“Les revenants” di Fabrice Gobert

di / 13 febbraio 2013

[Attenzione, questo articolo contiene spoiler su una serie inedita in Italia]

Nel 1990 David Lynch portava sugli schermi televisivi di tutto il mondo Twin Peaks, una serie destinata a sconvolgere tutti gli spettatori e a diventare un riferimento assoluto per il suo genere e non solo. Negli anni tante, troppe volte show provenienti da tutto il mondo sono stati marchiati forse con esagerato anticipo come suoi eredi o possibili capolavori pronti a viaggiare sullo stesso binario. Verso la fine del 2012 in Francia è toccato a Les Revenants, adattamento televisivo dell’omonimo film del 2004 arrivato in Europa col nome di They Came Back.

La pellicola – mostrata anche al festival del cinema di Venezia – potrebbe apparire come un titolo in più nell’immensa lista dei film sugli zombie. Tuttavia l’idea, al cinema come in televisione, ha il sapore della novità, di qualcosa di ancora non sfruttato fino allo sfinimento. In questo caso non viene presentato alcun virus, non ci si trova di fronte ad alcuna minaccia planetaria: adesso i morti tornano in vita apparentemente dal nulla, senza alcuna ragione specifica spiegata all’inizio. Il loro unico desiderio? Riprendere le proprie vite da dove le avevano lasciate due, quattro, sette o magari anche trenta anni prima.

Tra loro una giovane studentessa vittima di un incidente stradale durante una gita in pullman in cui è morta un’intera scolaresca (evento che ha scosso ovviamente tutta la comunità), un ragazzo venuto meno il giorno del suo matrimonio, ma anche un serial killer scomparso oltre sette anni prima.

Ecco il primo punto di contatto tra Les Revenants e il capolavoro di Lynch: puntata dopo puntata, tante storie si incroceranno tra di loro e molti abitanti si troveranno relazionati uno all’altro per le ragioni più disparate, creando un unico immenso filo che sembra tenere unito tutto il paese. Già Twin Peaks aveva in questo uno dei suoi punti di forza, rendendo quasi protagonista ogni personaggio venisse presentato, tutti proprietari di un segreto da nascondere e membri attivi della storia. La situazione assume contorni sempre più inquietanti quando, dal momento in cui i morti tornano tra i vivi, fenomeni inspiegabili cominciano ad accompagnare la pacifica esistenza del paesino. Il livello dell’acqua della diga inizia a scendere inesorabilmente senza spiegazioni scientifiche, continui black-out affliggono l’intero centro abitato, strani segni e cicatrici appaiono sui corpi di alcuni cittadini e inspiegabili suicidi prendono piede non solo tra le persone ma anche tra gli animali.

Il paragone con il capolavoro di Lynch anche in questo caso potrebbe essere azzardato. Non credo vada sottolineato come anche Les Revenants rimanga relativamente lontano dalle atmosfere e dalle emozioni incontrate ormai più di venti anni fa. Sarebbe però ingiusto bollarlo come solito tentativo di imitazione: i francesi hanno mostrato grande interesse per questo genere, regalando al pubblico almeno un nuovo punto di vista su un tema trito e ritrito, oltre a un lavoro sicuramente fuori dal coro per questo periodo. Tante serie hanno cercato il successo, a volte trovandolo, investendo somme ingenti per presentare produzioni di grandissimo impatto visivo, ricche magari di effetti speciali, o azzardando storie il più vicino possibile all’inverosimile. Canal+, la rete che ha mandato in onda lo show, ha dimostrato quanto un progetto valido possa trasformarsi in successo concentrandosi sugli intrecci tra i personaggi e lo sviluppo di una trama indubbiamente interessante senza fare necessariamente affidamento su investimenti faraonici.

Se una parte del pubblico sicuramente resta sempre affascinata da un bel bombardamento di effetti speciali e vibrante azione, rimango dell’idea che un’altra grande parte sia ancora interessata a prodotti validi al di là di quanto offre la superficie e cercando semplicemente “qualcosa di più”. Les Revenants si può definire una delle serie più interessanti tra tutte quelle presentate come eredi di Twin Peaks, e rimane un peccato pensare che forse potrebbe vedere un doppiaggio inglese nei prossimi tempi ma che, a oggi, sembra quasi impensabile vederla in Italia. In patria ha comunque riscosso un grandissimo successo, e la seconda serie andrà verosimilmente in onda nel 2014.

A nostro parere, un piccolo capolavoro in otto episodi, forse un po’ troppo di nicchia, almeno a livello europeo, ma da non perdere.
 

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