antico: il muoversi in bicicletta, che fino a qualche tempo fa poteva rappresentare un aspetto tipico di alcune culture e luoghi, diventa sempre più una scelta di massa, una massa che comincia a rivendicare il diritto di questa scelta e lo fa pedalando contro un modo di vivere la città rinchiuso nella consuetudine delle logiche alienanti simboleggiate dall’ingorgo stradale, dove ognuno è nessuno se non una targa o un modello d’auto. Partendo da San Francisco e arrivando a Roma, Shanghai, fino in Palestina, invece, sono ormai vent’anni che si diffondono per il mondo nuove idee nate dal basso per riappropriarsi dello spazio urbano, ormai colonia dei mezzi a motore, unendo a questo il piacere di essere produttori del proprio moto. Creando nuovi e insoliti ingorghi, per le strade incontriamo chi ha lavorato su quelle idee che hanno plasmato e portato ovunque iniziative come Critical Mass, Ciemmona, Critichella e tante altre che a livello planetario rappresentano il manifestarsi di un movimento che ripensa il movimento.

E Critical Mass. Noi siamo il traffico è proprio questo; il pensiero vivo che invade le pagine così come invade le strade, per voler lasciare una traccia e continuare un percorso sempre più consapevole ed estenderlo a chi non ha ripreso ancora a pedalare. È il tentativo di raccontare, come fa un racconto, e inscrivere, nella storia, la storia di un movimento senza il bisogno di rivendicare principalmente un pensiero politico, perché si rivendica prima di tutto il diritto a essere ciò che si vuole, chi si vuole e, soprattutto, su due ruote.

La bicicletta diventa nei nostri giorni un luogo fisico, rigido, e non liquido o sfuggente; un luogo di affermazione del sé e una piattaforma di scambio al tempo stesso. Così i racconti/saggi o reportage di Critical Mass disegnano la storia di come sta cambiando il significato della bicicletta nel mondo contemporaneo e di come sia anche il mondo a cambiare in relazione a quello che dentro di sé muta. Una testimonianza di come insieme alla bicicletta cambiano i luoghi, cambiano le idee, cambia il modo di rapportarsi tra gente diversa che sceglie di uscire fuori dai gusci di metallo delle auto per fare dei propri corpi i gusci della propria persona.

Ripercorrendo le tappe di un movimento nato da poco più di qualche ruota sparsa per il mondo, leggendo, arriviamo a capire i motivi e le idee di quelle masse che incontriamo sempre più spesso nelle nostre strade, scopriamo le alternative possibili che potremmo darci e, di pari passo, una realtà che da sotterranea si fa sempre più terrena, perché è fatta di persone. Pur cambiando nome a seconda del luogo in cui siamo, non possiamo non accorgerci allora che quella massa critica che sta modificando il suo modo di pensare esiste, pedala ogni giorno insieme a noi e ha il gigante suono di milioni di campanellini.

(Critical Mass. Noi siamo il traffico. A cura di Chris Carlsson, Lisaruth Elliott, Adriana Camarena, Edizioni Memori, pp. 256, euro 15)

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